2005

J. Sanbonmatsu, The Postmodern Prince. Critical theory, left strategy and the making of a new political subject, Monthly Review Press, New York 2004, pp. 272, ISBN 1-58367-090-4

Il problema della dimensione politica nella società contemporanea, o meglio postmoderna, come preferiscono definirla numerosi filosofi e studiosi, costituisce un tema particolarmente denso nel dibattito intellettuale; è un tema in cui si intrecciano gli sguardi della filosofia politica, della scienza politica, della sociologia politica. John Sanbonmatsu, docente di Filosofia e Religione al Polytechnic Institute di Worcester (MA), declina questo tema chiedendosi se le forze di emancipazione sociale che caratterizzano la fase storica attuale, obbligate dalla storia ad abbandonare il socialismo, l'Internazionale, il Partito, possano ora scoprire o inventare una nuova forma politica.

Per rispondere a tale questione il libro si apre, esaminando, nella sua prima parte, il passaggio teorico all'immagine post strutturalista del "parlare nelle lingue della differenza" (p. 15): la struttura del sentimento degli anni Sessanta, i suoi tipici elementi di impulso e espressione, si situarono più tardi nelle pratiche dei movimenti sociali e divennero la base dei discorsi degli intellettuali accademici. Successivamente, l'autore mostra come il declino dei movimenti sociali e il gap tra teoria e pratica condusse la teoria critica a divenire vulnerabile ai cambiamenti nell'economia politica della produzione di conoscenza degli anni Ottanta e Novanta. Tutto questo è all'origine di una tendenza "Barocca" nel pensiero critico, il cui effetto fu il processo di razionalizzazione dell'università; inoltre il postmodernismo, rappresentando una forma di rinnegamento della strategia politica, non consentì di sviluppare effettivi modelli di azione. L'autore, peraltro, ritiene possibile valutare il postmodernismo come un forma di idealismo, analoga a quella criticata da Marx e Engels ne L'ideologia tedesca; parafrasando il titolo di quel testo marxiano, egli parla appunto di Ideologia francese, con esplicito riferimento al poststrutturalismo francese (Althusser e Foucault in particolare). Quest'ultimo infatti, cancellando l'idea di soggetto agente, ha condotto gli uomini a respingere in quanto incerte e corrotte tutte le modalità di interpretazione del nostro mondo (psicologia, sociologia, teoria politica, teologia, letteratura). Sanbonmatsu, dunque, sostiene che lo sguardo postmodernista confermi, più che la fine della politica e della strategia, l'inutilità delle forme di idealismo, che hanno sempre fornito scarso conforto contro la logica del potere.

Partendo dall'insieme di queste preliminari ma fondamentali considerazioni, è possibile indicare la costruzione di una soggettività politica nell'età postmoderna. Il modello di riferimento è costituito dal pensiero di Gramsci, in particolare attraverso il concetto di Principe moderno, che viene contrapposto a quello dell'Archeologo del sapere delineato da Foucault. L'obiettivo è mostrare che la teoria di Gramsci offre un valido resoconto della natura e degli scopi della vita politica, della relazione fra conoscenza ed esperienza e, quindi, del modo migliore per garantire la trasformazione sociale. Il raffronto tra Gramsci e Foucault, ricostruito in modo puntuale e schematico (anche tramite un'utile tabella concettuale), consente di comprendere come mentre il primo, un Marxista hegeliano, difende appassionatamente un concezione di politica che coinvolge la strategia delle masse e la guida degli intellettuali, il secondo sostiene al contrario un'antipolitica fondata sul singolarismo, sulla spontaneità e sulla distruzione del discorso. Foucault manca di una qualsiasi teoria dell'intersoggettività, mentre il movimento del principe moderno di Gramsci è più completo poiché postula che il principe divenga indistinguibile dal movimento della società in quanto tale.

Come Gramsci, ispirandosi al Principe di Machiavelli, sintetizza nel suo Principe moderno una politica senza illusioni con la teoria della storia di Marx, in modo simile Sanbonmatsu, ispirandosi a Gramsci, sviluppa l'idea di un movimento politico unificato, in cui confluiscono diversi movimenti, per formare il nucleo di un nuovo ordine di civiltà: questa idea è appunto ciò che egli intende per Principe Postmoderno. L'uso del termine "postmoderno", quindi, non deve essere inteso come un segno di affinità tra la costruzione teorica dell'autore e la sensibilità poststrutturalista, ma solo come attributo per descrivere la natura transitoria della nostra epoca. Dietro il Principe postmoderno, l'autore riprende il nodo classico della "forma politica" già fondamentale, prima che in Gramsci, in pensatori come Hobbes o Rousseau, Hegel o Marx, Lenin o Lukàcs. È essenziale, tuttavia, cogliere come questo principe postmoderno non sia in alcun modo costruito come una "coalizione", ossia come un assemblaggio di gruppi che mantengono la propria autonomia e identità anche alla fine di un lungo periodo di azione comune. Piuttosto, esso rappresenta la "coalescenza organica" (p. 185) dei vari e diversi movimenti, ossia una dimensione di unità tale da determinare il crescere insieme di parti separate. In definitiva, questo significa sottolineare, ancora contro il postmodernismo, "la necessità di una teoria della politica radicale secondo un approccio fenomenologico" (p. 185). La forma politica del principe postmoderno è dialettica, dinamica, in costante movimento: l'ontologia fondativa e la filosofia della vita etica del principe postmoderno vengono individuate nel "metaumanismo" (pp. 205 e sgg.). Utilizzando questo neologismo, Sanbonmatsu vuole suggerire sia la necessità di andare oltre l'antropocentrismo del tradizionale progetto umanista liberale sia, allo stesso tempo, un richiamo a una certa continuità con l'Illuminismo. Tale argomento spinge a ritenere cruciale, per il principe postmoderno, la dimensione dell'empatia: senza l'attenzione verso l'altro, né l'unità né l'obiettivo morale del principe postmoderno, possono essere assicurate. L'empatia, sebbene tradizionalmente poco considerata nella storia del pensiero politico, è importante per evitare i pericoli consustanziali all'agonismo politico. L'empatia è vista come l'unica emozione che rende "la solidarietà del principe postmoderno sia fenomenologicamente che politicamente plausibile" (p. 211). L'enfasi sull'empatia e sul metaumanismo agevola la comprensione del vero senso della libertà nel principe postmoderno: la libertà è intesa come la condizione di essere amati. Il metaumanismo è una vigorosa, etica e appassionata politica di difesa della vita nel mondo, perché oggi, per Sanbonmatsu, la lotta per la vita, la lotta per l'amore, è la lotta politica. In questa conclusione si può forse vedere un certa analogia, o quantomeno complementarietà reciproca, con le ipotesi sviluppate in anni recenti da Axel Honneth riguardo la lotta per il riconoscimento e da Anthony Giddens riguardo la politica della vita.

Il Principe postmoderno è, in ultima analisi, un interessante tentativo di studiare la soggettività politica applicando essenzialmente le categorie fornite dalla filosofia politica e dalla storia delle dottrine, sfuggendo alle derive postmoderne e poststrutturaliste. Può essere un approccio utile soprattutto se lo si integra con studi sociologico-politici: il dibattito attorno alla democrazia contemporanea, la sfera pubblica e gli spazi politici nella globalizzazione (tutti temi che Sanbonmatsu non tratta) è, infatti, lo sfondo concreto con cui questa interpretazione non può non confrontarsi.

Francesco Giacomantonio