2005

La prossima guerra nucleare (*)

Angelo Baracca

Il rischio di un conflitto nucleare è oggi più concreto che durante la Guerra Fredda: Washington realizza testate nucleari più perfezionate e si prepara per un "attacco preventivo"

Se la fine della Guerra Fredda aveva aperto la speranza che si avviasse un processo di disarmo nucleare e di allentamento delle tensioni mondiali, oggi ci troviamo in una situazione in cui il rischio di un ricorso effettivo alle armi nucleari e di distruzione di massa è più concreto che mai: e non proviene certo dall'Iraq!. Vi è stata effettivamente una consistente riduzione numerica degli arsenali nucleari strategici russo ed americano, e recentemente è stato celebrato dai media l'accordo tra Bush Jr. e Putin per portare a 2200 per parte il numero di queste testate. In realtà si è trattato di un grande bluff (basti pensare che le testate rimosse non verranno distrutte: il totale delle testate americane sarà di 4.600): Washington sta rinnovando completamente il proprio arsenale con testate più micidiali di nuova generazione, e negli ultimi anni molti proponevano di ridurre le testate a non più di 1500 per parte; mentre Mosca sa bene che nei prossimi anni difficilmente potrà mantenere più di un migliaio di testate efficienti.

La Nuclear Posture Review trapelata a gennaio, e la Defence Planning Guidance prevedono un "attacco preventivo (1), naturalmente contro i paesi dell'"asse del male", accusati di detenere armi di distruzioni di massa (eventualmente "targate" americane! (2)): non si esclude che esso potrebbe scattare già contro l'Iraq. Vi sono preparativi inequivocabili, come l'annunciata unificazione dei Comandi Spaziale (SpaceCom), responsabile delle operazioni militari nello spazio e nella rete informatica, e il Comando Strategico (StratCom), responsabile delle forze nucleari (3). L'eventualità del ricorso a un attacco nucleare si affianca al dispiegamento dello scudo antimissili, il cui effetto sarà quello di alimentare la corsa agli armamenti nucleari e l'eventuale ricorso ad attentati terroristici, per i quali lo scudo è assolutamente inutile; e a cui potrebbero affiancarsi nel futuro piattaforme spaziali orbitanti dotate di armi nucleari e capaci di colpire qualsiasi paese nemico in pochi minuti.

Mosca ha abbandonato la dottrina del no first use, e la Nuova Dottrina Militare adottata un paio di anni fa prevede esplicitamente la possibilità di una risposta nucleare ad un attacco anche convenzionale in situazioni critiche per la sicurezza nazionale. Pechino sta realizzando un potenziamento del proprio arsenale nucleare e missilistico (già qualche anno fa dichiarò di essere in grado di costruire la bomba al neutrone). Per non parlare poi di India e Pakistan, costantemente sull'orlo di un conflitto che potrebbe diventare nucleare. Secondo il saggio citato in nota 1 e documenti ufficiali dell'ONU, sarebbero più di 40 i paesi che di fatto dispongono di capacità nucleare.

Siamo seduti su una polveriera nucleare e sembra che siamo destinati a rimpiangere l'"equilibrio del terrore" di infausta memoria!

Armi nucleari nuove

Gli Stati Uniti hanno lanciato la più massiccia corsa agli armamenti della loro storia: impressiona non solo la cifra da capogiro del bilancio militare, ma anche la sua vertiginosa progressione, dai 250 mld $ (miliardi di dollari) del 1999, agli attuali 379 mld $ (il 40 % della spesa militare di tutto il pianeta, più della spesa combinata delle 14 successive potenze militari; poco meno del Pil dell'India, quasi metà del Pil del Brasile, quasi un terzo del Pil dell'Italia!).Per il 2003 il Pentagono chiede un aumento di ben 45 mld $! Questo scatena un aumento generalizzato delle spese militari in tutti i paesi.

