2007

Discorso, ideologia e rapporti di potere
La produzione accademica sulle azioni affermative e il suo contributo nella promozione dei diritti umani della popolazione afro-discendente del Brasile (*)

Ilzver de Matos Oliveira (**)

1. Introduzione

Se vogliamo avere davvero una Repubblica democratica dobbiamo attribuire al nero, come individuo e come collettività, uno statuto democratico. Il nero è diventato il teste numero uno dell'esistenza dell'universalità e della consistenza della democrazia in Brasile.
Florestan Fernandes

Un tema oggi all'ordine del giorno e che è oggetto di grandi discussioni e di molte polemiche nell'ambiente giuridico, accademico, politico, tra gli altri, è il problema della disuguaglianza razziale e dei suoi meccanismi di trattamento, in specifico le cosiddette azioni affermative, attualmente applicate in numero sempre maggiore dalle università del nostro paese.

In tale contesto, emerge questo saggio che, considerando l'estensione dell'argomento, la diversità dei documenti da analizzare, il fattore temporale e gli stessi obiettivi di questa omunicazione, ha deciso di concentrarsi sull'osservazione del discorso accademico relativo alle politiche di azione affermativa nei confronti degli afro-discendenti, soprattutto nell'ambito dell'istruzione superiore.

Questi discorsi saranno analizzati all'interno delle tesi e delle dissertazioni che hanno studiato le azioni affermative attraverso il prisma dei Diritti Umani, disponibili nel Portale dei Periodici della CAPES. Questi testi traducono, a partire dall'accademia, vari punti di vista sull'argomento: quello giuridico, sociologico, educativo, antropologico, economico, fra gli altri. Per raggiungere gli obiettivi prefissi, la tematica sarà interpretata sulla base dei principi teorici dell'Analisi del Discorso della linea Francese (AD) e saranno presi in considerazione anche i concetti di formazione discorsiva e di memoria discorsiva.

2. Contestualizzando la discussione

Nonostante un numero significativo di riforme istituzionali e di nuove politiche pubbliche sia stato implementato negli ultimi decenni in Brasile alla ricerca di un consolidamento della nostra democrazia, i cambiamenti si mostrano ancora insufficienti rispetto a una realtà intessuta di disuguaglianze, discriminazioni e esclusioni sociali.

Tra gli oggetti di riforma, uno dei problemi rivelatosi poi centrale, per la sua persistenza nel tempo, è la disuguaglianza razziale, ereditata dal periodo coloniale e che, ancora oggi, si mostra come uno dei maggiori "fantasma" da cui il Brasile come il resto del mondo occidentale sembra non esser in grado (o persino non volere) di liberarsi.

Diversi studi hanno dimostrato che la debolezza dello Stato di Diritto in Brasile, soprattutto nell'ambito del Sistema di Giustizia Criminale, non ha permesso una soddisfacente risoluzione dei conflitti legati alla disuguaglianza razziale attraverso la repressione della violazione dei diritti. Si noti che, malgrado il Brasile abbia optato per la via penale per la risoluzione del problema, è stato impossibile reprimere i casi di discriminazione, dinnanzi alle ambiguità delle leggi e alla mancanza di sensibilità sociale e di volontà politica del Potere Giudiziario nell'identificare e punire quei reati.

Così, lo Stato Brasiliano fino a oggi si è rivelato in generale inefficace nel trattamento della questione, non sa come rapportarsi con l'essere nero, con la sua cultura e il suo contributo, tanto che di è dimostrato poco efficiente nella gestione della differenza, della disuguaglianza e del meticciato, ereditate dal periodo coloniale. Per questo motivo, davanti a questo quadro, organi del Governo, università e altre istituzioni hanno cercato alternative a questo stato di deficit legale e giudiziario, cominciando a istituire politiche pubbliche positive, che mirano a promuovere la giustizia sociale e a combattere l'esclusione, enfatizzando il ruolo della partecipazione civica e della diversità.

Queste politiche originatesi negli Stati Uniti e dopo implementate in tutto il mondo, sono importanti e si giustificano come complemento all'attuazione del potere legislativo e giudiziario, come una sorta di terzo livello di lotta alle disuguaglianze razziali, dopo che lo Stato ha consacrato il principio dell'isonomia e ha introdotto i reati per le condotte discriminatorie. Eppure, nel panorama brasiliano, descritto prima, ovvero, in un panorama di leggi ambigue e un Potere Giudiziario eccessivamente formalista e tradizionalista, con enormi difficoltà a identificare e punire i reati di natura razziale, le azioni affermative hanno finito per essere considerate come benefici dello Stato.

Le politiche di azione affermativa nei confronti degli afro-discendenti, in particolare in nel campo dell'istruzione pubblica superiore brasiliana, le cosiddette "quote", sono un esempio di politiche pubbliche trattate come concessioni dello Stato e in grado di rinnovare il dibattito pubblico nel Brasile contemporaneo sul "fantasma" del nero e della discriminazione razziale, dibattito che conosce ampie divergenze in ambito giudiziario, accademico e in generale nella società.

