2005

Diritti dell'uomo e Stato di diritto nella teoria e nella pratica della Cina contemporanea (*)

Li Zhenghui, Wang Zhenmin

1. Le lezioni storiche della Rivoluzione culturale, del riconoscimento dei diritti e del principio del 'governo del paese attraverso il diritto', dal 1978 al 1982

Secondo una stima approssimativa i danni economici diretti e calcolabili causati alla Cina dai dieci anni della Rivoluzione culturale ammontano a 500 miliardi di yuan. I danni causati dal 'grande balzo in avanti' nel 1958 ammontarono a 120 miliardi di yuan. Tuttavia l'investimento complessivo della Cina nella costruzione di infrastrutture dal 1949 al 1979 ammonta soltanto a 600 miliardi di yuan (1). Nel 1976, alla fine della Rivoluzione culturale, l'economia nazionale cinese era sull'orlo del collasso. Non è assolutamente possibile calcolare la devastazione causata alla Cina nei campi dell'istruzione, della scienza, della cultura e in molti altri, che è irrimediabile.

Dopo la conclusione della Rivoluzione culturale la Cina rifletteva su quell'esperienza dolorosa e desiderava pace e ordine. Qual era precisamente la causa di questa lunga turbolenza politica nazionale, che aveva inflitto danni così gravi? Nel 1978 si tenne la terza Sessione plenaria del XI Comitato centrale del Partito comunista cinese. La sessione analizzò le cause della rivoluzione culturale e propose i rimedi necessari a impedire che simili tragedie si ripetessero in futuro. A questo scopo la Sessione condusse un'analisi approfondita dei temi della democrazia e del sistema giuridico e concluse che "deve esserci abbastanza democrazia prima di poter condurre una centralizzazione corretta [...] abbiamo cercato la centralizzazione in assenza di democrazia [...] nel passato. C'è troppo poca democrazia" (2). Se ne può dedurre che la Sessione si rese conto che la causa principale del decennio di turbolenza politica era la lunga assenza di democrazia nella vita del partito e dello Stato, e che "la prassi secondo cui conta quello che dice una sola persona" aveva provocato la lunga tragedia nazionale. La pace, la stabilità e lo sviluppo economico non possono essere realizzati a lungo termine senza democrazia. Occorreva riconoscere che era stato fatto molto lavoro per promuovere la democrazia dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese e che le basi preliminari della democrazia socialista erano state gettate. Con tutto ciò, perché la Rivoluzione culturale si era verificata ugualmente?

E' chiaro che la democrazia da sola non basta: in mancanza di strumenti efficaci per proteggerla, non si può salvare la democrazia e tanto meno un paese. Numerose lezioni storiche sono servite a dimostrare questo punto. Per garantire lo sviluppo della democrazia la Cina ha bisogno di un'istituzione democratica fondamentale, radicata profondamente nel popolo, difesa con scrupolo e sostenuta dal popolo, specialmente dai funzionari pubblici a ogni livello. Cosa più importante, la stabilità, la continuità e la vigorosa vitalità di questa istituzione devono essere garantite senza essere soggette a cambiamenti ad labitum. Devono esserci delle istituzioni democratiche e delle leggi precise, e gli organi dello Stato devono esercitare i loro poteri in conformità ad esse per proteggere i diritti e le libertà dei cittadini. Occorre stabilire saldamente l'autorità suprema del diritto perché essa significa l'autorità suprema della volontà popolare. Di per se le leggi cinesi riflettono la democrazia. Sono approvate dal potere legislativo cinese dopo un procedimento democratico e rispecchiano lo sviluppo sociale e la volontà del popolo cinese. Per questa ragione la Sessione indicava che "per garantire la democrazia popolare è necessario rafforzare il sistema giuridico socialista e istituzionalizzare e sottoporre al diritto il sistema democratico, in modo da garantire la stabilità, la continuità e la massima autorità di questo sistema, oltre che delle leggi" (3).

