2005

R. Gritti, M. Allam, Islam, Italia. Chi sono e cosa pensano i musulmani che vivono tra noi, Guerini e Associati, Roma 2001, pp. 195, ISBN 888335208-4

In Islam, Italia, Roberto Gritti (docente di sociologia delle relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università "La Sapienza" di Roma) e Magdi Allam (inviato del quotidiano "La Repubblica" specializzato in questioni sul Medio Oriente e sui processi migratori) propongono una lettura critica dei preconcetti maggiormente diffusi riguardanti il mondo islamico. Il primo pregiudizio messo in discussione consiste nella classica e comune idea che l'Islam rappresenti un ambito culturale-politico ancorato al passato e alla tradizione, schivo ai cambiamenti. Il secondo preconcetto riguarda, invece, l'erronea associazione di certi fenomeni (quali ad esempio il velo alle donne, la poligamia e la mutilazione genitale femminile) all'Islam. In realtà tali usi sono il frutto di manifestazioni culturali, nel senso che, laddove essi esistono, tali usi vengono applicati indistintamente a tutti, si tratti di individui musulmani, cristiani, ebrei o animisti. In Africa, ad esempio, sono molteplici i casi di mutilazione genitale compiuti su individui cristiani, così come vi sono migliaia di cristiani, anche cattolici, che sono poligami. Si tratta di una realtà culturale tribale che i missionari che hanno portato il Vangelo in Africa si sono ben guardati dal contrastare perché avrebbero rischiato di rompere tutti i ponti con quelle società. Ulteriore pregiudizio da sfatare è rappresentato dalla popolarità del fanatismo religioso. Infatti, la stragrande maggioranza degli immigrati musulmani sono, in realtà, laici: non pregano regolarmente e considerano prioritaria l'integrazione nella nazione che li ospita.

È interessante notare l'intento sociologico degli Autori, che evitano di entrare nel "cuore" dell'argomento attraverso un dibattito pseudo-teologico o dottrinario, per incontrare l'Islam che vive in Italia evidenziando come si tratti spesso di un islam sereno e moderato, aperto allo scambio ed all'interazione. Il sondaggio riportato nel libro, ed effettuato sugli immigranti musulmani, riguarda in particolare due questioni specifiche: 1) cosa gli immigrati musulmani pensano di loro stessi; 2) cosa gli immigrati musulmani pensano degli italiani. Quest' inchiesta è particolarmente importante, visto che la comunità musulmana in Italia è composta da circa settecentomila uomini e donne provenienti da nazioni diverse (dal Marocco, che costituisce la quota maggiore, al Bangladesh, passando per l'Albania, l'Algeria, la Tunisia, la Somalia, il Senegal, l'Egitto, il Libano, e il Pakistan), concentrati soprattutto al nord (il 60% è suddiviso tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) e accomunati dall'appartenenza ad una religione, l'Islam. Un universo complesso, spesso guardato con diffidenza e pregiudizio. Dal sondaggio si rileva la presenza, in Italia, di un "arcipelago" di molteplici Islam tolleranti e aperti al dialogo. Non si può parlare, quindi, di un unico Islam, poiché è necessario specificare di quale stato musulmano si parla. Da un lato possiamo, infatti, scoprire realtà del mondo Islamico, come ad esempio la Turchia, la Tunisia, l'Indonesia, incentrate su un sostanziale laicismo, mentre da un altro lato, paesi come l'Afghanistan e l'Arabia Saudita, si distinguono proprio per il loro carattere integralista. Inoltre, tra questi due antitetici poli vi sono sfumature più o meno forti di Islam. Non è quindi possibile identificare un Islam estrapolato dal suo ambiente territoriale, politico e sociale. La contestualità ne rappresenta un elemento imprescindibile.

È interessante rilevare un ulteriore errore comune in cui si incorre, quando si parla di Islam, dovuto ad un'informazione di massa inadeguata, così come spiega nel volume lo studioso Kety Momaji Kebati, che scrive "Islam = religione musulmana = integralismo = fanatismo = fondamentalismo = terrorismo". A tal proposito è opportuno rilevare che in realtà i gruppi fondamentalisti, in tutto il mondo, raccolgono appena il 5% del miliardo e duecento milioni di musulmani con cui conviviamo. L'Islam, insomma, è tutt'altro che "monolitico", come qualcuno vorrebbe far credere. In questo libro si parla quindi di "integrazione" intesa secondo il concetto di integrare una cultura esterna alla propria all'interno di un contesto maggioritario. Va quindi distinta dall'"assimilazione" che rappresenta, invece, la fusione pura e semplice di una cultura in un'altra. L'integrazione è da intendersi come un fatto positivo, come un incontro tra due culture, che a loro volta danno vita ad una nuova identità.

In questo volume è proposta, quindi, un'integrazione che abbia come scopo lo sviluppo di un'intercultura. Gli autori, in ogni modo, mettono in evidenza anche i problemi che rimangono aperti: l'Islam come fede religiosa, l'identità collettiva, la concezione e lo statuto della donna, la concezione della moschea, il nodo dell'istruzione religiosa e della scuola. E neppure tacciono i conflitti esistenti all'interno della società italiana ma precisano che l'islam, lungi dall'essere una minaccia, rappresenta in realtà un significativo contributo al pluralismo e alla modernizzazione, sociale e istituzionale, del nostro paese. La contaminazione e l'evoluzione da sempre sono l'essenza stessa delle civiltà. In realtà la civiltà, al pari della razza, è una categoria intrinsecamente contaminata: l'Islam è nel Dna dell'Occidente così come l'Occidente è nel Dna dell'Islam. Il volume proposto da Gritti e Allam risulta, quindi, particolarmente ricco di contenuti, vista la complessità del tema trattato e si conclude con un'altrettanto ricca sitografia e bibliografia sull'argomento, che ne sottolinea l'importanza nel recente panorama storico-culturale.

Alessandra Callegari