Se queste politiche hanno stabilito un numero riservato di posti agli studenti neri nelle varie università, l'opzione politica scelta dal legislatore e dagli amministratori a favore degli afro-discendenti non è stata accolta con soddisfazione da certi settori della società che hanno deciso di dimostrare pubblicamente il loro scontento. Reazioni di questo tipo si ebbero nei confronti dei programmi di azione affermativa promulgati da università come quella Statale di Rio de Janeiro, quella Statale di Bahia, la Federale di Bahia e la Federale del Paraná, che hanno subito diverse petizioni giudiziarie e divennero oggetto di un forte dibattito non solo accademico, ma anche politico e giornalistico.

Così, le varie discussioni sull'implementazione delle politiche di azione affermativa per i neri nelle università pubbliche hanno contribuito non solo a suscitare un nuovo problema per i giudici, i politici, gli intellettuali, gli studiosi e i ricercatori di questo campo, ma anche a tracciare da parte proprio di questi gruppi una prima risposta alla sfida costituzionalmente posta dalla costruzione di una società più giusta più solidaria, tollerante, integrata e ugualitaria, senza discriminazioni di nessuna specie.

Analizzeremo proprio alcune di queste prime risposte, partendo dalla ipotesi che il discorso accademico egemonico, poiché riunisce nelle sue formulazioni l'elite dell'intellettualità e poiché rappresenta il luogo della scienza e della riflessione di alto livello della nostra società, si caratterizza per essere ideologicamente affine alle politiche di uguaglianza razziale, ante la percezione dell'esistenza di un legame diretto tra la realizzazione di queste politiche e la promozione dei Diritti Umani e il miglioramento della qualità della nostra democrazia.

3 Il discorso accademico sulle azioni affermative

In questo studio, sono state analizzate le seguenti tesi e dissertazioni pubblicate sul Portale dei Periodici della CAPES: Le azioni affermative dinnanzi alla Costituzione Federale, Proposte di azione affermativa in Brasile, Frontiere dell'uguaglianza nell'istruzione superiore, L'accesso al servizio pubblico per criteri razziali, Politiche di azione affermativa e istruzione superiore e La specificità dell'azione affermativa in Brasile.

Il dibattito e le idee sviluppate nei testi analizzati ruotano chiaramente intorno alla questione razziale intesa e concepita come un problema nazionale. Si concentrano, così, tutti su una strategia di denuncia dell'ideologia della democrazia razziale che porta a esplicitare le disuguaglianze sociali esistenti tra bianchi e neri.

In questa congiuntura, quei testi presentano proposte di cambiamento nel discorso tradizionale che considera il Brasile come un paradiso razziale e predicano la necessità di un riconoscimento delle differenze concrete che esistono tra i gruppi razziali nell'ambito del godimento dei diritti, affinché si giunga a un consenso minimo sulle ragioni delle disuguaglianze materiali e sociali a cui è sottomessa la popolazione nera. Intravedono in questo passaggio, il primo momento per l'accettazione di politiche razziali come le azioni affermative.

Sulla questione dell'importanza dell'implementazione delle azioni affermative in Brasile, nei testi analizzati è riscontrabile un consenso a favore de tali politiche. Certi brani selezionati dimostrano la presenza di questo discorso tanto nelle produzioni presentate nei Programmi di Post-laurea dei Centri di Educazione quanto nei Centri de Scienze Giuridiche:

Le azioni affermative sono uno dei mezzi che il Diritto contemporaneo adotta per la riduzione delle disuguaglianze sociali ritenute ingiuste, in quanto mezzo per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Costituzione per la Repubblica quali la riduzione delle disuguaglianze sociali, la costruzione di una società più giusta, libera, solidaria e senza discriminazione. (SILVA, 2003, p. V)

Le azioni affermative devono essere intese come misure indispensabili per la realizzazione del principio della dignità della persona umana, non solo come condizione minima di sussistenza, ma come superamento dell'intolleranza, della discriminazione e dell'esclusione sociale. (SOUZA, 2006, p. 158)

Ampia è anche l'opzione a usare il criterio della "razza" nell'adozione di tali politiche pubbliche, dal momento che in diverse parti dei testi si afferma la necessità di considerare che al di là del problema sociale esiste un problema razziale. Ecco alcuni brani che esemplificano questa posizione:

Le politiche pubbliche brasiliane si sono caratterizzate per aver adottato una prospettiva sociale e universalista. Anche allorché si riconosce l'esistenza di situazioni di disuguaglianza razziale e si formulano politiche per risolverle, queste non incorporano la razza come un aspetto rilevante o specifico, né riconoscono necessariamente la discriminazione razziale come uno dei fattori determinanti di queste disuguaglianze, come rivendicano i movimenti neri. Si concorda sul fatto che le disuguaglianze razziali rappresentano un problema, ma la loro causa sarebbe da ricercare nelle condizioni precarie nelle quali vive la popolazione nera. (MOEHLECKE, 2004, p. 18)

