2010

J. Habermas, Europe: The Faltering Project, Polity Press, Cambridge 2009, pp. 231, ISBN 978-0-7456-4640-4

Il volume Europe: The Faltering Project raccoglie nove saggi che si caratterizzano per la coerenza teorica e per il precipuo carattere "assimiliatorio", tipico del pensiero riformista di Jürgen Habermas, il quale rifiuta "l'isolamento del pensiero che scava fossati", preferendo costruire "ponti" tra i campi del sapere. In questo lavoro il filosofo tedesco focalizza lo sguardo sulle società contemporanee, analizzando alcuni fenomeni fondamentali, utili a comprendere le "trasformazioni della modernità", quali l'opinione pubblica, la diversità culturale, la globalizzazione, la secolarizzazione, l'integrazione europea e la politica mondiale. I saggi qui raccolti riproducono alcuni interventi svolti da Habermas in varie circostanze: l'anniversario della morte di Richard Rorty (2007); la conferenza organizzata dalla Comunità Ebraica in Parigi, alla presenza di Jacques Derrida (2000); il conferimento, a Ronald Dworkin, del premio Niklas Luhmann (2006); il ricevimento del premio Bruno Kreisky (2006); la lezione tenuta nel 2007 all'Università di Tilburg; il discorso tenuto al forum culturale dell'SPD a Berlino nel 2007; parte di una replica ai saggi contenuti nella raccolta P. Niesen, B. Herborth (a cura di), Anarchie der kommunikativen Freiheit, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 2007; un saggio critico sulla qualità della stampa pubblicato su "La Repubblica" del 23.05.2007; un intervento tenuto presso il Congresso Mondiale dell'Associazione Internazionale di studiosi della Comunicazione, in Dresden, nel 2006.

La prima parte del testo qui recensito, Portraits (pp. 1-46) concerne appunto "ritratti" dipinti dall'autore, di tre tra i maggiori filosofi contemporanei: Richard Rorty, Jacques Derrida e Ronald Dworkin.

In"....And to Define America, her Athletic Democracy": In Memory of Richard Rorty (pp. 3-16), Habermas ripercorre l'amicizia intercorsa con il filosofo americano di Princeton, nata in occasione di una conferenza su Heidegger, tenutasi in San Diego, nel 1974. "Dick", vezzeggiativo affettuoso con cui Habermas soprannominava Rorty, proponeva un nuovo programma di filosofia pragmatista, che, anche se si sviluppava entro un contesto post-modernista e decostruzionista, sfuggiva a tale periodizzazione declinandosi piuttosto come un progetto di "ricontestualizzazione" della tradizione e della testualità filosofica. Habermas sottolinea che il pregio della filosofia di Rorty è stato quello di contrapporre, in un dialogo filosofico, scuole, correnti di pensiero e figure fino ad allora irrelate tra loro, riconducibili a Dewey, Heidegger e Wittgenstein (p. 4).

In How to Answer the Ethical Question: Derrida and Religion (pp. 17-36), Habermas riprende una lezione da lui tenuta presso il Centro di Comunità Ebraico di Parigi alla presenza di Derrida, nel 2000, che rappresenta un'anticipazione del confronto tra le teorie dei due filosofi circa il concetto di religione, oggetto di pubblicazione, nel 2003, per le Edizioni Laterza, del testo di Giovanna Borradori, Filosofia del terrore. Dialoghi con Habermas e Derrida.

In Ronald Dworkin - A Maverick among Legal Scholars (pp. 37-46), il filosofo tedesco ricorda l'incontro avuto con Dworkin nel settembre del 1983, durante una manifestazione organizzata dal Partito Social-Democratico Tedesco in Bonn, contro la corsa agli armamenti che in particolare ha riguardato esercitazioni di missili Pershing-2 presso la brigata d'artiglieria statunitense dislocata a Mutlangen, nel Baden-Württemberg. Interessante il rilievo conferito da Habermas alla concezione dell'uomo proposta da Ronald Dworkin. Secondo quest'ultimo, l'individuo ha una responsabilità morale e personale di fare qualcosa per se stesso, cogliendo le uguali opportunità (o risorse) che gli devono essere fornite dalle istituzioni democratiche, al fine di realizzare il potenziale insito nelle vite umane (p. 43). Da questo punto di vista, affiorano molteplici similitudini tra la nozione di "comunità liberale" e l'idea di "patriottismo della Costituzione", ripresa dallo stesso Habermas.

Nella seconda parte del suo lavoro (pp. 47-106), il filosofo tedesco presenta tre saggi concernenti l'Europa e il suo futuro, proponendo una lettura socialdemocratica del progetto europeo.