La storia cinese contemporanea ha dimostrato che la democrazia non può essere mantenuta senza la forte protezione delle leggi e delle istituzioni. La ricerca della democrazia senza il 'governo della legge' sfocia inevitabilmente nella 'democrazia assoluta' o nel tipo di 'democrazia' della Rivoluzione culturale che apparentemente tende a distruggere ogni forma di autorità, ma finisce nella tirannia, nell'autocrazia e in altri disastri, invece che nel libero sviluppo degli esseri umani. Se democrazia significa istituire il governo del popolo, il 'governo della legge' protegge proprio questo significato. Perciò, un paese retto dalla democrazia popolare è necessariamente un paese retto dal 'governo della legge'. Solo applicando rigorosamente il 'governo della legge' un paese e il suo popolo possono condurre le loro attività in modo regolato e normale. Ciò da un lato garantisce che il popolo eserciti i suoi diritti democratici nei limiti del diritto, così da evitare l'anarchia e il nichilismo giuridico, dall'altro lato offre una protezione giuridica effettiva ai diritti democratici del popolo perché l'autorità pubblica è sottoposta a limiti e controlli che le impediscono di violare questi diritti che non devono essere revocati se non in base alla legge.

Le ragioni storiche e sociali della rivoluzione culturale sono molte e complicate, ma non si può negare che una causa importante sia stata l'influenza del nichilismo giuridico. Inoltre, il sistema giuridico deve fondarsi sulla democrazia: la democrazia è la base del 'governo della legge' e, circolarmente, il 'governo della legge' serve a proteggere la democrazia. Pertanto la Sessione enunciò il principio guida di "promuovere la democrazia socialista e rafforzare il sistema giuridico socialista" e questa è stata una svolta storica nella costruzione della democrazia e del sistema giuridico in Cina, una pietra miliare nella marcia oltre il nichilismo giuridico e verso il 'governo della legge', un importante passo avanti nel modo di intendere la costruzione del sistema giuridico da parte del Partito comunista cinese.

Si può dire senz'altro che il principio proposto dalla Sessione era incentrato unicamente sulla necessità di cambiare la situazione di anarchia e di amministrare secondo il diritto. Assumeva il punto di vista che gli organi dello Stato devono governare attraverso il diritto, senza enunciare espressamente tutte le implicazioni del 'governo della legge'. Inoltre deve essere chiaro che il popolo è il soggetto e non l'oggetto del 'governo della legge'; che il principio della democrazia deve essere realizzato in tutto il processo legislativo, garantendo che siano rappresentati la volontà e gli interessi del popolo; che occorre imporre dei limiti ed esercitare dei controlli giuridici sull'esercizio dei poteri degli organi dello Stato, e che la Costituzione e le leggi hanno l'autorità suprema nel paese; che, anche se è necessario seguire la guida del Partito comunista, quest'ultimo deve condurre le sue attività nei limiti del diritto, nonostante il riconoscimento del suo ruolo di guida; che le libertà e i diritti dei cittadini sono protetti rigorosamente dalla Costituzione e dalle leggi; che tutti i cittadini e le persone giuridiche sono uguali davanti alla legge. La democrazia deve essere protetta dalle istituzioni giuridiche e il sistema giuridico deve riflettere lo spirito della democrazia. Il 'governo della legge' è l'istituzionalizzazione e la giuridicizzazione della volontà del popolo. La sovranità del popolo non può essere realizzata se la sua volontà non si esprime attraverso la legge, e il diritto non è conforme all'esigenza del 'governo della legge' se non recepisce la volontà del popolo. Il significato del 'governo della legge' in Cina non è completo se non rispecchia il duplice scopo di promuovere la democrazia e rafforzare il sistema giuridico.

2. La Costituzione del 1982: il punto di incontro fra teoria e prassi

Nel 1982, dopo il XII congresso nazionale del Partito comunista, la quinta sessione della quinta Assemblea popolare modificò profondamente la Costituzione del 1978. La nuova Costituzione stabilisce i principi fondamentali del sistema politico e sociale cinese, i compiti primari del paese, il suo sistema giudiziario e i diritti fondamentali dei cittadini. Tutto ciò costituisce il fondamento giuridico delle riforme e dello sviluppo cinesi. Questa Costituzione è considerata dalla scienza giuridica cinese la migliore dopo la fondazione della nuova Cina. Nel quadro dei principi fondamentali della nuova Costituzione la costruzione del sistema giuridico cinese è entrata in una nuova fase.