In questo astronomico bilancio aumentano le spese per nuove armi. In particolare Washington sta compiendo uno sforzo senza precedenti per realizzare testate nucleari di nuova concezione. Gli ultimi e contestati test nucleari eseguiti nel 1995 da Chirac furono fatti anche per conto degli Stati Uniti (4) (con cui Parigi aveva stipulato un accordo riservato di scambio dei dati) per sperimentare una carica a potenza variabile. Un mega-progetto per effettuare test nucleari virtuali, con l'uso dei più veloci super-computer, prevede un costo totale di 67 mld $ in 15 anni (quasi il triplo del Progetto Manhattan o del Progetto Apollo!): la spesa annua di 4,5 mld $ per le armi nucleari supera la spesa annua media di 3,7 mld $ degli anni della Guerra Fredda (5). Un laboratorio governativo ha rivelato i particolari del più potente super-computer del mondo, lo "ASCI White" (6), realizzato dall'IBM, che pesa come 17 grossi elefanti, assorbe per il raffreddamento quanto 765 abitazioni, ed esegue in un secondo 12,3 trilioni di operazioni, che ad un computer richiedono 10 milioni di anni: la simulazione di un'esplosione nucleare, prevista per il 2005, richiede l'esecuzione di 100 trilioni di operazioni al secondo. Un secondo progetto prevede la realizzazione nel 2003 della National Ignition Facility, in cui 192 laser dovrebbero simulare il calore generato da un'esplosione termonucleare: il progetto rischia di subire ritardi e quasi certamente sfonderà il costo previsto di 1,2 miliardi di dollari.

La proposta lanciata in marzo da Bush di realizzare una nuova generazione di testate nucleari di piccola potenza (low yeld), capaci di penetrare profondamente nel terreno (300 metri di granito) prima di esplodere, per distruggere bersagli rinforzati profondi non è affatto nuova: essa cominciò a circolare ufficialmente un paio di anni fa (7); e già tre anni fa circolava in Russia la proposta di realizzare una nuova generazione di mini-nukes (0,4 kilotoni) da utilizzare sul campo di battaglia. Anche la Gran Bretagna progetta un impianto da più di 2 mld di £ (3 mld $) per realizzare nuove mini-testate tattiche da utilizzare preventivamente contro stati non-nucleari o gruppi terroristici (8): è possibile che il progetto sia collegato a quelli di Washington. Questi progetti tendono a cancellare la distinzione tra armi nucleari e convenzionali, a legittimare l'uso di armi nucleari in un conflitto convenzionale, o ad abbassare la soglia di un conflitto nucleare. C'è da chiedersi con quale faccia tosta si presenteranno le potenze nucleari al rinnovo del Tnp nel 2005!

Ripresa dei test nucleari?

Intanto negli USA, soprattutto con la nuova amministrazione Bush, sembra consolidarsi l'opinione di non ratificare mai il CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty) e di lasciare anzi aperta la porta ad un'eventuale ripresa dei test nucleari. Da anni vengono eseguiti test nucleari sotterranei sub-critici con plutonio in Nevada, a Los Alamos ed al Livermore Laboratory, mentre il programma segreto Appaloosa prevede simulazioni a scala naturale di esplosioni nucleari in superficie usando plutonio 242 come surrogato del plutonio militare. Ma si moltiplicano le pressioni per una ripresa dei test nucleari effettivi, in particolare per sviluppare le nuove testate "low-yield". Il Vice Segretario alla Difesa, Wolfowitz, ha richiamato la possibilità di circostanze "in cui si dovrebbero contemplare" test nucleari (9); l'amministrazione Bush ha chiesto agli scienziati che studiano testate nucleari di esaminare la possibilità che le esplosioni nucleari sotto il deserto del Nevada possano riprendere rapidamente qualora il governo decida di porre fine alla moratoria di nove anni dei test (10). L'amministrazione Bush ha anche ridotto i finanziamenti per i programmi di nonproliferazione, compresi gli aiuti alla Russia per arrestare la diffusione di armi di distruzione di massa.

In Russia molti scienziati sono frustrati dal bando dei test nucleari, che viene rispettato mentre Washington boccia la ratifica del CTBT e ammoderna il proprio arsenale. Anche Mosca esegue test nucleari sub-critici a Novaya Zemlya (11) (e la CIA ha fatto sapere di non essere in grado di monitorare eventuali test russi di bassa intensità con la precisione sufficiente a garantire il rispetto del CTBT (12), aggiungendo così un ulteriore argomento agli oppositori della ratifica). Anche la Cina esegue test nucleari sub-critici: dietro l'incidente dell'aprile 2001 della collisione dell'aereo spia americano EP-3E con un intercettore cinese vi era il controllo che Pechino stesse preparando un test nucleare nel poligono di Lop Nur (13); alcuni anni fa la Cina acquistò dalla Russia i dispositivi di contenimento che si utilizzano per mascherare gli effetti sismici di un'esplosione nucleare.