In An Avantgardistic Instinct for Relevances: The Role of the Intellectual and the European Cause (pp. 49-58) il filosofo tedesco interviene nella discussione concernente il "ruolo dell'intellettuale nella società massmediatica", individuando ciò che caratterizza un buon intellettuale e lo distingue da un "personaggio televisivo" , sostiene che: "la buona reputazione di un intellettuale, se ne ha una, non è basata in prima linea sulla fama, bensì sul credito che si è acquistato all'interno della propria disciplina e prima che si faccia un uso pubblico del proprio sapere e della propria reputazione. Quando un intellettuale prende parte argomentando, ad un dibattito, si deve rivolgere ad un pubblico non composto da spettatori,, bensì da potenziali interlocutori a cui può accadere di dover vicendevolmente render conto. Dal punto di vista idealtipo si tratta di uno scambio di argomenti, non di una somma di sguardi fabbricati ad arte. Forse questo spiega come mai i politici, gli esperti e i giornalisti che si incontrano in televisione non lasciano alcun vuoto da colmare per un intellettuale. Gli altri, da tempo, svolgono in modo migliore il suo ruolo" [trad.mia] (p. 54). A tal proposito, Habermas si preoccupa del dilagante euroscetticismo che ha portato alla bocciatura referendaria francese e olandese del 2005 della Costituzione Europea, considerandola espressione dell'incapacità dei governi nazionali di mobilitare le rispettive opinioni pubbliche, e del "fallimento degli intellettuali", i quali hanno lasciato la questione europea ai politici, invece di interpretare un ruolo antielitario, atto a stimolare una larga discussione popolare (p. 58).

Nel saggio What is Meant by a "Post-Secular Society"?. A Discussion on Islam in Europe (pp. 59-77), Habermas sostiene che si stia combattendo una vera e propria battaglia culturale sul fronte del rapporto tra cultura/religione e sfera pubblica. E' da evidenziare, a tal proposito, la sua distinzione tra laici e laicisti intendendo per questi ultimi coloro che rifiutano di accogliere nello spazio pubblico le religioni e che vorrebbero ridurre le varie fedi al foro privato della coscienza individuale. Il "paradigma" accolto dal filosofo è quello di una "società mondiale "multiculturale", che, svincolata da tutte le civiltà tradizionali, che negoziano ciascuna per sé, e tra di loro, il rapporto con la modernità, sono alla ricerca della pace mondiale, attraverso l'uso del dialogo (p. 60).

In European Politics at an Impasse: A Plea for a Policy of Graduated Integration (pp. 78-105), Habermas sottolinea la necessità di passare da un'integrazione orizzontale, rappresentata dall'unificazione monetaria ed all'istituzione del mercato comune, ad un'integrazione verticale o politica, che segua le indicazioni espresse da Jacques Delors nel suo Libro Bianco e che Lionel Jospin aveva rilanciato in merito all'armonizzazione della tassazione, alla convergenza delle prestazioni statali relative agli standards sociali minimi e alla critica dei neocorporativismi. Habermas sostiene che il Trattato di Lisbona (noto anche come Trattato di Riforma) non risolve due problemi fondamentali che rappresentano le precondizioni per l'esistenza di una Costituzione: la mentalità e la partecipazione della popolazione (p. 79). Questo deficit democratico di cui soffre il progetto ambizioso degli Stati Uniti d'Europa può essere risolto, secondo il filosofo tedesco, attraverso la promozione di un alto livello di partecipazione da parte dei cittadini ai processi politici che si svolgono a Strasburgo e Bruxelles (p. 80). Habermas sostiene che il destino dell'Europa non può essere deciso dai rappresentanti politici nazionali a porte chiuse, ma deve essere realizzato attraverso le sfere pubbliche nazionali nelle quali rilevano le opinioni dei cittadini (p. 81).

Nella terza parte del suo lavoro, On Reason in the Public Sphere (pp. 107-197), Habermas propone ulteriori tre saggi relativi alla auspicata "costituzionalizzazione" del diritto internazionale.

