2005

S. Mezzadra, A. Petrillo (a cura di), I confini della globalizzazione. Lavoro, culture, cittadinanza, Manifestolibri, Roma 2000

Il volume curato da Sandro Mezzadra e Agostino Petrillo rappresenta uno dei migliori sforzi concettuali, nel recente panorama critico, per interpretare il fenomeno della globalizzazione. Raccoglie saggi di taglio filosofico, sociologico, antropologico, economico e teorico-politico. Questi interventi - frutto di un approfondito lavoro collettivo di ricerca - condividono l'idea del carattere "multidimensionale" e contraddittorio del fenomeno, nella convinzione che proprio questo aspetto riesca a fornire gli elementi più interessanti ed innovativi nell'analisi della globalizzazione. Seguendo questa impostazione, i saggi affrontano lo studio delle complesse trasformazioni che, sul terreno dell'economia e del lavoro, della comunicazione e dell'informazione, delle culture e delle migrazioni, stanno rimodellando le società ed i sistemi internazionali. Un'attenzione particolare viene rivolta dai curatori e dagli autori del volume al tema dei "confini". Confini della globalizzazione intesi non come i suoi limiti, ma come le divisioni, le demarcazioni ed esclusioni che, in modo nuovo e multiforme, attraversano le nostre società ad una molteplicità di livelli, da quello geopolitico a quello socio-economico fino a far sentire i propri effetti sul terreno "antropologico".

Una prima sezione del volume raccoglie saggi di indirizzo più teorico politico, in particolare sulla situazione attuale e sulle trasformazioni del rapporto capitale-lavoro. Ad una densa introduzione storica e teorica su alcuni modelli concettuali di capitalismo (Maurizio Ricciardi) segue un'analisi delle articolazioni tra la dinamica espansiva della mobilità del capitale e la costituzione di nuove rigidità e nuove frontiere del lavoro (Yann Moulier-Boutang). Su questa linea risulta interessante anche lo studio del declino della contrattazione collettiva a livello mondiale e soprattutto delle forme di lavoro coatto che, apparentemente arcaiche, risultano invece essere un sostegno fondamentale e per niente residuale nel mercato mondiale avanzato. Lo studio delle aree economiche del Golfo Persico, del Brasile, della Cina e dell'India offrono un'importante prospettiva sul fenomeno (Ferruccio Gambino e Rossana Mungiello).

Una seconda sezione è dedicata ai processi migratori ed ai loro effetti sulle democrazie sia dal punto di vista istituzionale e repressivo sia da quello mediatico e retorico. Con notevole efficacia viene analizzata l'evoluzione del meccanismo di controllo e di criminalizzazione dei migranti nella Germania riunificata e delle misure di coinvolgimento attivo della popolazione locale nella gestione della sorveglianza e della repressione (Helmut Dietrich). Alla retorica politica ostile ai migranti sia in ambito accademico e scientifico sia in quello mediatico e spettacolare sono dedicati due saggi, che mettono in luce la stereotipizzazione della figura del migrante ed il fondamentalismo culturale in particolare nella nuova Europa. Particolarmente interessante risulta la prospettiva sul tema della "sicurezza" così come quello, di ispirazione foucaultiana, della "governamentalità mediante la paura" (Verena Stolcke e Didier Bigo). Un altro intervento sottolinea come la critica del politically correct e l'ideologia del linguaggio "naturale" su cui si fonda possa servire come base per demolire alcune importanti battaglie contro la discriminazione (Flavio Baroncelli).

Il volume si chiude con un saggio sulle guerre recenti, interpretate alla luce del concetto di polizia globale e dei suoi effetti distruttivi del diritto internazionale. Il concetto di disciplinamento torna al centro dell'analisi, nell'ottica appunto dei nuovi rapporti di forza internazionali e dei conseguenti effetti politici e giuridici dei conflitti in età globale (Alessandro Dal Lago).

Filippo Del Lucchese