Un ulteriore fattore di tensione e di pericolo è costituito dal fatto che Washington continua a mantenere più di 2000 testate strategiche costantemente in stato di allerta (perpetuando l'atteggiamento della Guerra Fredda del Launch on Warning), puntate sui bersagli "nemici" (14) (quasi 500 testate sono puntate sulla sola area di Mosca). Questo crea una tensione permanente ed aumenta il rischio di lancio per errore (nel 1995 Mosca scambiò un razzo sperimentale lanciato dalla Norvegia per un missile balistico strategico: la ritorsione venne fermata all'ultimo momento, quando già si stava ricorrendo alla "valigetta" di Eltsin!). Il problema più grave è che non solo l'arsenale strategico, ma anche il sistema d'allarme russo - radar e satelliti - è decrepito: dei 43 satelliti militari alcuni non rispondono più, altri sono al termine della loro vita operativa e non sono affidabili, rendendo l'intero sistema "cieco" per una parte del giorno. Il pericolo della Russia viene paradossalmente più dalla sua debolezza che dalla sua forza!

Scudo antimissili e proliferazione

La realizzazione dello scudo antimissili avrà gravi conseguenze destabilizzanti. I media nostrani hanno parlato solo della NMD (National Missile Defense), ma l'amministrazione Bush lavora per una difesa a strati (layered defense) consistente in molti tipi complementari di difese antimissili, in modo da attaccare un missile in molti modi diversi (15). I militari americani lavorano su non meno di 20 programmi, e la NMD è solo uno degli otto programmi principali che si stanno sperimentando, con una previsione di costi di oltre 115 mld $ (probabilmente sottostimata) (16).

Questa difesa scatenerà ulteriormente la corsa agli armamenti. Qualsiasi sistema antimissili ha infatti un'efficacia limitata (17) e può venire contrastato validamente da una serie di contromisure: la migliore contromisura a questo sistema consiste quindi nel saturarlo, aumentando il numero di missili di un attacco nucleare.

Il nuovo missile balistico russo Topol-M (SS-27) sembra avere capacità di manovra nella fase di rientro dell'atmosfera, in modo da aggirare la difesa antimissili (18): per ora Mosca ne dispiega 10 all'anno, ma potrebbe accelerare la produzione. All'uscita di Washington dal trattato ABM Mosca ha dichiarato di non riconoscere più i trattati START: la sua scelta più efficace potrebbe allora essere di montare sui nuovi missili testate multiple (MIRV), vietate dal trattato. Senza contare che non sembrano previste finora, anche se si stanno sperimentando, difese contro i missili cruise, che pure Mosca sta perfezionando: l'anno scorso ha condotto un test di un nuovo missile balistico intercontinentale (SS-25) a tre stadi più un veicolo post-boost contenente la testata, costituito da un missile da crociera ad alta velocità che vola nell'atmosfera, per superare le difese antimissile (19). Intanto Mosca pianifica di estendere l'operatività dei vecchi missili intercontinentali SS-19, che possono essere dotati di 6 testate nucleari.

Uno degli aspetti delicati del potenziale nucleare russo è costituito dalle testate tattiche, che ovviamente non rientrano nei trattati START, e gli analisti valutano tra 4.000 e 10.000 (il loro stato di custodia sembra lasci a desiderare): stante la difficoltà di reperire i fondi per nuove testate, vi è stata la proposta di mantenere queste testate operative come componente del deterrente nucleare (l'esercito russo ha condotto esercitazioni simulando l'uso di testate tattiche). Su questo aspetto la posizione di Washington non è chiara, dato che essi mantengono in Europa bombe a caduta che rimangono uno dei pilastri dei legami atlantici (20).

