2005

S. Holmes, C.R. Sunstein, The Costs of Rights. Why Liberty Depends on Taxes, W.W. Norton, New York 1999, trad. it. Il costo dei diritti. Perché la libertà dipende dalle tasse, Il Mulino, Bologna 2000, pp. 246

Si può parlare dei diritti in due modi diversi: in termini morali e in termini descrittivi. Nel primo caso si ricerca il fondamento dei diritti. La domanda alla quale si vuol dare una risposta è: a cosa hanno diritto gli esseri umani? Nel secondo, la domanda rilevante è: quali pretese individuali o collettive sono riconosciute da un determinato ordinamento e quali risorse collettive sono disponibili a loro tutela? Intesi in senso giuridico, i diritti sono "poteri" che la comunità politica protegge e i cui effetti possono essere tutt'altro che inoffensivi o innocui. "I diritti, in senso giuridico, 'hanno denti per mordere'" (p. 17). I diritti morali, al contrario, sono disarmati, vincolano solo in interiore homine, nel foro della coscienza.

Il lavoro di Sunstein e Holmes si concentra sui diritti intesi come interessi giuridicamente protetti. Nel dibattito sia a livello filosofico-politico sia a livello politico, spesso si discute dei diritti rimuovendo una considerazione scontata quanto fondamentale: quelle pretese individuali o collettive che eleviamo al rango di diritti possono ricevere effettiva soddisfazione solo nella misura in cui l'ordinamento non solo dà loro riconoscimento e tutela, ma destina loro anche specifiche risorse. In altri termini, i diritti hanno dei costi. Ciò vale tanto per i diritti negativi che per i diritti positivi, una dicotomia che gli autori mettono radicalmente in discussione. Dipendendo in ogni caso dall'intervento attivo dello stato, anche soltanto per la creazione e il finanziamento di tribunali dove possano essere fatti valere, secondo Sunstein e Holmes, tutti i diritti dovrebbero considerarsi per questo come diritti positivi: la tutela di un diritto implica sempre una scelta sull'allocazione delle risorse. Essa comporta uno spostamento delle risorse disponibili da una voce ad un'altra del bilancio, ovvero il sacrificio di altre opportunità (gli autori utilizzano in proposito il concetto economico di costo opportunità), nel caso dei diritti la decisione di sacrificare altri diritti.

L'attenzione al tema del costo dei diritti consente a Holmes e Sunstein di guardare in modo inedito ad una serie di questioni di rilievo che toccano le contraddizioni tra legge e politica all'interno dello stato di diritto, la qualificazione effettiva dei diritti e il ruolo dei giudici. Dire che la tutela effettiva dei diritti dipende dalle risorse disponibili, ovvero dal bilancio e quindi dal volume delle tasse raccolte, significa mettere in rilievo: da un lato che essa dipende da scelte politiche (p. 31); dall'altro che i diritti, al di là della retorica della loro inviolabilità, indisponibilità e inderogabilità, sono "pretese di carattere relativo", fondate sempre su dei compromessi (p.102) e non "assi piglia tutto", secondo la nota formulazione di Dworkin. D'altra parte, per il semplice fatto che i diritti che i giudici contribuiscono a tutelare comportano dei costi, il ruolo svolto dal giudiziario non è esente dal toccare quelle questioni di convenienza che i giudici tendono ad accreditare come proprie del solo processo politico. Ciò solleva un ulteriore problema: "può un giudice, date le modeste informazioni di cui dispone (anche le informazioni costano), e data la sua immunità da ogni responsabilità nei confronti dell'elettorato, ragionevolmente e responsabilmente decidere in ordine alla migliore allocazione delle risorse pubbliche?" (p. 31). L'insieme delle considerazioni sviluppate nel volume punta ad una rivalutazione e ad un rilancio del ruolo delle sedi politiche che la teoria democratica ha tradizionalmente deputato a luogo privilegiato delle scelte relative ai fini generali.

Brunella Casalini