2005

G. Oestreich, Geschichte der Menschenrechte und Grundfreiheiten im Umriß, Duncker & Humblot, Berlin 1978, trad. it. Storia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a cura di G. Gozzi, Laterza, Roma-Bari 2001, pp. xxxiv-194, ISBN 88-420-6403-3

Nel dichiarato intento del suo autore, questo volume è un tentativo di offrire, per la prima volta, «una storia universale e comparata dei diritti dell'uomo in compendio», intendendo per diritti dell'uomo una serie di strumenti giuridici per la protezione dal potere arbitrario, al fine di poter vivere «una vita cui siano d'attributo la dignità umana e il rispetto della persona».

La consapevolezza prima da cui muove tale tentativo è che «il patrimonio ideale dei diritti dell'uomo ha radici remote, che affondano in una tradizione bimillenaria»; ed ecco perché il cammino offerto al lettore comincia dall'età antica, da un'età in cui è certamente ancora improprio parlare di «diritti dell'uomo» nell'accezione corrente del termine. Dell'antichità viene ricordato in particolare il contributo degli Stoici, che hanno avuto il merito di insistere sulla comune natura di tutti gli uomini in quanto esseri dotati di ragione. Ma proprio il riferimento agli Stoici permette di constatare che siamo ancora ben lontani dalla richiesta della garanzia di diritti fondamentali: le loro importanti asserzioni si pongono sul piano etico, ma non producono significative conseguenze sul piano giuridico e politico. In continuità con l'insegnamento stoico, l'autore pone la dottrina cristiana, che ha respinto (anche qui, senza conseguenze sul piano giuridico) come contraria alla natura umana e all'ordine del creato, l'istituzione della schiavitù, assai importante per la realtà antica.

Dell'esperienza giuridica medievale, Oestreich sottolinea soprattutto il momento di passaggio alla modernità, quando «le pretese crescenti del potere centrale scatenarono dure lotte per la difesa di libertà e diritti acquisiti». Con la Magna Charta del 1215, e ancor prima con le Cortes del Leon del 1188, viene imposto ai rispettivi sovrani il rispetto di una serie di libertà che, pur presentandosi inizialmente come diritti "corporativi", possono essere considerate come il primo nucleo dei futuri diritti dell'uomo.

Se è la Riforma a segnare, da un punto di vista ideologico, il momento della rottura definitiva col vecchio ordine, è la nascita dello Stato moderno a stabilire il contesto in cui i diritti dell'uomo saranno rivendicati e affermati. Il nuovo panorama è monopolizzato da un attore che, da un lato sottomette alla propria legislazione settori sempre più vasti della vita sociale, e dall'altro lato unifica rapporti giuridici, soffoca poteri intermedi, ingloba ogni forma di amministrazione della giustizia. È questo il momento in cui i vecchi diritti cetuali di libertà vengono soppressi, oppure vengono reinventati e riformulati al fine di renderli omogenei con il nuovo ordine stabilito dal diritto statuale. Un processo che Oestreich definisce di «disciplinamento», all'interno del quale bisogna collocare, per comprenderla correttamente, la battaglia ideale e reale, che di qui in avanti sarà combattuta per il riconoscimento dei diritti dell'uomo.

Di questa battaglia Oestreich ricostruisce brevemente le tappe principali: sul piano ideale, il giusnaturalismo della Seconda Scolastica e quello protestante, il neostoicismo politico, il contrattualismo, con i necessari riferimenti anche al pensiero di Hobbes e di Milton, di Locke e di Coke, di Spinoza e di Pufendorf; sul piano reale, le lotte tra il Parlamento e il re in Inghilterra, ma anche la guerra contadina in Germania, oltre che naturalmente le Rivoluzioni americana e francese. Nel contesto di questa ricostruzione viene dedicato ampio spazio alle vicende ideologiche e politiche tedesche, come richiede la nazionalità dell'autore, ma la cosa può risultare utile al lettore, il quale ha facilità nel reperire informazioni riepilogative sulle vicende francesi o inglesi, ma non ne ha altrettanta nei confronti di quelle tedesche (e nemmeno italiane, a dire il vero....).

È comunque con le due grandi Rivoluzioni del Settecento che avviene il passaggio significativo verso il linguaggio dei diritti umani. A questo proposito, tuttavia, Oestreich mette in luce come, nella Rivoluzione Americana, l'utilizzo della categoria dei diritti dell'uomo serva a rivendicare in realtà i diritti tradizionali dei coloni inglesi contro la madrepatria (tanto è vero che il problema della schiavitù non trova soluzione) e come nella Rivoluzione Francese la stessa categoria serva ad affermare definitivamente l'idea di un individuo-singolo che deve fare assegnamento su se stesso, sancendo con la solennità di una Dichiarazione una visione dell'uomo «tipica del razionalismo e dell'individualismo del xviii secolo». Utilizzando entrambe queste osservazioni, si può dire che la categoria dei diritti dell'uomo nasce fortemente connotata in senso particolaristico, il che ne rende problematico l'utilizzo in senso universalistico che l'autore auspica nella Prefazione.

Nel contesto di un "racconto" in cui, sul piano teorico, la matrice giusnaturalistica dei diritti dell'uomo non sembra mai messa in discussione, trova collocazione anche il positivismo giuridico del xix secolo, considerato quale tentativo di liberazione dall'idea dell'esistenza prestatale dei diritti, ma non come mero rifiuto dell'idea dei diritti. Nello stesso secolo, d'altra parte, con l'affermarsi delle correnti e dei movimenti socialisti, si assiste a un arricchimento del catalogo dei diritti. Se il movimento liberale e borghese aveva insistito sui diritti di libertà, i movimenti legati al proletariato attirano l'attenzione su un'altra famiglia di diritti, quelli sociali, che nella ricostruzione di Oestreich assumono la funzione di rendere effettivi i diritti civili e politici: «L'uomo affidato alla sua sola forza lavoro andò in cerca delle forme di libertà, che lo mettessero in grado di fruire dei diritti classici liberali». E questo effetto si produce nonostante i grandi padri del socialismo, a cominciare da Marx, siano estremamente critici nei confronti della categoria dei diritti.

Nell'ultimo capitolo, Oestreich ricostruisce le tappe più significative del processo di costituzionalizzazione dei diritti umani avvenuto nel secondo dopoguerra, e di riconoscimento internazionale degli stessi soprattutto per opera delle Nazioni Unite. Qui si affacciano tutte le problematiche relative all'utilizzabilità dei diritti umani come codice universale dell'umanità, e Oestreich mette in guardia dal voler procedere a tappe forzate su questa strada: poiché i diritti umani «sono sempre andati al traino dei mutamenti storici, verificatisi nella politica, nell'economia e nella società [...] volerli fissare con un pronunciamento a maggioranza della società degli Stati, e renderli così vincolanti per tutti, è cosa in aperto contrasto col senso storico». E conclude: «sul sostrato fondamentale della storia è sempre meglio edificare con cautela».

Il volume si apre con una introduzione di Gustavo Gozzi, in cui viene ricostruito l'itinerario intellettuale dell'autore, e si chiude con un'ampia bibliografia relativa ai temi trattati nei singoli capitoli.

Tommaso Greco