2006

A. Al-Azmeh, L'obscurantisme postmoderne et la question musulmane, Actes Sud, Arles 2004, ISBN 2-7427-4597-1, IBAN 9 782742 745975

Aziz Al-Azmeh è un autore poco conosciuto in Italia. Nato a Damasco nel 1947 è filosofo e storico ed ha insegnato in diverse università europee tra cui Exterer, Upsala, Berlino e Parigi; nonché presso l'università americana di Beyrouth. Attualmente insegna presso la Central European University di Budapest. Ha pubblicato diverse monografie e articoli sia in inglese che in arabo.

Innanzitutto è necessario chiarire il secondo sintagma recitato nel titolo: la questione mussulmana. Con questi termini l'autore intende indicare "un insieme di problemi che concernono l'islamismo politico verso il quale gli sguardi del mondo intero convergono dopo l'11 settembre 2001" (pg. 9). La scelta dell'espressione islamismo politico invece della più diffusa "fondamentalismo islamico" non è casuale. Si evince, infatti, dalle pagine del testo come, l'intento teorico Al-Azmeh, sia quello di riportare la discussione sulla questione mussulmana all'interno delle reali coordinate concettuali utili a definirne origini, ampiezza e confini. Coordinate, mistificate sia dal sovente vacuo dibattito occidentale, sia dalle retoriche identitarie dell'islamismo politico.

A questa cattiva trasversalità, a questo duplice fraintendimento, è possibile però sostituire un terreno comune attraverso un utilizzo corretto e critico del concetto di modernità arrivando, così, al primo sintagma recitato nel titolo, quello di oscurantismo postmoderno. Se, infatti, una nozione complessa e plurale di modernità è un appiglio necessario alla ricostruzione dell'islamismo politico, la vulgata post-modernista e le concezioni deboli che all'interno del suo alveo si sono costituite, lungi dal favorire un visione più interna di questo fenomeno hanno contribuito a offuscarne il significato ed a confonderne i fondamenti storici.

Il testo di Al-Azmeh si costruisce, dunque, intorno a questi due aspetti; in una pars destruens sottoponendo a critica alcune nozioni e categorie con cui siamo soliti descrivere la questione mussulmana; in una pars construens elaborando una genealogia alternativa dell'identità socio-politica dell'islamismo radicale.

Obiettivo polemico dell'autore sono nozioni come quella di civilizzazione, che ha contribuito a culturalizzare fenomeni le cui radici sono essenzialmente politiche. L'originalità del suo approccio risiede nel mostrare come le scienze sociali di orientamento post-modernista siano ricorse, negli ultimi anni, a nozioni risalenti all'etnografia e all'etnologia del finire del XIX. Anche le correnti delle scienze sociali che hanno maggiormente insistito sul rischio di reificazione e di impiego ideologico delle variabili culturali, tra i quali l'autore annovera l'ampissimo bacino di studi rispondente al nome di postcolonial studies, non sono immuni da profondi fraintendimenti. Al contrario, per una sorta di eterogenesi dei fini, quella che negli intenti si vuole un'indagine critica sui processi di costruzione ideologica dell'identità altrui, rischia, attraverso un richiamo all'autenticità ed alla singolarità, di "ri-orientalizzare gli Orientali".

Ciò che si può opporre a questi fraintendimenti è, per l'autore, un'indagine di lunga durata che ricostruisca gli elementi storico sociali che delucidano la natura fortemente congiunturale dei fenomeni. Perché, ad un certo punto della storia del XX secolo, seguendo uno sviluppo ben preciso, si fa sempre più forte l'utilizzo di una nozione a-storica e totalizzante dell'Islam? Al-Azmeh risponde ricostruendo gli assetti geopolitici ed economici globali che, a partire dalla seconda metà del XX secolo, sono stati messi in gioco nel contesto internazionale e che hanno visto un radicale impauperimento materiale e culturale di molti paesi islamici nonché l'utilizzo di questi all'interno dell'opposizione frontale tra potenze durante la guerra fredda. È in questo contesto che si sviluppa l'islamismo politico. Se questa è, almeno in parte, storia conosciuta, il contributo dell'autore non si ferma qui. È infatti, nell'analisi della componente ideologica dell'islamismo politico che le sue osservazioni si fanno più originali. Le radici di queste ideologie non vanno a suo parere rintracciate al di fuori della nostra modernità politica, in una delle possibili componenti culturali dell'islamismo, in una sorta di germe degenerato della sua identità come potrebbe suggerire una lettura organicista di questo fenomeno, quanto in un ricorso a nozioni romantiche dell'identità e ad una volontà restauratrice che affondano pienamente le proprie radici nelle tradizioni conservatrici moderne. Il ricorso, cioè, ad un passato a-temporale e ad una concezione primitivista della tradizione, alla mistica della morte e del sacrificio, alla condanna unilaterale e senza appello della modernità, consentono non solo un'analogia, ma una vera e propria lettura comparata, di queste tradizioni. Questa comparazione, ancora una volta, non viene praticata attraverso l'utilizzo improprio di categorie universalizzanti, ma collocando la nascita di questi movimenti in un panorama geopolitico comune.

Questo testo ha, per concludere, tre meriti: da un lato ci offre un quadro complesso dell'islam politico collocandolo all'interno di mutamenti globali e di una congiuntura storica da cui, ci dimostra, non si può astrarre; dall'altro mette alla prova le nostre categorie interpretative mostrandoci il rischio che attraverso di esse si operi, nonostante i nostri intenti, un misconoscimento piuttosto che una comprensione di fenomeni complessi come quello dell'islamismo politico; infine esso ricerca un quadro cognitivo comune mostrando come esso sia rintracciabile soltanto a partire da una critica alla comunanza dei nostri pregiudizi ed ai poteri globali atti a consolidarla.

Nicola Marcucci