2011

Perché il mondo è tale che il mio spazzaneve sia così bello? (*)

Simone Bertoli

Perché il mondo è tale che il mio spazzaneve sia così bello? Questa è la domanda con cui Lant Pritchett, dell'Università di Harvard, ha aperto il suo intervento alla Terza Conferenza su Migrazione e Sviluppo organizzata a Parigi dalla Banca Mondiale. L'interrogativo, che si accompagnava ad una foto dello stesso Pritchett intento a liberare dalla neve il marciapiede davanti casa, è servita per introdurre il pubblico al tema della relazione fra innovazione tecnologica e restrizioni legali alla migrazione.

La tesi avanzata da Lant Pritchett è che le barriere alla migrazione di lavoratori non qualificati provenienti da paesi a basso reddito introducono delle distorsioni nella ricerca e nell'innovazione tecnologica.

Questa tesi parte dalla semplice constatazione che esistono una molteplicità di tecniche - che differiscono rispetto all'intensità di utilizzo di capitale e lavoro - per produrre beni e servizi, come il preparare del cibo, il lavare i panni o il tagliare l'erba di un prato. Oltre alle diversità delle tecniche, gli stessi beni o servizi possono essere autoprodotti dal consumatore, oppure acquistati tramite una transazione di mercato. La foto presentata in apertura dell'intervento rappresenta un esempio di autoproduzione di un servizio - lo spazzare la neve - realizzata con un forte impiego di capitale, ovvero di una sofisticata e perciò costosa macchina spazzaneve.

Perché il medesimo servizio non viene, invece, acquistato dal mercato e realizzato con tecniche meno intensive nell'impiego del capitale? La risposta offerta da Pritchett risiede nelle distorsioni dei prezzi dei fattori, lavoro e capitale, generate dalle restrizioni alla migrazione di lavoratori non qualificati.

Paesi a diversi livelli di reddito sono caratterizzati da enormi differenze nel salario di lavoratori con il medesimo livello di qualifiche - il così detto place premium analizzato in un articolo presentato da Michael Clemens del Centre for Global Development nella stessa conferenza. L'esistenza di barriere alla migrazione limita l'offerta di mano d'opera non qualificata nei paesi ad alto reddito, creando così un incentivo all'autoproduzione di una varietà di servizi, utilizzando tecniche intensive di capitale per ridurre il tempo necessario per compiere una determinata attività.

Quali sono le conseguenze ultime delle politiche migratorie restrittive adottate dai paesi di destinazione? La migrazione, come sostenuto da Pritchett nel libro Let Their People Come, rappresenta uno strumento estremamente efficace per combattere la povertà nei paesi a basso reddito, data l'ampiezza dei differenziali salariali e il trasferimento di una parte del place premium ottenuto dai migranti verso i propri paesi d'origine. Le barriere imposte ai flussi migratori contribuiscono a mantenere artificialmente bassa la domanda per i lavoratori non qualificati, comprimendo anche i già bassi salari nei paesi di origine.

Inoltre, il secondo effetto prodotto dalle restrizioni alla migrazione, è quello di distorcere gli incentivi che guidano le attività di ricerca e innovazione. Queste sono concentrate quasi esclusivamente nei paesi ad alto reddito, e rispondono alle esigenze di consumo degli individui residenti in tali paesi. Secondo Pritchett, le barriere alla migrazione indirizzano la ricerca verso lo sviluppo di macchine che rendano maggiormente agevole l'autoproduzione da parte dei consumatori di beni e servizi che sarebbero, altrimenti, forniti dal mercato con tecniche intensive di lavoro. Queste attività di ricerca non sarebbero profittevoli in presenza di una maggiore apertura all'immigrazione, che muterebbe i prezzi relativi dei fattori produttivi, rendendo non remunerativo lo sviluppo di nuove tecniche produttive maggiormente intensive di capitale. Dato che la capacità di innovare non è illimitata, le barriere alla migrazione distolgono risorse intellettuali dal perseguire attività più importanti rispetto allo sviluppo di un ancor più sofisticato spazzaneve o tagliaerba.

La distorsione all'attività di ricerca e sviluppo indotta dalle politiche migratorie restrittive si ripercuote, inoltre, in modo negativo anche sui paesi a basso livello di reddito dato che le nuove tecniche produttive tendono a diffondersi oltre il luogo in cui sono state ideate - l'effetto di blow back. Per questo, si possono trovare lavatrici e asciugatrici elettriche anche in una casa di Nuova Delhi, che portano ad una compressione della domanda locale dei lavoratori che hanno tradizionalmente svolto il lavoro di lavandai. E questo rafforza l'effetto negativo delle restrizioni alla migrazione sui salari dei lavoratori non qualificati, e dunque sulla povertà.

La tesi avanzata da Lant Pritchett è certamente affascinante, ma è soggetta ad alcune critiche. In primo luogo, la tesi non è esente da echi luddisti, dato l'accento che viene posto sul ruolo rivestito dalle macchine nel limitare la domanda di lavoro. Dato che la povertà è la conseguenza della scarsa domanda di lavoro, sarebbe desiderabile - così viene argomentato - limitare lo sviluppo di nuove macchine per consentire un incremento dei salari. Naturalmente, si può obiettare che la preoccupazione di Pritchett non è legata al progresso tecnico in quanto tale, ma solo a quella parte che è indotta dalla distorsioni nei prezzi dei fattori artificialmente indotte dalle politiche migratorie.

In secondo luogo - come sollevato da Hillel Rapoport dell'Università di Harvard - l'idea che una maggiore apertura all'immigrazione possa avere conseguenze rilevanti per il processo di ricerca e sviluppo si basa implicitamente su un'ipotesi cruciale: che l'immigrazione porti ad un sostanziale calo dei salari. Se così non fosse, non si modificherebbero gli incentivi alla conduzione dell'attività di ricerca. Ma l'evidenza empirica mostra che l'impatto dell'immigrazione sui salari è modesto o nullo; se l'immigrazione - su scala ben più ampia di quella attuale - dovesse effettivamente portare ad un significativo abbassamento dei lavoratori non qualificati, è lecito domandarsi quale supporto politico potrebbe avere.

Questa obiezione pone davanti ad un dubbio di fondo rispetto alla tesi di Pritchett: l'apertura all'immigrazione potrebbe avere un ampio supporto politico solo se i suoi effetti sui salari non fossero tali da influenzare l'attività di ricerca e sviluppo. Un ampio impatto negativo sui salari, necessario per dare corpo alla tesi di Pritchett, precluderebbe sul nascere il formarsi del consenso politico necessario ad una maggiore apertura nei confronti dell'immigrazione.


*. Nota su Why is the World such that my Snow Blower is so Cool?, intervento di Lant Pritchett alla Terza Conferenza su Migrazione e Sviluppo, organizzata dall'Agenzia Francese di Sviluppo e dalla Banca Mondiale, Parigi, 10-11 Settembre 2010.