In questo modo, per rafforzare la necessità di politiche pubbliche positive per la popolazione afro-discendente i testi evidenziano, usando indicatori sociali e economici divulgati da istituti ufficiali di statistica, la situazione attuale di questa parcella della popolazione, se comparati con i cosiddetti bianchi. Ecco altri brani esemplificativi di questa impostazione discorsiva:

Gli studi realizzati sulla situazione della popolazione nera in Brasile indicano una posizione di svantaggio nei confronti dei bianchi in diversi aspetti, tra cui il reddito, l'occupazione e la disoccupazione, l'accesso e la permanenza nell'istruzione superiore, gli anni di scolarità ecc. Il peggio è che questi svantaggi [...] si sono perpetuati nel corso del tempo. Questa è anche la conclusione a cui è giunta la recente Relazione sullo Sviluppo dell'Onu del 2005. Secondo il documento, le differenze razziali persistono nel corso dei decenni, tanto durante le fasi di crescita che di decrescita dell'economia. In vari casi, anche quando neri e bianchi migliorano in qualche indicatore, i bianchi migliorano di più e le disuguaglianze persistono o aumentano. (SOUZA, 2006, p. 158-159)

Sulla scia di questo discorso, emergono nei testi studiati, le idee di uguaglianza formale e materiale. "L'uguaglianza formale da sola non è capace di impedire la pratica dell'ingiustizia sociale, infatti la semplice garanzia per cui tutti avranno accesso ai mezzi e agli strumenti, nella maggioranza dei casi, corrisponde alla perpetuazione della disuguaglianza", scrive Souza (2006, p. 162).

Essi partono dalla premessa per cui, per garantire l'uguaglianza dei risultati, lo Stato può prendere in considerazione fattori esterni e che sono precedenti all'entrata dell'individuo nel mercato competitivo, come i criteri della razza, del sesso, dell'origine e natura dell'educazione ricevuta.

In questa prospettiva, le azioni affermative basate sul fattore razziale sarebbero compatibili con il principio giuridico dell'uguaglianza e con i valori predicati dalla Costituzione Federale del 1988, soprattutto perché legittimate da dadi obiettivi che comprovano la situazione di disuguaglianza della popolazione nera rispetto a quella non-nera, come riferito anteriormente a partire dagli indicatori socio-economici. Appare così in questo contesto il discorso che giustifica le ragioni a favore delle azioni affermative nell'istruzione superiore:

A eccezione delle cariche elettive, la buona formazione universitaria è, senza dubbio, la chiave per le cariche di elite in Brasile. Le quote [...] funzionerebbero come fatti di diminuzione del peso delle condizioni socio-economiche per l'accesso al mercato competitivo (istruzione superiore e occupazione). [...] La percezione è che l'istituzione delle quote non ha realmente alcun costo per lo Stato e, pertanto, non rappresenta un investimento nel miglioramento della qualità dell'insegnamento nel paese. È solo una semplice distribuzione di beni. (SOUZA, 2006, 163)

E, infine, emerge il discorso per cui le azioni affermative, in realtà, sono strumenti di concretizzazione del principio costituzionale della dignità della persona umana. Questo discorso è condotto a partire dal dibattito sulla duplice nozione del principio della dignità della persona umana, che esige prestazioni positive e negative, quando da un lato abbiamo la nozione di rispetto e considerazione e dall'altro il dovere della sua promozione attraverso misure positive. Ed è in questo contesto posizioni positive e inclusive che si inserisce l'istituto delle azioni affermative.

3. Conclusioni

La ricerca ha evidenziato come il discorso accademico abbia corroborato le rivendicazioni dei Movimenti Sociali legati ai Diritti Umani e alla questione razziale. Ne ha rafforzato le istanze ma ha anche incoraggiato e aiutato lo Stato nell'adozione di politiche di azione affermative per gli afro-discendenti, in quanto meccanismo di promozione, prevenzione e riparazione dei Diritti Umani.

Questo compito è stato realizzato a partire dalle riflessioni che mettono in scacco le idee tradizionali e formali di giustizia e uguaglianza, le nozioni di meticciato e democrazia razziale, ed è stato realizzato attraverso costruzioni discorsive che dibattono le strategie di riconoscimento e di lotta al razzismo. Strategie che mettono in primo luogo la preoccupazione per i Diritti Umani e la concretizzazione della dignità della persona umana, e che dimostrano come l'Università, al di là di una atteggiamento di denuncia dei problemi di esclusione sociale di disuguaglianza razziale, abbia un importante ruolo attivo di alleata dello Stato e dei Movimenti Sociali nella lotta per l'acesso ugualitario ai diritti fondamentali in Brasile.

Bibliografia

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*. Testo presentato in occasione del III Seminário internacional de direitos humanos, Universidade Federal da Paraíba - Universidade de São Paulo - Universidade Federal do Pará, 4-6 settembre 2006. Traduzione di Vincenzo Russo.

**. Universidade Federal da Bahia.