2005

C. Galli, Spazi politici. L'età moderna e l'età globale, Il Mulino, Bologna 2001, pp. 180, ISBN 88-15-08120-8

In questo volume Carlo Galli si concentra sul rapporto tra spazio e politica, sul suo significato nella modernità filosofica e sulle novità che la globalizzazione comporta per questa coppia concettuale. Tra le conclusioni di questo volume l'idea che le categorie del moderno non sono più utilizzabili perché la globalizzazione, pur essendone il compimento, ne implica al tempo stesso la dissoluzione. Questa tesi ha anche un forte impegno normativo. Se gli spazi politici moderni si sono formati in risposta ad istanze ed a sfide poste dal sorgere di nuove soggettività, in lotta per il riconoscimento di nuove libertà, l'epoca della globalizzazione non può che essere affrontata - sostiene l'a. - con un "nuovo intento spazializzante". I confini moderni, così come le categorie filosofiche e politiche che ne hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo, non sono riproponibili. Tuttavia, nuovi confini devono essere tracciati e pensati per permettere l'incontro dei soggetti in questa nuova epoca. Non sono più valide, ad esempio, le geometrie politico-spaziali tipicamente moderne elaborate per l'incontro tra le "particolarità universali della soggettività e le universalità particolari degli Stati".

L'analisi di Galli parte dalla genealogia degli spazi e delle geometrie politiche della modernità. Particolarmente interessante, alle origini di questo paradigma, la lettura di Machiavelli e di Moro. "Laterale", il primo, al moderno, per aver pensato le coordinate spaziali non in termini di ordine e di neutralizzazione ma in termini di "energia", come vettori di conflitti e di agire virtuoso. Autoritario e moralizzante, il secondo, nella costruzione dell'utopia razionale. Tra i primi teorici della guerra giusta e umanitaria, Moro sviluppa la metafora del potere che si presenta come Giustizia universale tendenzialmente ubiquitaria che, per il bene dell'umanità, plasma a propria immagine lo spazio liscio della modernità. Galli attraversa, con la sua analisi, l'intero percorso che porta al compimento - ma anche alla dissoluzione - del paradigma moderno della spazialità. Le tappe fondamentali di questo sviluppo sono la crisi di quell'"universalità particolare" che è lo Stato, la sua articolazione nella figura della violenza totalitaria tipica del nostro secolo fino ad arrivare, nel dopoguerra, a quella ri-spazializzazione della politica che è il Welfare state ed alla sua crisi.

L'ultima parte del volume, dedicata alla globalizzazione, consiste in una rapida discussione critica di alcune posizioni che si confrontano con gli spazi della politica nella nuova epoca. Galli presta particolare attenzione ai fattori di interna contraddizione, alle rotture ed alle discontinuità che caratterizzano la globalizzazione. Un compimento ma anche un rovesciamento della modernità che "ci sfida a capire come si possano riconcettualizzare le attuali dinamiche della politica, [come] se ne possano eventualmente ridefinire gli spazi e i luoghi" (p. 132). L'economica, la politica, le relazioni internazionali sono al centro del discorso. Galli discute, tra le altre, le posizioni di Bauman e Geertz, di Ramonet e Höffe, di Habermas e Held, di Hardt e Negri. Tra le conclusioni del volume l'a. sottolinea la possibilità di un nuovo ruolo per l'Europa, sulla base di una ri-attualizzazione della politica contro i presunti automatismi del mercato, in particolare come "spazio sovrano dei diritti non genericamente umani ma concretamente e istituzionalmente garantiti in una costituzione politica continentale; come lo spazio reale del costituzionalismo in cui - sdrammatizzandosi sempre più la questione della cittadinanza, ed essendo possibili cittadinanze plurime, anche provvisorie - si realizzerebbe un equilibrio tra particolare e universale in qualche modo simile alla 'diversità coordinata' di Montesquieu" (p. 171). Un'Europa dalla cui necessità, secondo l'a., discende non tanto la sua "realtà effettuale" (il realismo di Machiavelli giunge intatto ben oltre il moderno ...), quanto l'impegno per la sua realizzazione.

Filippo Del Lucchese