2005

C. Arnsperger, P. Van Parijs, Éthique économique et sociale, La Découverte, Paris 2000, trad. it. Quanta diseguaglianza possiamo accettare? Etica economica e sociale, a c. di A. Bugliani e D. Piana, introd. di M. Ferrera, il Mulino, Bologna 2003, pp. XXVI-134, ISBN 88-15-09383-4

Quanta diseguaglianza possiamo accettare? Con questo titolo accattivante viene presentata la traduzione italiana di un volume nato come strumento didattico per gli allievi della cattedra di Éthique économique et sociale dell'Università di Lovanio. Gli autori, che si collocano nella tradizione della filosofia morale analitica, intendono offrire un quadro semplificato ma esauriente delle soluzioni che alcune teorie normative prospettano dinanzi al problema generale della giustizia distributiva e della sua istituzionalizzazione nelle società occidentali avanzate. L'ambito disciplinare di riferimento è dunque l'etica applicata e l'attenzione è in particolare rivolta a "quegli approcci dell'etica economica e sociale che sono [...] centrati sull'elaborazione di principi che caratterizzano le istituzioni giuste" (p. 12).

L'etica sociale e l'etica economica - che nell'architettonica normativa post-rawlsiana sono parti dell'etica pubblica - sono definite rispettivamente come la teoria delle istituzioni sociali e la teoria dei comportamenti economici e delle istituzioni ad essi preposte. Entrambe, nella versione proposta da Arnsperger e Van Parijs, procedono secondo la strategia dell'"equilibrio riflessivo", ossia della ricerca di un bilanciamento critico tra principi normativi dati e giudizi morali "ben ponderati" su concrete situazioni dilemmatiche (aborto, eutanasia, risorse scarse, ecc.) in cui i principi generali vengono applicati e messi alla prova. L'obiettivo è quello di raggiungere in tal modo una coerenza nei principi, fondata su "buone ragioni" e in grado di trasferirli dall'ambito della teoria normativa a quello della pratica politica. Attraverso questo artificio metodologico vengono analizzate quattro impostazioni concorrenti, "quattro finestre per guardare il mondo", debitamente 'tradotte' nei termini concettuali e nella modellizzazione sociale dell'armamentario della filosofia analitica applicata: l'utilitarismo, il libertarismo, il marxismo (analitico) e l'egualitarismo liberale. Il problema che funge da portatore di dilemmi normativi è quello della diseguaglianza sociale ed economica e delle sue implicazioni sul piano della giustizia distributiva, cui si aggiungono, nella seconda parte del volume, due esemplificazioni relative ai temi scottanti della sanità e dell'immigrazione.

Se è vero che gli autori non mancano di sottolineare pregi e difetti degli approcci trattati, giudicati "punti cardinali" dell'attuale riflessione etico-politica, non stupisce che la ricerca dell'equilibrio riflessivo li conduca a privilegiare l'egualitarismo liberale formulato originariamente da J. Rawls nella sua Teoria della giustizia, presentata qui come "l'atto di fondazione dell'etica economica e sociale contemporanea" (p. 57). Nel quadro normativo di una conciliazione dei principi di libertà ed eguaglianza che vuole comunque "prendere sul serio il pluralismo" dei valori materiali, Arnsperger e Van Parijs articolano una complessa casistica delle possibili combinazioni tra quei principi di riferimento e le pretese morali di volta in volta sollevate, apprezzando, sull'ideale bilancia della giustizia distributiva, i diversi pesi della libera autonomia individuale e dell'equa ripartizione collettiva di oneri e benefici. In questo modo, tuttavia, il problema iniziale, la diseguaglianza sociale, viene scomposto e parcellizzato nelle sue morfologie combinatorie e trasferito, dal piano politico conflittuale in cui naturalmente si trova, a quello depoliticizzato di una giustizia "equa" fra soggetti privati che discutono in base a buoni argomenti e a giudizi morali ben ponderati. La soluzione neocontrattualista punta al solito sull'eguaglianza formale e, al solito, trascura le ineguaglianze materiali di risorse, poteri e forze contrattuali.

L'infelice ma esatto titolo adottato dall'editore italiano di questo volume ne circoscrive così anche la portata concettuale e l'utilità politica: limitata la prima alla descrizione delle modalità di quantificazione della diseguaglianza accettabile secondo parametri privatistici, e orientata la seconda agli insegnamenti postmodern di etica per manager sul modello delle business school americane. La domanda sulle cause dell'ineguaglianza resta in ogni caso inevasa, appartenendo forse, a giudizio degli autori, alle metafisiche del passato.

Alessandro Paoli