2005

S. Filatov, A.V. Malašenko (a cura di), Islam e politica nello spazio post-sovietico, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 2000, pp. XXII-184, ISBN 88-7860-167-5

Il volume raccoglie alcuni saggi, di autori russi, sul rapporto tra politica ed islam nei paesi della Federazione russa e della C.S.I.

Federazione russa. In Tatarstan, i tatari esprimono un'élite sostanzialmente laica, mentre l'islam resta diffuso fra le persone di bassa condizione sociale. Il Cdum (influente organizzazione religiosa islamica di coordinamento, fondata da Caterina II nel 1788 col nome di Dumes), nella persona del suo leader, il muftì Tadzuddin, si attesta su posizioni riformiste (c.d. euroislam: il rispetto della Shari'a è questione di coscienza). La "Direzione spirituale dei musulmani" (Dumrb) del vicino Baškortostan ha condannato il laicismo di Tadzuddin, ritenendolo contrario all'essenza dell'islam. In Daghestan, per tutta la prima metà degli anni '90, hanno operato movimenti locali (ma a anche arabi e pakistani) tendenti all'islamizzazione dello Stato; molto attivi sono i wahhabiti (il wahhabismo - da Abdul Wahhab, vissuto nel XVIII sec., - è l'ideologia ufficiale saudita), che tentano di imporre un islam radicale. Il wahhabismo in Daghestan si scontra col sufismo, versione popolare dell'islam. Tra il '95 e il '98 lo scontro tra wahhabiti e islamici tradizionali nella repubblica caucasica ha assunto i tratti della guerra civile, risolta solo grazie all'intervento di Mosca; la crescita costante del fondamentalismo preoccupa non poco le autorità daghestane. In Cecenia, sebbene la Costituzione del 1992 stabilisse la separazione tra Stato e organizzazioni religiose, e nonostante alcune misure atte a conseguire la parità confessionale, si è andati verso la proclamazione dell'islam quale religione di Stato. L'islamismo e il patriottismo hanno avuto, dal '94 (anno di inizio del conflitto russo-ceceno), un ruolo ideologico centrale nella mobilitazione contro la Russia; nel '95, per decreto del presidente ceceno Dudaev, sono stati introdotti i tribunali islamici, mentre dall'estero massiccio è stato l'afflusso di mujahiddin stranieri che, chiamati al jihad, hanno introdotto in Cecenia forme di wahhabismo radicale. Nel 1996 il nuovo presidente, Jandarbiev, ha dato un giro di vite all'islamizzazione, introducendo un codice penale islamico sostanzialmente copiato da quello sudanese; il 3 febbraio del '99, con un decreto del presidente Mashkadov, è stato sancito il completo passaggio all'ordine della Shari'a. In Ossezia settentrionale il wahhabismo, penetrando dalla Cecenia, fa sempre maggiore presa, mentre in Inguscezia, Kabardino-Balkarija, Caracaevo-Circassia le istituzioni politiche e religiose lavorano per favorire la pacificazione interetnica e prevenire la penetrazione dall'estero del wahhabismo. Infine, gli abitanti dell'Adygeya sono tra i meno islamizzati del Caucaso settentrionale.

C.S.I. In Kazakhstan e Kirghisia l'islamizzazione attecchisce tanto più quanto il processo di modernizzazione fallisce. Negli ultimi anni, per varie ragioni (propaganda, crisi socio-economica, influenza esterna, effetto galvanizzante del movimento taliban afgano, presentato come restauratore dell'ordine) si sta diffondendo il radicalismo islamico, finanziato soprattutto dai sauditi; il governo ha cercato di porre sotto il proprio controllo gli ulema, fornendo loro uno stipendio e garantendone l'inviolabilità in cambio di un atteggiamento filogovernativo. In Tagikistan, sebbene già dal 1978 si fosse diffuso un movimento giovanile islamista con fini politici (contro la tradizione sufi: infatti, secondo la tariqa - "fratellanza" - naqshabandi, basata sul sufismo, il potere degli ulema non può sovrapporsi al potere politico), è solo negli anni '90 che inizia una dura guerra civile, che vede contrapposto il governo tagiko ai vari gruppi islamici; l'accordo di pace del '97 stabilisce l'ingresso dell'opposizione musulmana nel governo nella misura del 30%; a sua volta l'articolo 100 della Costituzione tagika stabilisce il carattere laico dello Stato (sulla questione dell'abrogazione di quest'articolo c'è forte contrasto). Tuttavia l'islam tagiko è ancora lontano dal fondamentalismo afgano, da cui ha peraltro ricevuto molti aiuti. In Uzbekistan nel 1990 è stato fondato il partito Hezbollah, il cui responsabile si è espresso per l'introduzione nel paese della Shari'a. il presidente uzbeko Karimov (eletto nel '92) ha cercato di controllare con metodi violenti e illegali l'espansione dell'islamismo, nel tentativo di creare una repubblica laica; l'ideologo del regime, Umanskij, ha elaborato il concetto di 'islamismo laico', che si traduce nel progetto di totale sudditanza dell'islam agli interessi dello Stato. Ad oggi nel paese si registrano forti spinte: da un lato, taliban e opposizione tagika fomentano il fondamentalismo, dall'altro India, Cina, Russia e USA (per evidenti ragioni geopolitiche) tentano di impedire l'islamizzazione del paese. L'Azerbaigian è, per il 70%, sciita; una parte dell'élite azera guarda all'Iran come modello, un'altra, laica, guarda alla Turchia di Atatürk, mentre una componente laico-cosmopolita guarda all'occidente e alla Russia. La coscienza azera insiste più che altro sul turchismo, di cui l'islam rappresenta solo una componente; anzi, esiste una tensione tra l'islamismo e il turchismo, poiché l'islam radicale considera ogni forma di nazionalismo come shirka (adorazione di qualcosa di diverso da Allah). L'Azerbaigian ha, negli ultimi anni, sposato una concezione dell'islam funzionale alla stabilità dello Stato.

Il libro offre una mappa, ricca di dati, del rapporto tra islam e istituzioni e mette in luce l'importanza delle istituzioni religiose islamiche nei paesi della Federazione russa e della CSI. I dati emersi, però, non sono sottoposti a una (se non minima) analisi teorica che tracci un quadro d'insieme della situazione.

Francescomaria Tedesco