Il sorgere dell'India come grande potenza e la sua proiezione sull'esterno
Realtà, miti e immagini

a cura di Lisa Caputo

The following papers are the selected proceedings of the conference "Il sorgere dell'India come grande potenza e la sua proiezione sull'esterno: realtà, miti e immagini", held in Rome on June 12-13, 2008, and organised by Italindia, an association for the study of southern Asia which has been promoting the knowledge of India in Italy for years.

Le relazioni che seguono sono una selezione dei lavori del convegno "Il sorgere dell'India come grande potenza e la sua proiezione sull'esterno: realtà, miti e immagini", tenutosi a Roma il 12 e 13 giugno del 2008 e organizzato da Italindia, associazione rivolta allo studio dell'Asia Meridionale e da anni attiva nella promozione della conoscenza dell'India nel nostro paese.

L'approccio specialistico, ma non per questo di difficile comprensione, nonché la prospettiva interdisciplinare delle relazioni, riunite sotto il titolo generale de "Il sorgere dell'India come grande potenza e la sua proiezione sull'esterno: realtà, miti e immagini", hanno fatto sì che si riuscisse a dare del Paese una visione ben più complessa - e, perciò, più vicina alla realtà - di quanto normalmente non si faccia nelle discussioni sul tema. La suddivisione delle relazioni in cinque sessioni di lavoro ha permesso di organizzare per aree tematiche le molteplici "visioni" del "pianeta India", per darne un'idea il più possibile completa, tanto più necessaria in questo periodo, durante il quale il Paese è in auge nella nostra stampa solo in virtù del "miracolo economico" che lo vede protagonista. Sembra infatti che un'esigenza avvertita da più parti, nell'ambito degli studi sul Subcontinente, sia quella di superare i clichés su cui troppo spesso si basano le idee comunemente circolanti a proposito dell'India. Si tratta in sostanza di trovare un modo per passare oltre alle visioni "bidimensionalizzanti", siano esse di orientalistica memoria - la spiritualità tipica dell'Est, con tanto di vacche sacre, santoni e povertà -, o legate al compiacimento di un certo economicismo - la nuova, tecnologica shining India.

Le cinque sessioni in cui si è articolato il convegno riguardavano le relazioni dell'India con il mondo esterno (e qui rientrano i testi di Carbonari e Casolari), la dimensione socio-culturale (Cisilin), la dimensione economica, percezione e auto-percezione (Consolaro), la dimensione giuridica (Francavilla) e la dimensione di genere. Data l'ampiezza e la varietà dei temi trattati, le prospettive variano notevolmente. Alcune relazioni hanno origine da un bisogno pratico di analisi - conoscere per "combattere" o prevenire - altre sono maggiormente esplicative a livello culturale, sia rispetto ai rapporti India-estero, sia rispetto alle prospettive interne. La relazione di Andrea Carbonari è quella che presenta il taglio maggiormente "pratico". Il duplice intento del lavoro consiste nel mostrare la complessità dei rischi inerenti la sicurezza per Nuova Delhi - anzitutto il terrorismo - nonché descrivere le ripercussioni delle relazioni con gli Stati confinanti.

Marzia Casolari indaga i rapporti tra India e Myanmar, tracciando un breve quadro storico per poi delineare i motivi del basso profilo tenuto dal Governo indiano nei confronti della repressione politica nell'ex Birmania avvenuta nel 2007. L'approccio indiano è andato incontro a critiche in ambito internazionale e per questo motivo l'autrice interpreta l'atteggiamento indiano alla luce di ragioni economico-strategiche, che in questo caso specifico non sono state in linea con le tendenze generalmente espresse dalla società civile indiana.

Alessandro Cisilin riprende e rielabora il lavoro di un "mostro sacro" dell'antropologia sull'India, Luis Dumont. L'autore, partendo dalle numerose critiche mosse a Homo Hierarchicus (1966), si impegna in una confutazione delle stesse, affermando che la teoria dumontiana è ancora attuale e valida sia per quanto riguarda la logica sottesa al sistema castale - la purezza -, sia per la sua dinamicità interna. Semmai, Cisilin -basandosi sulle conclusioni di un lavoro sul campo, inerente le transazioni finanziarie all'interno di alcuni villaggi-, afferma che il modello in esame risulta inadeguato perché tiene rigorosamente distinte le categorie religiose ed economiche, fra le quali intercorre, invece, una correlazione strettissima.

Alessandra Consolaro analizza nel dettaglio una fortunata e premiata campagna pubblicitaria del Times of India, che si presentava come un tentativo di elevare il Times stesso da mero portavoce della società civile a catalizzatore di vero cambiamento sociale. Fin dagli anni ottanta e novanta del secolo scorso la pubblicità e lo spettacolo in India sono stati strettamente connessi alla costruzione di un'identità nazionale. Consolaro cerca di studiare la "doppia faccia" della pubblicità, come creatrice di potere commerciale per il gruppo editoriale interessato, e di un nuovo modello di cittadinanza e di nazione. Tale visione della cultura nazionale comunicata attraverso la campagna è espressione di una classe media urbana che propone un ideale basato sul modello aziendale neo-liberista - una shining India prevalentemente indù.

Domenico Francavilla, infine, partendo dall'idea che sia spesso stata svalutata la dimensione creativa del diritto indiano, analizza la tematica dell'ambiente per sottolineare come la relativa giurisprudenza non possa considerarsi mera imitazione di modelli "esterni", ma possa avere un suo influsso su altri sistemi giuridici, soprattutto grazie all'attivismo giudiziario delle Corti indiane.

Il Convegno è stato un'occasione preziosa di confronto e arricchimento, anche grazie al dibattito in cui si sono confrontate le diverse opinioni. La provenienza eterogenea dei relatori ha, infatti, permesso che il risultato della discussione fosse stimolante e produttivo. Con questa, seppur parziale, pubblicazione delle relazioni speriamo di contribuire all'affermarsi di un'idea meno stereotipata del "pianeta India".