2010

Islam, parola di Imam
Intervista a Elzir Izzedin (*)

Elzir Izzedin, Marta Manni

In occidente molto spesso si definisce con la categoria "musulmano" un'identità neo-etnica, cioè si definisce come musulmana una persona a prescindere dalla sua fede. Per questo si parla di una cultura musulmana e si cerca di distinguerne i tratti culturali, che in realtà sono dei marcatori religiosi che si realizzano poi in culture differenti. Che differenza intercorre tra l'essere "musulmani" e l'essere "islamici"?

Il musulmano è colui che professa la religione islamica, che può essere un italiano, un orientale, etc. Oggi si usa il termine "islamico" per identificare la parte integralista del mondo islamico. L'Islam è una religione e non ha confini, come il Cristianesimo. Si sbaglia ancora di più quando si pensa che gli arabi siano musulmani. La maggior parte degli arabi sono musulmani, ma ci sono arabi cristiani, ebrei, etc. Ci sono arabi che sono anche atei, agnostici. Quindi non bisogna confondere gli arabi con i musulmani.

L'Islam in Europa, come anche in Medio Oriente, è vittima o oggetto di un'"occidentalizzazione inconsapevole": si avvicina molto al filone cristiano conservatore su alcuni temi, come il rifiuto del matrimonio omosessuale, e vive in parte di un effetto specchio con la Chiesa Cattolica (il venerdì diventa così l'equivalente della domenica, il matrimonio non è più un solo contratto ma è religioso) Allo stesso tempo esso si confronta con la società occidentale, dove la donna lavora ed è diminuito il tasso di fecondità. Tutto questo può confondere i codici dell'islamizzazione e quindi troviamo una donna velata però truccata e seducente; si è sviluppata anche una moda islamica (in Europa ha ad esempio fatto scalpore il burkini, un costume pensato per le donne musulmane). Che cosa ne pensa?

L'Islam è una religione che invita ad usare la ragione, ad usare la tecnologia, ad usare lo sviluppo. L'Islam ha 1400 anni e non è mai stato contro la scienza. Anzi, l'Islam ha sempre invitato ad utilizzare la scienza: i califfati musulmani a chi scriveva un libro davano il peso dello stesso in oro.

Perciò a noi musulmani non è toccato ciò che è accaduto nella storia europea nel Medioevo. Quel momento triste di scontro tra religione e scienza, noi non lo abbiamo vissuto e spero di non vederlo mai. Per noi non c'è scontro tra scienza, ragione e fede. Anzi, l'una aiuta l'altra a svilupparsi. Perciò oggi, con lo sviluppo tecnologico, non vediamo che c'è contraddizione fra fede e scienza. La religione ti invita a leggere, a conoscere, a sapere.

Il libro di Olivier Roy, Global Muslim, parla di una reislamizzazione, che beneficia di un processo di acculturazione, cioè del venir meno della cultura d'origine a vantaggio di una forma di occidentalizzazione. Come è vissuta la propria religiosità dal musulmano praticante nella quotidianità? Se ci fosse una chiusura del mondo occidentale, specie dal mondo lavorativo verso la religione islamica (ad esempio nei confronti del ramadan, o delle preghiere giornaliere), come sarebbe possibile superarla?

L'Islam non è in contraddizione con l'essere un buon cittadino. Anzi, lo stesso Islam invita il musulmano ad essere un cittadino buono. Non c'è alcuna contraddizione, perché invece c'è una convivenza pacifica. L'Islam è una fede che invita a rispettare i suoi precetti religiosi, ma allo stesso tempo invita il credente a rispettare anche la Costituzione. Se per esempio, un lavoratore musulmano deve pregare durante l'ora lavorativa; sta all'intelligenza del datore di lavoro concederglielo. Così come se un lavoratore deve andare in bagno, il datore non può certo negarglielo. Bisogna instaurare un rapporto di fiducia e di onestà, di rispetto reciproco. In fondo il tempo necessario per una preghiera non dura neanche 5 minuti... Per quanto riguarda il ramadan, il musulmano digiuna finché può. L'Islam non chiede al musulmano di smettere di mangiare per farlo morire. L'obiettivo del digiuno è quello di sentirsi un tutt'uno con la parte dell'umanità che non mangia, solidarizzando con il prossimo. Tuttavia, è necessario salvaguardare anche il corpo. Se questo digiuno danneggiasse il corpo dovremmo obbligatoriamente smettere di digiunare, ma questo lo decide il musulmano e lo conosce lui stesso.

Molto spesso si sostiene che si debba affiggere e il crocifisso nelle aule scolastiche italiane perché esso è espressione della nostra cultura. Secondo Lei, esiste una confusione tra religione e cultura? Questo fenomeno è visibile anche nei governi nazionali in Medio Oriente?