Armi di distruzione di massa "a go go"

Ma il rischio nucleare si estende oggi a tutte le armi di distruzione di massa. Il caso più allarmante è costituito dalle armi batteriologiche: tecniche ormai standard (funzionali agli interessi delle multinazionali dell'alimentazione che cercano di monopolizzare il mercato mondiale con gli organismi geneticamente modificati) consentono anche ad un gruppo terroristico in un laboratorio relativamente modesto di modificare il codice genetico di un microrganismo normalmente ospite del corpo umano o di piante agricole, in modo che esso produca tossine letali (gli USA hanno portato ripetuti attacchi con aggressivi chimici a Cuba, danneggiando l'agricoltura e l'allevamento).

La Convenzione sulle Armi Chimiche fu firmata nel 1997 e ratificata da 120 paesi, ma gli USA sono in stato di violazione, non avendo emanato la legislazione applicativa e il regolamento per le ispezioni delle industrie chimiche: di conseguenza anche la Germania e il Giappone stanno ostacolando le verifiche. Difficilmente sarà rispettata la data del 2012 stabilita per l'eliminazione delle armi chimiche: gli USA hanno distrutto un quarto (7.000 tonnellate) del loro arsenale, mentre la Russia avrebbe bisogno di ben 5 mld $ per distruggere il suo arsenale (21) (40.000 tonnellate). Sembra probabile che gli USA abbiano fatto uso almeno di aggressivi allucinogeni nella Guerra del Golfo (22). Nell'aprile scorso poi l'amministrazione Bush ha brutalmente preteso il licenziamento del diplomatico brasiliano Bustani da Direttore Generale dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, per le sue iniziative non concordate con Washington, tra le quali i suoi sforzi per persuadere l'Iraq ad aderire all'organizzazione: il 26 luglio è avvenuta la nomina del diplomatico argentino Pfirter.

Ancora più grave la situazione per la Convenzione sulle Armi Biologiche del 1972: sebbene sia stata ratificata da 143 stati (comprese tutte le principali potenze militari), non contiene nessun meccanismo per le verifiche. L'anno scorso Washington, con la solita arroganza, ha bocciato l'accordo faticosamente raggiunto a Ginevra per un protocollo per le ispezioni, poiché "metterebbe a rischio la sicurezza nazionale e informazioni confidenziali", cioè gli affari delle industrie biotecnologiche (23). Recentemente è stata rivelata l'esistenza nel deserto del Nevada di un laboratorio in cui - in violazione della Convenzione del 1972 - si producono agenti biologici letali, usando l'ingegneria genetica, sotto il pretesto di effettuare simulazioni per ridurne la minaccia: di fatto si tratta di un programma segreto di ricerca sulle armi biologiche (24). Del resto la vicenda delle lettere all'antrace porta ad una pista americana!

Ma il problema degli strumenti di distruzione di massa diviene sempre più complesso, perché i nuovo metodi di guerra configurano nuove tipologie, come dimostrano i bombardamenti degli impianti chimici di Pancevo e di Novi Sad nella guerra dei Balcani. Per non parlare dell'Uranio Impoverito, mentre le bombe a grappolo hanno provocato dopo la sospensione dei bombardamenti un numero consistente di vittime.

Armi convenzionali ad alta tecnologia basate nello spazio

A complicare ulteriormente questo scenario interviene il ruolo crescente e l'effetto sempre più destabilizzante che assumono le armi convenzionali ad alta tecnologia e precisione, che gli USA sviluppano freneticamente. Gli altri paesi si sentono tagliati fuori dalla competizione in questo campo e vedono aumentare temibilmente la supremazia incontrastata degli USA (25).

Queste preoccupazioni sono ingigantite da un altro aspetto della paranoia americana: gli USA pensano infatti che la loro supremazia nello spazio stia declinando e che questo metta a rischio la propria sicurezza. Le proposte strategiche per il futuro (Joint Vision 2010, Spacecom 2020) vagheggiano di riconquistare l'egemonia nello spazio, a loro dire compromessa, con un "dominio a tutto campo" del campo di battaglia, basato su un sistema digitale composto di satelliti di spionaggio, allarme e comando-controllo, difese missilistiche ed armi basate nello spazio, in modo da poter colpire qualsiasi punto del pianeta in pochi minuti (contro i 20¸30 impiegati dai missili balistici). Washington sta studiando un "bombardiere spaziale", cioè un "veicolo sub-orbitale" lanciato da un aereo, a velocità 15 volte superiore a quella degli attuali bombardieri, capace di distruggere da un'altezza di 60 miglia bersagli dall'altra parte del pianeta in 30 minuti (26): si tratterebbe di una ulteriore escalation, un nuovo genere di guerra stratosferica! Nei prossimi conflitti è previsto l'uso massiccio di arerei e altri veicoli senza pilota (unmanned), sperimentati con successo nei Balcani.

