2005

W. Schabas, An Introduction to the International Criminal Court, Cambridge University Press, Cambridge 2001, ISBN 0521804574

An Introduction to the International Criminal Court offre una chiara e concisa introduzione allo studio, principalmente giuridico, della Corte penale Internazionale. Oggetto di analisi è prima di tutto la creazione della Corte stessa, il cui Statuto come è noto è stato approvato a Roma il 17 Luglio del 1998, con i passaggi che hanno portato, dai tribunali internazionali di Norimberga e Tokyo, ai tribunali ad hoc per la ex-Jugoslavia e per il Ruanda, alla genesi della prima Corte penale internazionale permanente.

Questo volume propone essenzialmente un'analisi giuridica dello Statuto di Roma. Dopo una introduzione storica, comune alla maggior parte dei testi che affrontano il tema della Corte penale internazionale, il testo analizza gli articoli dello Statuto. Vengono così passati in rassegna, con continui riferimenti e con un ordine per lo più fedele al testo dello Statuto, i crimini perseguiti dalla Corte, le questioni di giurisdizione e di ammissibilità, lo svolgimento della fase investigativa e preliminare al processo, la fase processuale, le pene previste. In appendice si trovano lo Statuto della Corte, gli Elementi dei Reati e le Regole di Procedura e di Prova, cui il testo fa continuo riferimento.

Nella parte finale del primo capitolo Schabas afferma che "la Corte penale Internazionale è forse il più innovativo e interessante sviluppo del diritto internazionale dalla creazione delle Nazioni Unite. Lo Statuto è uno dei più complessi testi internazionali mai negoziati, una sofisticata rete di previsioni altamente tecniche derivate dal diritto penale comparato combinate con una serie di obbiettivi specificatamente politici, che toccano il cuore del rapporto fra lo Stato e la sua sovranità".

Lo Statuto di Roma è quindi un testo giuridico particolarmente difficile e complesso, perché frutto di un accordo multilaterale che ha dovuto tenere in considerazione modelli giuridici diversi (principalmente ma non solo quello continentale e quello anglosassone), obbiettivi politici diversi, preoccupazioni e timori di numerosi Stati di vedere lesa la propria sovranità nazionale (motivo di alcune defezioni significative fra le quali Stati Uniti, Cina e Israele). Il risultato finale è ovviamente un compromesso, e numerosi articoli sono intenzionalmente vaghi per non scontrarsi contro l'opposizione degli Stati più diffidenti nei confronti della Corte. Un esempio di compromesso è offerto dall'autore con il riferimento all'articolo 77 dello Statuto, là dove si prevede che la pena massima prevista è la reclusione fino a trenta anni, e l'ergastolo solo "se giustificato dalla estrema gravità del crimine". Quest'ultima espressione è senz'altro ridondante e fuorviante, dato che la Corte ha competenza unicamente su crimini di estrema gravità. L'esigenza è quella di far accettare lo Statuto anche agli Stati più riluttanti circa la possibilità di comminare l'ergastolo (alcuni Stati avrebbero voluto al contrario anche pene più severe come la pena di morte).

Il testo segnala le numerose questioni che il complesso Statuto della Corte lascia inevitabilmente irrisolte (fra le quali segnalo i dubbi riguardo al ruolo effettivo del Procuratore, il suo grado di discrezionalità e quello dei giudici, il rapporto fra la Corte ed altre istituzioni internazionali primo fra tutti il Consiglio di Sicurezza, le questioni di giurisdizione e competenza fra la Corte e gli Stati parte, ecc.), rinviando per un approfondimento a studi più specifici, in particolare a F. Lattanzi e W. Schabas, Essay on the Rome Statute of the ICC, Editrice il Sirente, Roma, 2000 e R. Lee, The International Criminal Court, The Making of the Rome Statute, Issues, Negotiations, Results, Kluwer Law International, The Hague, 1999.

L'opera di Schabas ha il pregio della chiarezza e della concisione, che la rende particolarmente adatta ad un primo approccio allo studio della Corte penale internazionale da un punto di vista strettamente giuridico. Non è e non vuole essere (a partire dal titolo) un testo esauriente su tutte le questioni giuridiche che lo Statuto di Roma propone. Molte di queste questioni non potranno poi che essere chiarite dalla Corte stessa attraverso il suo operato e la propria giurisprudenza.

Enrico Tirati