L'Islam invita il musulmano a riconoscere la diversità. Nella testimonianza della nostra fede il musulmano deve dichiarare che non c'è Dio al di fuori di Dio, credere negli angeli e credere negli altri Libri. Noi crediamo che il Libro Sacro per i musulmani sia il Corano, ma altrettanto crediamo che la Bibbia sia il Libro Sacro per i cristiani, la Torah sia il Libro Sacro per gli ebrei. Anche se noi crediamo che questi siano falsi storici, li rispettiamo. La base del nostro pensiero è riconoscere l'altro, nella dimensione umana, religiosa e culturale. Perciò il crocifisso non dà assolutamente alcun fastidio al musulmano, in quanto simbolo di una religione.

L'Islam non riconosce lo stato teocratico, lo Stato deve essere uno Stato civile. Poi nell'applicazione ci sono degli sbagli: siamo umani. Ci sono paesi dove fanno un miscuglio tra uno Stato civile ed uno Stato teocratico. Spero nella crescita umana.

Cosa ne pensa dell'ora di religione islamica proposta dal Presidente della Camera Gianfranco Fini come alternativa a quella cattolica?

Io ho letto il documento di "Italia Futura": non esiste un'ora di religione islamica, esiste un'ora di insegnamento di storia delle religioni per tutti. Poi, essendo la maggior parte degli stranieri dei musulmani, c'è stata una distorsione del contenuto. Comunque l'iniziativa sarebbe interessante.

L'Islamismo radicale contesta soprattutto l'imperialismo americano, il capitalismo: categorie di riferimento usate dai movimenti di contestazione di sinistra e da quelli terzomondisti. Eppure si pensa sempre che l'elemento che spinge agli attacchi terroristici sia la religione. In questo senso, come interagiscono religione e cultura?

Io credo più che altro all'ingiustizia. Attenzione: io non giustifico nessun atto di terrorismo.

Esiste nel mondo una situazione di ingiustizia economica, una mancanza di libertà. Si crede che un paese sia liberale e democratico solo perché adotta politiche filo-occidentali e invece quando una popolazione ha eletto i suoi rappresentati democraticamente, l'Occidente non li considera democratici perché in contrasto con il pensiero occidentale. Un esempio eclatante sono state le elezioni in Palestina. Dobbiamo essere seri e responsabili: o parliamo della democrazia per tutti o è inutile che noi, fingendoci democratici, andiamo a fare una guerra in Iraq per instaurare la democrazia, ma in realtà facciamo il contrario. Lo scontro è questo: fra diritti, fra libertà, fra giustizia e ingiustizia.

Il processo di individualizzazione che si è prodotto dalla crisi delle autorità religiose, la volontà di creare un'umma universale, il rifiuto delle culture secolarizzate, la religione come libera scelta personale: è possibile che l'Islam abbia assimilato al proprio interno alcuni importanti elementi che caratterizzano il liberalismo moderno?

L'Islam da quando è nato è a favore della scelta individuale. L'Islam chiede alla persona di scegliere consapevolmente e di riflettere sulla sua fede religiosa. Il musulmano non è un semplice seguace della religione.

A volte assistiamo a degli episodi cruenti compiuti da musulmani, come l'uccisione di una giovane ragazza da parte del padre...

Purtroppo una parte dei nostri giornalisti non è onesta nel trasmettere quello che vede. Dopo dieci giorni l'uccisione della figlia del marocchino, un italiano cerca di sgozzare sua figlia perché voleva sposare un albanese. Su un giornale molto importante come "la Repubblica" dieci giorni prima c'era il marocchino che aveva ucciso la figlia (assolutamente condannabile da tutti i punti di vista) in prima pagina, dopo dieci giorni lo stesso giornale ha dedicato al fatto italiano solo un trafiletto, giustificando l'ira del padre. Ovviamente gli italiani leggendo questi due articoli pensano che i musulmani siano degli assassini e che la figlia italiana invece non doveva comportarsi così male con il padre. Purtroppo questi episodi sono presenti nelle culture di tutti quanti noi. E' il maschio che ha bisogno di un'educazione religiosa o civile. L'Islam ha dato alla donna tanta riconoscenza, ma soprattutto tanti diritti e la pone fin dall'inizio in una posizione uguale all'uomo. Ora non guardiamo agli ultimi 100 anni, dove L'Islam non c'è come pensiero, ma ci sono altri pensieri. Il primo articolo della Costituzione di molti Stati a maggioranza islamica dice che l'Islam è la religione del paese, tutte le altre leggi sono state copiate dalla Francia, dall'Europa. Il diritto all'onore, per esempio, è una legge francese. Noi l'abbiamo copiata. In Europa, grazie a Dio, la legge è stata cambiata. Ma questa legge sull'onore è contro la fede islamica.