Questa paranoia alimenta una spirale inarrestabile. Le nuove armi convenzionali compromettono qualsiasi stabilità strategica: la sola scelta che rimane agli altri paesi è cercare di riequilibrare la situazione puntando su armi di distruzione di massa a tecnologia meno avanzata, potenziando il deterrente nucleare, prevedendo la possibilità del ricorso a qualsiasi mezzo militare, dalle armi chimiche e batteriologiche, alla guerra ecologica, alla guerriglia e al terrorismo.

"Cyber-War", la nuova frontiera

Ma gli scenari agghiaccianti della guerra tecnologica non finiscono qui. Durante la guerra nei Balcani "gli Stati Uniti, nel massimo segreto, innescarono una super-arma che catapultò il paese in un'era militare che potrebbe alterare per sempre i metodi di guerra. In segreto, le forze americane lanciarono un'offensiva di cyber-combat" (27), disturbando la rete di comando-controllo dell'esercito jugoslavo, azzerando i computer della difesa aerea integrata, inserendo messaggi ingannevoli, forse disturbando anche la rete telefonica, per indurre i comandi jugoslavi a comunicare mediante telefoni cellulari, che possono essere facilmente intercettati. Secondo gli esperti si possono inserire dati falsi nei computer nemici, cancellarne la memoria, inserire virus, perfino modificare gli stessi sistemi d'arma del nemico (ad esempio, riprogrammare un missile cruise nemico in modo che esso inverta la traiettoria e ritorni sulla nave o l'aereo che lo ha lanciato), o riprodurre la voce di un presidente o comandante comunicando comandi suicidi alle truppe. È stata diffusa la notizia di un'invenzione britannica che utilizzerebbe le antenne esistenti dei telefoni mobili per individuare gli aerei stealth, invisibili ai radar! (28) Si fa sempre meno chiara la demarcazione tra obiettivi militari e non militari: sono molto sottili i limiti legali ed etici, anche a causa delle evidenti minacce alla popolazione civile.

Si pensa che attualmente 23 paesi possiedano capacità in questo campo (tra questi India, Siria ed Iran). Nel gennaio 1999 fu identificato un attacco del governo indonesiano al provider del servizio Internet irlandese, che ospitava un sito che chiedeva l'indipendenza di Timor Est. Tra gennaio e marzo hackers russi colpirono la rete informatica del Pentagono, apparentemente alla ricerca di codici navali e dati di guida dei missili. Vi è poi stato un attacco della Cina su una rete di siti web di Washington, che furono messi fuori servizio tre volte. È molto difficile naturalmente distinguere attacchi di hackers isolati da quelli di paesi nemici: nel corso del 2000 ben 413 intrusi sono entrati nelle reti militari.

Il Pentagono - che chiama questo settore information warfare (IW) - ha creato un nuovo centro militare nella base aerea di Peterson, Colorado Springs, sotto il già citato Air Force Space Command, per gestire le forze di cyberwarfare, un Battaglione Spaziale, un Mobile Technology Team, un Laboratorio di Difesa Spaziale, col compito di coordinare sia la difesa della rete informatica militare da minacce esterne, sia le azioni offensive: si stanno studiando infatti anche "computer weapons" offensivi. (29) Gli USA hanno allo studio addirittura metodi per modificare le condizioni atmosferiche per fini bellici: altro che ratifica del Protocollo di Kyoto!


Note

*. Pubblicato su Guerre e Pace, n. 93, ottobre 2002 [le analisi e i dati di questo articolo sono aggiornati a Luglio 2002].

1. "Los Angeles Times", 13 e 14.07.2002; "Global Security Newswire", 15.07.2002; "U.S. News", 15.07.2002.