A partire dalla sua fondazione nel 1949, la Repubblica popolare cinese si è dedicata allo sviluppo del sistema giuridico allo scopo di proteggere i diritti umani. Specialmente dopo il 1978, sulla base delle lezioni apprese dalla Rivoluzione culturale che disprezzava e calpestava i diritti umani, il potere legislativo cinese ha adottato un buon numero di leggi, regolamenti e risoluzioni che hanno creato una cornice giuridica per la protezione dei diritti umani, avente al suo centro la protezione costituzionale. L'attuale Costituzione del 1982 comprende anche altre disposizioni fondate sull'enunciazione dei diritti dei cittadini nelle tre costituzioni precedenti (4). Non solo contiene più disposizioni rilevanti ma è anche più analitica ed efficace nel riconoscere le libertà e i diritti politici, economici, sociali e culturali dei cittadini. Per quanto riguarda ad esempio la protezione dei diritti del fanciullo, l'articolo 49 della Costituzione dispone che "i genitori hanno il dovere di allevare ed educare i figli minori, e i figli maggiorenni hanno il dovere di sostenere e assistere i loro genitori [...] è vietato maltrattare gli anziani, le donne e i fanciulli". Questa è una disposizione molto dettagliata.

La Costituzione del 1982 presenta anche dei cambiamenti strutturali. Nelle tre costituzioni precedenti il capitolo sui 'Diritti e doveri fondamentali dei cittadini' era stato sempre collocato dopo il capitolo sulla 'Struttura dello Stato', il che sembrava indicare che l'organizzazione della struttura statale dovesse precedere e fosse più importante dei diritti fondamentali dei cittadini. Invece, collocando i diritti fondamentali nel secondo capitolo subito dopo i 'Principi generali', la Costituzione del 1982 indica che i diritti dei cittadini sono connessi strettamente al sistema politico e sociale e sono la continuazione dei 'Principi generali' dai quali sarebbe inopportuno separarli. Questa collocazione è conforme alla prassi seguita nel redigere le Costituzioni attuali di vari altri paesi, che collocano i diritti fondamentali prima della struttura e dei poteri dello Stato. Ciò riflette anche il mutato atteggiamento della Cina verso i diritti fondamentali dei cittadini.

3. Lo sviluppo del diritto e dei diritti umani nella teoria e nella prassi, dal 1982 al 1988

Nel quadro dei principi posti dalla Costituzione del 1982, al fine di venire incontro alle necessità dello sviluppo dell'economia di scambio, a partire dal 1982 fu accelerata l'approvazione delle leggi economiche e civili. La prima legge civile generale, i 'Principi generali del diritto civile', fu promulgata nel 1986. Anche se non abbastanza dettagliata, era la legge fondamentale per lo sviluppo dell'economia di scambio di cui stabiliva le regole di funzionamento fondamentali (5).

Nel 1987 il XIII congresso nazionale del Partito comunista cinese propose una riforma a lungo termine del sistema politico al fine di instaurare un sistema politico socialista con un alto grado di democrazia e un valido sistema giuridico. Tutto mostrava che la concezione cinese del 'governo della legge' si era ancora una volta rinnovata. In quel periodo, a parte la Costituzione, furono approvate numerose leggi per consentire una effettiva protezione giuridica dei diritti umani.. In quel periodo fu anche stabilita gradualmente una efficace struttura di tutela giudiziaria per i diritti umani. Secondo la legge, il compito principale dell'attività giudiziaria in Cina è quello di proteggere tutti i diritti e le libertà fondamentali e gli altri diritti e interessi legittimi di tutti i cittadini, tutelare la proprietà pubblica e la proprietà privata acquistata legittimamente dai cittadini, mantenere l'ordine sociale, salvaguardare lo svolgimento normale del processo di modernizzazione della Cina e punire le violazioni della legge. Ciò riflette l'importanza attribuita dall'ordinamento cinese alla protezione dei diritti umani nell'attività giudiziaria.

