Nel prossimo decennio, spero di diventare più radicale (*)

Costas Douzinas

La sinistra è la più importante speranza contro le barbarie xenofobe, securitarie, apocalittiche. Dovremmo aspettarci un cambiamento radicale.

Come sembravano differenti le cose nel 1900 e nel 2000. La fine del XIX secolo è stata annegata in un "fin de siècle" malinconico. Al contrario la fine del XX secolo fu esuberante. Il presidente Bush Sr nel 1991 aveva annunciato in modo trionfale che "un nuovo ordine mondiale" stava per comparire in cui "il principio della giustizia e del comportamento corretto avrebbero protetto il debole contro il forte e la libertà e l'umanità avrebbero trovato dimora tra le nazioni.... La pace duratura deve essere la nostra missione". Quando il mondo stava per entrare nel nuovo secolo dell'ipotizzata pace e prosperità, stavo raggiungendo il mio mezzo-secolo, un momento degno di qualche orgoglio ed altrettanto segnato da un cattivo presagio. Il guardare in modo melanconico il passato ed il progettare speranzoso erano all'ordine del giorno – per il mondo e per me.

La globalizzazione, l'economia neoliberale e il cosmopolitismo umanitario erano i contorni di questa nuova età. L'interdipendenza economica, le comunicazioni globali, il mercato libero e i flussi del capitale stavano rimettendo insieme il mondo, minando l'onnipotenza della sovranità e dello stato-nazione. Una società civile globale di aziende multinazionali, insieme a organizzazioni governative e non-governative, stavano per creare la solidarietà transnazionale necessaria per la protezione contro i rischi globali.

La globalizzazione andava di pari passo con l'ascesa del capitalismo neoliberale. Il WTO e il FMI imponevano globalmente un modello conosciuto in modo eufemistico come il Washington consensus: veniva esercitata una pressione sugli stati in via di sviluppo per la deregolamentazione e l'apertura dei loro settori finanziari, la privatizzazione dei servizi e la riduzione delle spese dello stato sociale. Si sosteneva che queste politiche avrebbero liberato il potenziale economico del mondo in via di sviluppo, finora bloccato dall'inefficienza, della corruzione e dal socialismo.

In assenza di un modello per questo nuovo assetto, il cosmopolitismo, un'idea filosofica greca rivisitata da Kant nel XVIII secolo e da Kelsen e Habermas nel XX, era presentato come il destino del mondo. Il cosmopolitismo è la globalizzazione dal volto umano. Prefigura una struttura istituzionale e giuridica guidata moralmente, l'indebolimento se non addirittura l'abolizione della forma-stato, ed il rafforzamento delle istituzioni internazionali e della società civile.

L'Iraq e l'Afghanistan sono state le ultime guerre prima di questa attesa dell'unione dell'umanità. La fine della storia costituiva dunque il trionfo dello storicismo: niente fuori o alle spalle dell'ordine dominante avrebbe potuto essere utilizzato per criticarlo o resistergli. Il cosmopolitismo – fondato sul diritto internazionale ed i diritti umani – sembrava esistere per rimanere; i suoi principi non potevano essere sfidati più a lungo. L'unico compito rimasto alla politica era la redistribuzione di potere e di ricchezza ai margini.

Questa era la grande utopia alla fine del XX secolo, una fantasia liberale più inclusiva di quanto qualsiasi Cristianità o Marxismo avrebbero mai potuto immaginare. In modo imbarazzante, a dispetto delle denuncie di routine, ciò era accettato dalle persone della sinistra liberale, come me. Se il mondo non può essere cambiato, ne conseguiva che la sinistra avrebbe dovuto concentrarsi su progetti su piccola scala, su determinate istanze morali e sulla difesa della identità vulnerabili. Il multiculturalismo avrebbe potuto rimpiazzare il cambiamento radicale, l'adesione ad Amnesty quella alle organizzazioni politiche.

Alla fine della prima decade del millennio, ogni elemento di questa fantasia era stato invertito. Se questo doveva essere un nuovo ordine mondiale, era stato il più breve nella storia. "Nuovi mortali sfide sono emerse dagli stati canaglia e terroristi", scriveva Bush Jr nel 2002, 10 anni dopo l'annuncio del padre. "Non esiteremo ad agire da soli, se necessario, per esercitare il nostro diritto di auto-difesa agendo preventivamente". La pace duratura diventava così la guerra perenne. La storia tornava con forza.

Lasciatemi ora citare i recenti segnali di questo "falò delle falsità": 1. Le guerre in Iraq ed Afghanistan hanno lasciato un amaro sapore della decadenza morale e politica. Il continuo spostamento della ragione della guerra (dall'autodifesa contro i terroristi alla minaccia delle armi di distruzione di massa all'umanitarismo, a cambiamenti di regime e, con Obama, la guerra giusta [!!!!]) hanno rivelato un intento di potere egemonico sulla guerra a qualsiasi costo senza alcun interesse per la sua legalità o legittimità a dispetto della retorica del cosmopolitismo. Il potere militare e la perizia tecnologica, i simboli della sovranità brutale, sono tornati anche se rappresentano la prova della debolezza contro la tecnologia debole e l'ideologia forte.

