Il ruolo dei giudici e il funzionamento della giustizia nei paesi arabo-musulmani (*)

Orsetta Giolo

Una riflessione sul ruolo dei giudici e sul funzionamento delle strutture giudiziarie nei paesi arabo-musulmani offre le coordinate per indagare "dal basso" (dal punto di vista del diritto applicato, delle intromissioni del potere politico e delle esigenze delle società civili) il rapporto tra diritto e potere, tra i diversi poteri dello Stato, e la dialettica tra modernità giuridica e tradizione.

1. Le organizzazioni giudiziarie e il funzionamento della giustizia

Per un raffronto immediato tra le esperienze degli Stati arabo-musulmani in materia di organizzazione giudiziaria è utile consultare: le tabelle elaborate da Nathan J. Brown nell'ambito di uno studio condotto su commissione dell'United Nation Development Program; i lavori del colloquio organizzato nel 1999 dal Centre d'études des droits du monde arabe (CEDROMA), della Faculté de droit et des sciences politiques di Beyrouth (Université Saint-Joseph, Libano); lo studio di Adel Omar Sherif e Nathan J. Brown sull'indipendenza della magistratura nel mondo arabo.

2. I progetti di riforma delle organizzazioni giudiziarie dei paesi arabo-musulmani

Sul funzionamento delle organizzazioni giudiziarie si concentrano, al momento, le attenzioni di gran parte degli attori della scena internazionale. Tra questi, vi sono le Nazioni Unite (in particolare l'United Nations Development Program - UNDP), grandi istituzioni economiche internazionali come la World Bank, organizzazioni intergovernative (gli Stati membri del G8 e l'Unione europea) o singole amministrazioni statali, come gli Stati Uniti d'America. Tali soggetti hanno elaborato e proposto dei progetti di riforma delle organizzazioni giudiziarie, al fine di renderle più efficienti ed aumentare il loro grado di conformità agli standards fissati dalla normativa internazionale. Alcuni di questi progetti sono stati redatti con la collaborazione degli stessi governi arabo-musulmani, che in taluni casi hanno già provveduto ad avviare programmi di attuazione. Purtroppo, sarà facile notare come le riforme, ancora una volta, vengano "proposte" ai paesi arabo-musulmani "dall'alto", o comunque dall'"esterno", ignorando le preoccupazioni e le esigenze primarie delle società civili, ingerendo negli affari interni di tali Stati, e concorrendo spesso a "blindare" gli spazi di dibattito interno alle stesse società arabo-musulmane.

2.1. Le opinioni delle società civili arabo-musulmane in merito al funzionamento delle organizzazioni giudiziarie

Le diverse componenti delle società civili arabo-musulmane già da tempo hanno avviato delle riflessioni sui temi della riforma del sistema giudiziario, senza attendere il tardivo e ambiguo interessamento della comunità internazionale. In alcuni casi, si è giunti alla redazione di dichiarazioni nelle quali vengono elencati con precisione gli interventi ritenuti necessari per ottenere un miglior accesso alla giustizia da parte dei cittadini, per garantire l'indipendenza dei giudici e la loro autonomia economica, al fine di limitare il più possibile le ingerenze del potere politico.

2.2. I rapporti delle organizzazioni non governative

Molte delle notizie in merito alle effettive pratiche processuali e procedurali attuate nei paesi arabo-musulmani si ricevono esclusivamente grazie all'opera incessante di raccolta dati e di denuncia che queste organizzazioni svolgono.


*. Per un approfondimento dei temi qui trattati mi permetto di rimandare a O. Giolo, Giudici, giustizia e diritto nella tradizione arabo-musulmana, Giappichelli, Torino 2005.