Gli organi della sicurezza pubblica e le istituzioni giudiziarie cinesi devono svolgere la propria attività attenendosi rigorosamente ai seguenti principi:

1. Tutti i cittadini sono uguali nell'applicazione della legge. I diritti e gli interessi legittimi di qualunque cittadino devono essere tutelati secondo la legge e la condotta illegittima o criminale di qualunque cittadino deve essere perseguita secondo la legge.

2. Gli organi della sicurezza pubblica e le istituzioni giudiziarie devono decidere tutti i casi in base ai fatti reali e utilizzare la legge come criterio.

3. I tribunali popolari e le procure popolari (6) devono esercitare il potere rispettivamente di giudicare e di applicare la legge in modo indipendente. Entrambi sono soggetti soltanto alla legge e sono liberi da ogni interferenza da parte di organi amministrativi, organizzazioni sociali e singoli individui. Nel procedimento penale i tribunali popolari, le procure popolari e gli organi della sicurezza pubblica devono dividersi le responsabilità, coordinare i loro sforzi e controllarsi a vicenda per garantire l'applicazione efficace e corretta della legge. Devono adempiere alle loro responsabilità unicamente all'interno della sfera di competenza prestabilita e non possono sostituirsi a vicenda. Le procure popolari devono esercitare la supervisione sulle attività svolte dagli organi della sicurezza pubblica, dai tribunali, dal personale penitenziario, dai funzionari delle case di reclusione e dagli organi preposti alla rieducazione attraverso il lavoro per accertarsi che tali attività siano conformi alla legge. Questi principi della giurisdizione sono sanciti espressamente dalla Costituzione e dalle leggi cinesi. Per proteggere i diritti umani le leggi cinesi contengono delle disposizioni esplicite e rigorose concernenti ogni aspetto dell'attività della pubblica sicurezza e degli organi giudiziari, e del procedimento giurisdizionale. Alcuni di questi aspetti sono elencati qui di seguito.

1. Detenzione e arresto. Nessun cittadino può essere arrestato se non per decisione o con l'approvazione di una procura popolare o per decisione di un tribunale popolare, e l'arresto deve essere eseguito da un organo della sicurezza pubblica. Sono vietate la detenzione non autorizzata, la privazione o la limitazione della libertà personale di un cittadino compiute con mezzi non previsti dalla legge. Le leggi di procedura penale cinesi stabiliscono termini specifici di durata del procedimento.

2. Perquisizioni e formazione della prova. La Costituzione del 1982 proibisce la perquisizione di un cittadino al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge; il domicilio di un cittadino è inviolabile ed è proibita la perquisizione domiciliare non autorizzata o l'intrusione nel domicilio di un cittadino. Le leggi di procedura penale cinesi dispongono che le perquisizioni condotte dagli organi della sicurezza pubblica devono svolgersi rigorosamente secondo la legge. Un principio, oltre che una regola disciplinare della pubblica sicurezza e degli organi giudiziari, vieta rigorosamente di estorcere confessioni per mezzo della tortura, e ogni caso di violazione deve essere perseguito.

3. Azione penale e processo. Il processo davanti ai tribunali popolari è pubblico. Il dibattimento deve essere aperto al pubblico, con la sola esclusione dei casi che riguardano segreti di Stato o che interferiscono nella sfera personale di riservatezza o che riguardano crimini commessi da minori. In questi casi il dibattimento deve svolgersi a porte chiuse. In ogni caso, che il dibattimento si svolga a porte chiuse o no, i tribunali popolari pronunciano le loro sentenze pubblicamente dopo aver raccolto tutte le prove. L'accusato ha il diritto di difendersi. Secondo le disposizioni del codice di procedura penale, il sospetto o l'accusato che non voglia esercitare da sé il diritto di difesa, può farsi rappresentare da un avvocato, da un parente o da un altro cittadino. I tribunali popolari devono assicurare la tutela effettiva del diritto di difesa dell'accusato o del sospetto nel corso del procedimento giudiziario. Il sospetto e l'accusato hanno diritto di presentare appello e petizioni.