2. La promessa che la crescita del mercato basata sulla deregolamentazione degli investimenti stranieri e l'austerità fiscale avrebbe inesorabilmente portato l'intero Sud al livello degli standard economici dell'Occidente, ha iniziato ad essere considerata come il più grande inganno dei nostri tempi. Il gap tra il Nord ed il Sud, e tra il ricco ed il povero, non è mai stato più grande. Più di un miliardo di persone vive con meno di un dollaro al giorno. Secondo il report delle Nazioni Unite del 2006, la vita media nel zona sub-sahariana in Africa è meno della metà di quelle del Nord Europa. Anziché uniformare, il capitalismo globalizzato ha condotto al "bottom billion". L'inizio della fine dell'idolatria neoliberale può essere calcolato con precisione: il 15 settembre 2008 con il crollo di Lehman Brothers. Le banche ingorde, i governi conniventi e la "scienza" economica, la medicina fattucchiera della nostra epoca, sono ancora in lutto ma la realtà si è messa in pari con le loro convenienti fantasie.

3. I paesi ex-socialisti sono passati velocemente da un'economica controllata ad una forma di capitalismo di rapina e dall'oppressione statuale alla decadenza del mercato senza passare attraverso un ordine sociale e politico umano. La panacea occidentale è stata trovata inappropriata da molte persone nel cuore dell'Europa.

4. Fino a poco tempo fa, era opinione comune in Occidente che la tortura fosse esercitata in esotici e diabolici luoghi. Ora tale opinione è stata dissolta. La tortura è tornata in campi e prigioni occidentali, nella baia di Guatanamo e ad Abu Ghraib, ed è stata ampiamente esternalizzata. È diventata un tema rispettabile per l'"etica pratica" e le conferenze giuridiche, dove l'ipotetica "ticking bomb" offre legittimità e rivela lo schifoso ventre molle di questo nuovo ordine mondiale.

La vecchia Europa, il volenteroso partner minore nei piani del cosmopolitismo, si è gravemente ammalata. Il liberalismo e la socialdemocrazia, gli orgogliosi modelli che (l'Europa) aveva creato, si sono atrofizzati nel momento in cui convergevano verso l'economia e la politica del neoliberismo. L'Unione Europea è stata svuotata dell'immaginazione politica e della volontà istituzionale, come dimostrano i tristi numeri comici sui referendum ed il trattato di Lisbona. L'attuale travaglio della Grecia, della Spagna e dell'Irlanda ne sono un'ulteriore prova. Il declassamento del credito della Grecia a causa di tre aziende private non affidabili che seguono l'ortodossia neoliberista sta portando all'austerità imposta in modo esterno, al serio deterioramento delle condizioni di vita e al conflitto sociale. Queste erano le stesse aziende che davano un'alta valutazione di Lehman Brothers appena prima del suo collasso.

La risposta dei governi alla fine dell'egemonia neoliberista è ancora timida ed insicura. Ma la persone di tutto il mondo hanno iniziato a reagire, come dimostrano gli scioperi in Francia, Grecia e India, i movimenti popolari dell'America Latina e la reazione dei giovani alla catastrofe ambientale. Le grandi religioni monoteistiche ci hanno insegnato che il messia e l'angelo della storia non spediscono un invito alla festa prima del loro arrivo. La loro lezione è inestimabile. Il ritorno della storia significa che noi possiamo credere di nuovo in un cambiamento radicale anche se noi non conosciamo quando e come avverrà. Il XXI secolo conduce l'età degli imperi occidentali e del cosmopolitismo alla fine.

La sinistra è la più grande speranza per una conclusione delle barbarie xenofobe, securitarie e apocalittiche. Ma questa non è né la "sinistra" nominale del New Labour o della tedesca SPD né quella del defunto comunismo. Nuove forme di socialismo, nuovi tipi di soggettività e di solidarietà politica stano emergendo in America Latina, nel movimento ecologico e nei ghetti delle nostre grandi città. Ciò che mi ha insegnato questa decade era aspettarmi un cambiamento radicale e di provare ad immaginare un rinnovato socialismo in cui la libertà non può fiorire senza l'eguaglianza e l'eguaglianza non esiste senza la libertà. La soluzione della nuova decade: uno dovrebbe diventare più radicale mentre invecchia lungo il XXI secolo.


*. "In the next decade, I hope to become more radical", The Guardian, 1 gennaio 2010 (traduzione di Letizia Lindi).