Il rapporto tra predicatore e fedele è cambiato. Roy in proposito parla di Islam umanista. Il rapporto con la religione è diventato più intimo, la stessa religione si basa su una scelta personale. Ciò che prevale è la ricerca della felicità, la realizzazione di sé. L'origine del consenso alla religione è l'etica, non la paura di Dio. Dinanzi a questi cambiamenti, come si declina il ruolo di Imam di una comunità comunque diversa rispetto a quella presente nei paesi musulmani?

"Il rapporto con la religione è diventato più intimo, la stessa religione si basa su una scelta personale"... mi dispiace questi sono dei luoghi comuni, pregiudizi perché non conoscete l'Islam. Questa religione è basata sulla scelta personale. In Occidente il ruolo dell'Imam è sempre più importante. L'Imam in Europa si trova di fronte ad argomenti che paesi a maggioranza musulmana non affrontano. L'Imam è non solo colui che deve guidare la preghiera, ma è colui che deve dare delle risposte a delle realtà nuove e anche difficili. Realtà dove sei una minoranza religiosa. Le scelte sono nuove. Ad esempio: il cimitero. Trovare un cimitero per i musulmani, la legge per motivi sanitari dice che non è possibile mettere il corpo nel terreno, ma è necessaria la bara. Questo ha comportato una riflessione per noi. Grazie a Dio, l'Islam essendo una religione elastica, dà delle risposte equilibrate che permettono di vivere la propria religione tranquillamente. Io personalmente, vivo da quasi vent'anni in Italia, e non ho mai avuto dei problemi nel professare la mia fede religiosa.

Però a volte si sente che ci sono dei problemi per la costruzione delle moschee...

E' vero. Sicuramente è più difficile vivere la propria religione a livello collettivo, che a livello individuale. Nonostante che la Costituzione italiana professi la libertà di religione, purtroppo i politici sono molto indietro. Dovrebbero adeguarsi e devono uscire dai luoghi comuni e non usare l'immigrazione o la diversità per lo scontro politico.

Purtroppo c'è una deriva di estremismo anche in Europa. In Svizzera, per esempio, c'è un referendum per vietare le moschee con i minareti. Certo che non è discusso il minareto, il minareto non è un obbligo religioso. Il discorso è un altro, il diverso. Perciò la nostra battaglia non è per il minareto in quanto tale, che alla fine è indifferente, ma è per quello che si nasconde dietro: il punto è che si nega la sua presenza. Il foulard (non il burqa) fa parte della fede islamica, mentre il minareto no. Io credo che il viso debba rimanere scoperto, ma se una donna per sua scelta decide di mettersi il burqa, io non ho diritto di vietarglielo. Lo stesso vale per una donna che esce in minigonna: è una sua scelta, non posso dirle nulla.

Certo è che in Europa i gruppi femministi in particolare guardano al velo, anche quello che lascia il viso scoperto, come a un attentato alla libertà della donna e poi immagino sia scomodo, limita i movimenti...

Ma questo è anche un attentato da parte loro a dire che "io voglio vederti come voglio io".

E poi il velo è anche un'usanza italiana. Fino a cinquant'anni fa in Italia le donne lo indossavano, lo vediamo anche nei quadri della Madonna. Io non ho mai visto una Madonna senza velo. Quando dite "che è contro la nostra civiltà", se voi dite che la civiltà europea è incentrata sulla fede religiosa cristiana allora siamo noi più autentici. È discutibile la situazione della donna nei paesi a maggioranza musulmana, condizionata dalla società e dalla famiglia. Non è più discutibile in Italia, dove una donna musulmana può scegliere se mettere il foulard o meno ed è libera anche di denunciare il marito. Quello che noi dobbiamo cercare di raggiungere è l'accettazione dell'altro per come è e non per come vogliamo che sia. Poi certamente ci sono delle leggi per la convivenza civile di tutti quanti, ma le leggi devono rispettare anche queste usanze. Bisogna auto-educarsi, bisogna creare una cultura diversa e la legge, poi, aiuterà certamente a trovare una situazione di convivenza pacifica per tutti. Libertà significa anche responsabilità. Ci sono delle leggi che devono essere rispettate. Ma d'altra parte queste leggi non devono discriminare delle minoranze.

Molto spesso confondiamo il fanatismo con un profondo senso religioso. Quali sono secondo Lei le differenze peculiari fra le due realtà e quali sono le cause del neo-fondamentalismo?