4. Il procedimento davanti ai tribunali popolari. Il procedimento si articola in due gradi di giudizio. Una parte che rifiuta di accettare la sentenza o l'ordinanza di un tribunale popolare locale di prima istanza ha diritto di appellarsi al tribunale popolare di livello immediatamente superiore. Una parte può presentare a un tribunale popolare o a una procura popolare una petizione concernente la legalità della sentenza o dell'ordinanza. Di per sé l'appello non comporta una pena più grave. Il codice penale cinese contiene delle norme specifiche sui reati e la responsabilità penale dei minori. Le procure popolari devono esercitare una supervisione rigorosa sui procedimenti civili e penali per assicurarne la conformità alla legge. Come altri paesi del mondo, la Cina mantiene la pena di morte, ma impone dei limiti precisi alla sua applicazione. La pronuncia di una condanna a morte che dispone la sospensione dell'esecuzione per due anni è una prassi cinese che consente di controllare l'applicazione della pena di morte.

5. Il lavoro in carcere e i diritti dei condannati. Nell'accogliere i condannati inviati a scontare la sentenza le autorità penitenziarie e gli organi preposti alla rieducazione attraverso il lavoro devono osservare rigorosamente la legge. Gli organi di detenzione devono avvertire le famiglie dei condannati entro tre giorni dall'inizio della detenzione. In alcune circostanze i condannati hanno il permesso di scontare la pena nella loro zona di residenza, perché le famiglie e le unità di lavoro di provenienza possano assisterli nella rieducazione. L'ordinamento cinese prevede che i diritti dei condannati siano protetti. Secondo il diritto cinese i condannati hanno diritto di voto se non ne sono stati privati in base alla legge. I condannati hanno, fra l'altro, il diritto di rivolgere petizioni, di difendersi, di rivendicare l'inviolabilità della loro persona e della loro proprietà, di presentare esposti. Anche le procure popolari devono esercitare la supervisione giuridica sulla protezione dei diritti e degli interessi legittimi dei condannati. La legge cinese permette che i condannati, su ordine del tribunale popolare, abbiano la pena commutata o siano liberati sulla parola se mostrano un pentimento sincero o svolgono un servizio meritorio mentre scontano la pena.

6. Il lavoro dei condannati. La legge cinese prescrive che i condannati debbano lavorare se sono in grado di farlo e che il periodo di lavoro giornaliero non debba superare le otto ore. I condannati hanno diritto al riposo festivo e a ricevere un trattamento economico equivalente a quello corrisposto ai lavoratori che svolgono le stesse mansioni nelle imprese pubbliche. I prodotti del lavoro dei detenuti sono usati principalmente per soddisfare i bisogni interni della prigione, mentre solo una piccola percentuale entra nel mercato interno attraverso appositi canali. Non è permesso in alcun caso esportare i prodotti del lavoro dei condannati.

7. La rieducazione attraverso il lavoro e i diritti di coloro che vi sono sottoposti. La rieducazione attraverso il lavoro è un provvedimento amministrativo e non giudiziario. Le commissioni preposte alla rieducazione attraverso il lavoro sono istituite dai governi locali delle città medie e grandi di tutte le province, le regioni autonome e le municipalità sotto il controllo diretto del governo centrale. Le procure popolari esercitano la supervisione su di esse. Sono sottoposte alla rieducazione attraverso il lavoro le persone maggiori di sedici anni che commettono reati che mettono in pericolo l'ordine sociale nelle città grandi e medie e rifiutano di emendare i loro errori nonostante ripetuti ammonimenti, oppure coloro che commettono reati minori che per le loro circostanze non sono abbastanza gravi agli effetti della sanzione penale. Le commissioni devono sottoporre i soggetti interessati a un periodo di rieducazione attraverso il lavoro che varia da uno a tre anni (7). Chi rifiuta di accettare questa decisione può rivolgere una petizione alla commissione o adire il tribunale popolare. Le persone sottoposte alla rieducazione attraverso il lavoro continuano a godere dei diritti di cittadinanza riconosciuti dalla Costituzione e dalle leggi, ma devono ottemperare ai provvedimenti restrittivi di alcuni diritti.

In questa fase il governo cinese ha partecipato alle attività delle istituzioni internazionali che si occupano dei diritti umani. Come membro fondatore delle Nazioni Unite e membro permanente del Consiglio di sicurezza, la Cina riconosce lo scopo e i principi della Carta delle Nazioni Unite rispetto alla tutela e alla promozione dei diritti umani, e fin dal 1979 invia osservatori alle riunioni della commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.

