2009

G. Gozzi, P. Manzini (a cura di), L'Occidente e l'ordine internazionale, Giappichelli, Torino 2008, ISBN 978-88-348-8470-6

Il volume L'Occidente e l'ordine internazionale analizza e interpreta le odierne trasformazioni del diritto internazionale in una prospettiva interdisciplinare. Da questo punto di vista il volume si inserisce in un percorso avviato dal volume Popoli e civiltà, curato da Gustavo Gozzi insieme a Giorgio Bongiovanni (2006). Se nel precedente volume era preponderante la prospettiva storico-filosofica, in L'Occidente e l'ordine internazionale prevalgono invece i saggi di carattere giuridico.

Il volume riesce nell'intento di offrire una ricchezza di punti di vista, talvolta molto distanti se non opposti, su temi centrali dell'attuale dibattito sul diritto internazionale, come la formazione di un diritto transnazionale in Occidente, il ruolo dell'Europa nella comunità internazionale e il rapporto tra Terzo Mondo e Occidente.

L'eterogeneità dei saggi rende tuttavia difficile ricondurre i loro contenuti al tema comune, e l'ampiezza dei temi trattati rende impossibile offrire una prospettiva esaustiva su di essi. Il contributo del volume può forse essere pienamente apprezzato se inteso come parte di un più ampio sforzo di contribuire allo sviluppo di due discipline che, per il crescente e inedito interesse che suscitano nella comunità scientifica, necessitano di essere consolidate e ampliate: la storia e la filosofia del diritto internazionale.

Da questo punto di vista la parte più rilevante del volume è quella dedicata alla posizione del Terzo Mondo di fronte alla "missione civilizzatrice" dell'Occidente. In questa parte viene indagata la relazione tra diritto internazionale, colonialismo e diritti umani.

Anthony Anghie mette in discussione la tradizionale ricostruzione storica del diritto internazionale e in particolare l'interpretazione corrente dell'imperialismo come accidente, storicamente delimitato, del diritto internazionale. Egli propone una lettura secondo cui esiste un'intima e persistente connessione tra imperialismo e diritto internazionale. La stessa categoria di sovranità, categoria cardine del diritto internazionale, non sarebbe nata in Europa, come le dottrine classiche del diritto internazionale sostengono, e poi esportata nel resto del mondo: al contrario, essa si sarebbe originata dallo scontro coloniale.

Anche secondo Gustavo Gozzi esiste una forte e duratura connessione tra diritto internazionale e colonialismo. A suo avviso ancora oggi il diritto internazionale è espressione degli interessi degli Stati e delle forze sociali dominanti nelle relazioni internazionali. In questo contesto, il discorso sui diritti umani assume una duplice funzione: da un lato esso è strumentale all'emancipazione del terzo mondo; dall'altro esso è però anche uno strumento di legittimazione delle politiche economiche liberiste degli Stati occidentali.

I diritti umani e la discussione della loro universalità sono al centro del saggio di Pier Cesare Bori, che affronta un'analisi comparata tra cristianesimo, buddismo, induismo, confucianesimo e islam. Secondo Bori, se i diritti umani sono storicamente determinati per quanto riguarda la genesi, essi sono però universalizzabili quanto al valore. La loro universalizzabilità è resa possibile dal concetto di "dignità umana", che a suo avviso è un modello trascendentale, una costante a-storica il cui contenuto è pensabile però solo attraverso le diverse forme storiche che ha assunto.

Questa parte del volume è completata dal saggio di Rosa Mulé, che offre un commento alla teoria dello sviluppo umano di Amartya Sen. Il volume ospita inoltre saggi di Attila Tanzi, Pietro Manzini, Antoine Garapon, Andrea Lollini, che si occupano dell'emergere di un diritto transnazionale in Occidente, e di Hans W. Maull, Marco Balboni, Lorenzo Gradoni e Silvia Angioi, dedicati al ruolo dell'Europa nella comunità internazionale.

Elisa Orrù