Preferisco chiamarlo estremismo. In questo gli americani sono più bravi di noi europei, perché il fondamentalismo è una cosa che può essere anche positiva, mentre l'estremismo è certamente condannabile. Fondamentalismo, in generale, vuol dire tornare alle fonti. L'estremismo può essere bidirezionale: può vertere da una parte o dall'altra. L'estremismo purtroppo fa parte della cultura umana. L'Islam chiama l'essere umano ad essere equilibrato. Un versetto del Corano recita: "abbiamo fatto di voi una popolazione centrista", non in senso politico ma nel senso di essere equilibrato. Questo dipende dalla condizione in cui tu vivi, come comprendi questo fatto, come puoi leggerlo. Noi, nell'Islam, non abbiamo gerarchie. Certo è che anche quando è nato l'Islam ci sono stati movimenti e personaggi estremisti. Fa parte della cultura umana, dove ci sono religioni dove ci sono pensieri. Questa è la persona umana quando si allontana dall'equilibrio, dall'umanismo e va verso l'estremismo. La religione è lo strumento che Dio ha dato all'essere umano per vivere la sua vita in pace, in modo equilibrato. Questo vuol dire che se si dà un'interpretazione diversa da questa, la persona andrà verso l'estremismo. Da noi, nel mondo islamico, siamo andati verso due tipi di estremismo: abbassare la religione ad una questione solo spirituale, da una parte, e, dall'altra, un estremismo governato dall'interpretazione personale (il Dio personale di Beck). L'Islam condanna questi tipi di estremismi perché richiama all'equilibrio tra la spiritualità e l'individualismo.

Roy, nel suo libro, afferma che il neofondamentalismo va di pari passo con la globalizzazione: agisce come questa e se ne serve al tempo stesso. Questo è in contrasto con il fatto che la globalizzazione produca esclusi (come in Africa) nel senso che non riescono ad accedervi. Nel caso dei neo-fondamentalisti, si può parlare di un prodotto della globalizzazione che si ritorce contro essa stessa?

L'Islam riconosce la globalizzazione da 1430 anni. La globalizzazione viene condannata non in sé e per sé, ma in quanto esclude. Quando nella globalizzazione si parla di trasportare le merci da una parte all'altra del mondo allora va bene, invece quando l'uomo vuole andare da un posto ad un altro allora no, è bloccato. La globalizzazione di per sé è un fatto molto positivo. Ma quando viene usata per interessi particolari, certamente non è più buona. Questo perché la religione islamica è una religione globale. Il movimento estremista fa parte del mondo, fa parte della nostra realtà purtroppo. Loro sfruttano la tecnologia ma non condannano la tecnologia. Loro condannano lo sfruttamento sbagliato della tecnologia. Forse tutti quanti noi condividiamo con l'estremismo il suo elemento di fondo, non condividiamo però gli strumenti, il modo di rispondere a questa realtà.

Gli estremisti però non attaccano il Vaticano, ma attaccano il Pentagono, le Torri Gemelle: simboli del potere. E' più uno scontro tra religioni o uno scontro fra culture?

Attenzione all'inizio inizia come uno scontro tra culture, poi diventa uno scontro tra religioni. Non bisogna dimenticare che la persona quando è debole si aggrappa alla religione. Su questo punto dobbiamo essere molto sensibili, molto intelligenti direi. Noi, come musulmani, nei libri della storia scritti dai musulmani, le Crociate le chiamiamo "guerre dei Franchi", perché noi crediamo che la croce è il simbolo di una fede religiosa e va rispettato. Quando viene posto questo simbolo nella guerra, semini odio. La religione è uno strumento per vivere in pace. Gli uomini hanno usato la religione, ma gli uomini hanno usato anche il comunismo. Non è il comunismo in sé e per sé che è malvagio, ma sono gli uomini che hanno preso il comunismo come pretesto.

Per Lei, l'Islam è più autentico in Occidente, in quanto è frutto di una scelta individuale consapevole, o in Oriente, dove però la scelta non è una vera scelta, perché è legata ad un conformismo sociale?

Non ho dubbi che se un musulmano professa la sua religione in Occidente ha più libertà: può liberamente cambiare la sua religione, fare quello che gli pare e nessuno gli dice nulla. Questo è vero. Io, per esempio, sono nato e cresciuto in Palestina, nessuno mi ha detto che dovevo andare alla moschea. Certo, ci andavo con mio padre, ma non mi ha mai obbligato. Era una mia scelta. Anche quando sono venuto qui, ho scelto di praticare la mia fede. La prima cosa che ho fatto è stato cercare un luogo per pregare. Non l'ho trovato e allora l'ho fatto assieme ai miei fratelli. In parte è vero, qui non esiste il condizionamento, la società, la famiglia, ma l'Islam non dovrebbe essere legato al conformismo. Certamente poi la società ha i suoi effetti, su questo non ho dubbi.


*. 13 novembre 2009. Izzedin è nato in Palestina, ma vive a Firenze da circa vent'anni. È Presidente dell'Ucooi, della Comunità Islamica di Firenze e della Toscana, Imam di Firenze e membro del Consiglio degli stranieri del Comune di Firenze.