2. Un recente saggio di Dominique Lorentz, Affaires Nucleaires, Les Arénes, 2001, documenta la decisione ed i costanti tentativi della Casa Bianca (diretti, o attraverso paesi terzi, come la Francia, la Germania, ecc.) nell'ultimo mezzo secolo per dotare dell'arma nucleare una serie di paesi: Israele, la Germania Federale, il Sud Africa, l'Argentina, la Cina, l'Egitto, l'Iran, l'Iraq. Molti di questi paesi hanno comunque acquisito il know how ed hanno di fatto testato armi nucleari in test eseguiti in altri paesi: l'Iran ha testato la bomba negli esperimenti pakistani del 1998.

3. Reuters, 25.06.2002; Manlio Dinucci, Il Manifesto, 17.07.2002.

4. Dominique Lorentz, op. cit., pp. 567-8.

5. Christopher E. Paine, Scientific American, settembre 1999; John Barry, Newsweek, 20.08.01.

6. Reuters, 16.08.01.

7. FAS Public Interest Report, January/February 2001, Vol. 54, n. 1. Ben MacIntire, "The Times", 16,04,2001; Julian Borger, "The Guardian", 18.04.2001.

8. "The Guardian", 18.06.2002.

9. Richard Butler, New York Times, 13.07.2001.

10. Knight Ridder, Tribune News Service, 28.06.2001.

11. Washington Times, 15.09.1999: anche se il Ministro per l'Energia Atomica lo ha negato (Itar Tass, 16.09.1999).

12. Washington Post, 03.10.1999, p. A01.

13. Bill Gertz, Washington Times, 09.04.2001. L'esecuzione del test sub-critico sarebbe poi stata confermata: Bill Gertz e Rowan Scarborough, Washington Times, 06.06.2001.

14. Walter Pincus, Washington Post, 20.06.2001, p. 8. Mantenere questo stato di allerta costa al Pentagono ben 20 mld $ l'anno! Negli ultimi anni il numero di bersagli strategici in Russia è addirittura aumentato.

15. Wade Boese, Arms Control Today, April 2001; A. Baracca, "Giano", n. 40. Lo scienziato del MIT Ted Postol critica lo scudo antimissili ed è in accesa contrapposizione con l'amministrazione: in un'intervista al Manifesto (11.09.2001) solleva il pericolo che le testate colpite nella fase di spinta potrebbero cadere in Europa, in Canada o nell'America Centrale (Adrian Cho).

16. John M. Donnelly, Defence Week, 02.04.2001.

17. V. F. Polcaro, in AA. VV., Contro le Nuove Guerre (a cura di M. Zucchetti), Odradek, 2000, p. 213.

18. Russia Weekly, Cdi (Center for Defense Information), Washington, n. 65, 10.09.1999.

19. Bill Gertz, Washington Times, 30.07.01.

20. Documenti declassificati hanno rivelato che nei decenni passati gli USA introdussero armi nucleari senza informare i paesi ospitanti (tra l'altro in Giappone, la cui costituzione lo vieta esplicitamente!).

21. Christian Science Monitor, 06.04.2001; Sergei Ishchenko, Trud, Russia, 21.06.2001 (CDI Russia Weekly, n. 159, 22.06.2001).

22. Lo ha sostenuto Wouter Basson, l'eminenza grigia che stava dietro il programma di guerra chimica del governo dell'apartheid sudafricano, in una testimonianza all'Alta Corte di Pretoria sulla distruzione di questo arsenale, sostenendo che i filmati sulla resa delle truppe irachene mostravano chiaramente nell'espressione dei soldati gli effetti di tali aggressivi (India Times, 28.07.01). Già dopo la fine della guerra vennero portati altri indizi dell'uso di aggressivi chimici.

23. V. ad esempio: Richard Beeston, The Times, 23.07.2001.

24. New York Times, 04.09.01; Manlio Dinucci, il manifesto, 06.09.01.

25. Significativa, a questo proposito, un'altra polemica sollevata timidamente dalla Germania, questa volta sulle "black-boxes" imposte dagli USA alle armi che essi vendono: cioè le protezioni imposte per prevenire l'accesso degli acquirenti a tecnologie segrete. Naturalmente gli USA hanno risposto picche (Defense News, 22.11.1999, pp. 3-28).

26. Ed Vulliamy, New York Sunday, 29.07.01.

27. Washington Times, 25.10.1999.

28. Robert Uhlig, London Daily Telegraph, 11.06.2001.

29. Andrea Stone, USA Today, 19.06.2001, pag. 1.