In The Constitutionalization of International Law and the Legitimation Problems of a Society for World Society (pp. 109-130), Habermas si sofferma sul possibile sviluppo di una società mondiale, composta non solo da Stati, che vanno perdendo a poco a poco la loro sovranità, ma altresì da organizzazioni internazionali, con un conseguente ampliamento delle loro competenze attuali (p. 109) Queste innovazioni del diritto internazionale richiedono lo sviluppo di una comunicazione e interpretazione interculturale, che può essere raggiunta attraverso il rinnovamento dell'ONU in democrazia cosmopolitica, attraverso tre punti fondamentali: 1) la trasformazione dell'Assemblea Generale dell'ONU, secondo il modello federalista, in Parlamento Mondiale Bicamerale (Camera Federale degli Stati e Camera dei Rappresentanti dei Cittadini del Mondo); 2) la modifica del Consiglio di Sicurezza, in composizione allargata e con procedure di voto che tengano conto dello scenario geopolitico globale, e la sua dotazione di un bilancio adeguato alle competenze in materia di sicurezza e diritti umani; 3) un aumento delle materie di competenza della Corte Internazionale di Giustizia; 4) l'integrazione funzionale tra i tre livelli, nazionale, transnazionale e internazionale, in cui operano diversi soggetti, con funzioni diverse: a livello internazionale l'ONU, cui vanno riservate le due funzioni più importanti quali la tutela della pace e l'affermazione globale dei diritti umani; a livello transnazionale le organizzazioni continentali, quali l'Unione Europea e altre organizzazioni intermedie (WTO ad esempio), con compiti di coordinamento delle politiche degli Stati nazionali; a livello nazionale i governi, che hanno il compito di armonizzare le normative interne con quelle sovranazionali.

In Media, Markets and Consumers: The Quality Press as the Backbone of the Political Sphere (pp. 131-137), Habermas si sofferma sul timore che la stampa di qualità non assolva più alla funzione ha sinora garantito, e insiste nella necessità che venga soddisfatta in modo sufficiente e con profitto la domanda di informazione e formazione, partendo dalla considerazione che ascoltatori e telespettatori non solo sono consumatori, ossia soggetti che fanno parte del mercato, ma al tempo stesso sono cittadini che hanno diritto alla fruizione culturale, all'osservazione degli avvenimenti politici, alla partecipazione, alla formazione delle opinioni.

Infine, in Political Communication in Media Society: Does Democracy still have an Epistemic Dimension? The Impact of Normative Theory on Empirical Research (pp. 138-183), Habermas propone, al fine di rendere partecipi i cittadini degli Stati membri alle vicende europee, di rendere transnazionali le esistenti sfere pubbliche nazionali, piuttosto che creare uno spazio comunicativo sovranazionale europeo, ad oggi empiricamente inesistente, secondo quanto rilevato dagli studi compiuti da Bernhard Peters nel 2004, dai quali è possibile rilevare come i flussi di comunicazione oltre confine stiano aumentando molto lentamente e che un "noi" comune europeo non esista realmente.

Nell'intervista che conclude il volume, Afterword. Lessons of the Financial Crisis (pp. 184-197), che è stata condotta alla vigilia dell'elezione presidenziale americana del 2008 e dopo l'inizio della la crisi finanziaria globale, Habermas analizza le conseguenze disastrose del dominio decennale della politica economica neo-liberale e neo-conservatrice attuata dall'amministrazione Bush, e propone, come alternativa all'unilateralismo egemonico degli Usa nella lotta al terrorismo e nell'esportazione armata della pace, della democrazia e dei diritti umani, lo sviluppo di una legalità delle procedure inclusive del diritto internazionale e una cornice istituzionale attraverso cui sia possibile il confronto interculturale.

Il volume, che si configura quale strumento di analisi e di critica, presenta un filo rosso che lega i saggi che lo compongono e che esprime le ragioni del più recente itinerario habermasiano. Esse riguardano la proposta dello sviluppo di una democrazia cosmopolitica, fondata su un ruolo peculiare assegnato agli organi dell'ONU, al fine di scongiurare il prevalere degli interessi particolari delle "tradizioni della politica europea di potere". Ciò è possibile attraverso lo sviluppo di una cittadinanza mondiale, che ha come precondizione necessaria la genesi, entro le società civili e nelle sfere pubbliche politiche nazionali, di orientamenti favorevoli alla comprensione reciproca e alla cooperazione nella comunità internazionale. La costituzione di una opinione pubblica mondiale, dipende, secondo Habermas, dalla comunicazione globale dei mass-media, ed è compito delle organizzazioni non governative (ONU, Greenpeace, Amnesty International) realizzare un'infrastruttura più solida e continua, entro cui il cittadino mondiale, quale "testimone oculare universale", diventi protagonista della scena mondiale, e vada ad appartenere ad una comune e solidale collettività morale inclusiva, aperta a tutti, che prometta coinvolgimento senza discriminazioni e riconosca l'eguale diritto di ciascuno alla propria differenza. La sfera pubblica va configurata, pertanto, come "spazio della presenza", che fornisca "la pubblicità" necessaria per la conferma delle identità e che renda possibile la prestazione ermeneutica della riproduzione culturale dei mondi vitali.

Alessandra Callegari