4. La pubblicazione del libro bianco sui diritti umani e l'introduzione ufficiale dell'espressione 'diritti umani', dal 1989 al 1991

L'espressione 'diritti umani' era impopolare prima del 1988; fino ad allora i diritti umani erano rimasti una zona proibita. Nel decennio della Rivoluzione culturale e in quello successivo erano considerati 'il brevetto della borghesia'. Si parlava soltanto in generale dei 'diritti dei cittadini'. Dopo gli incidenti di piazza Tien An Men nel 1989, le critiche internazionali nei confronti della Cina sono state focalizzate sui diritti umani. In realtà la nobile causa dei diritti umani è stata distorta gravemente dalla Guerra fredda e dal 'pensiero della Guerra fredda' che ha fatto sembrare la questione dei diritti umani uno strumento di imposizione ideologica, applicando due pesi e due misure nella lotta diplomatica durante gli ultimi quarant'anni.

Lo scongelamento del concetto dei diritti umani iniziò con un piccolo convegno sui diritti umani tenuto dal Partito comunista, secondo le istruzioni della leadership cinese. Dopo che Jiang Zemin ebbe diramato delle istruzioni secondo cui occorreva svolgere delle ricerche sulla questione dei diritti umani per rispondere alle critiche dei paesi occidentali, nel 1991 si verificò un notevole cambiamento nell'atteggiamento del governo cinese sulla questione dei diritti umani. Una dopo l'altra molte istituzioni di ricerca tennero dei convegni sui diritti umani, violando la zona proibita (8).

Il Consiglio di Stato pubblicò un 'Libro bianco' senza precedenti sulla 'Situazione dei diritti umani in Cina', che accettava ufficialmente il concetto e l'espressione 'diritti umani'. Negli anni novanta del Novecento i diritti umani divennero un tema caldo nel mondo accademico cinese. Questo almeno fece capire al popolo che di diritti umani sono universali fra gli esseri umani e non sono proprietà esclusiva di una certa classe, e che la protezione dei diritti umani è il contrassegno di una società civile e progredita.

5. I nuovi sviluppi dal 1992 a oggi: la recezione del 'governo della legge' nella Costituzione

Nel promuovere la causa dei diritti umani il governo cinese non attribuisce rilevanza solo allo sviluppo sociale e non si limita a rafforzare la loro tutela giuridica, istituzionale e materiale, ma considera importante condurre ricerche sul tema dei diritti umani, pubblicizzarlo e divulgarlo. Gli studiosi cinesi sono molto attivi nel campo della ricerca sui diritti umani e si è formato un corpo di ricercatori professionali che comprende studiosi ed esperti provenienti dalle istituzioni di istruzione superiore e di ricerca. Sono state fondate una dopo l'altra delle associazioni accademiche di livello nazionale come la 'Società cinese dei diritti umani'. Numerose istituzioni di istruzione superiore e di ricerca hanno istituito dei centri di ricerca sui diritti umani (9). Nel frattempo sono stati istituiti anche dei centri specializzati nella ricerca sui diritti umani di gruppi specifici come le donne, i fanciulli e i disabili.

Il governo cinese finanzia e sostiene la ricerca sui diritti umani e anche alcune fondazioni forniscono assistenza finanziaria ai programmi di ricerca sui diritti umani. Il gran numero dei risultati della ricerca, come saggi e opere accademiche, ha contribuito alla formulazione di programmi politici ed è servito nello stesso tempo a promuovere l'attenzione dei cittadini al tema dei diritti umani e a facilitare lo sviluppo sociale. Il mondo accademico cinese ha tradotto e pubblicato numerose opere straniere sui diritti umani e ha compilato materiali sistematici, completi e approfonditi sulla ricerca nel campo dei diritti umani. Negli ultimi anni l'Ufficio informazioni del Consiglio di Stato ha pubblicato numerosi libri bianchi fra cui China's Situation of Human Rights, The Sovereignty over Tibet and Situation of Human Rights, China's Situation of Reforming the Criminals e China's Situation of Women. Gli organi dello Stato cinese, le organizzazioni sociali, le istituzioni di ricerca, i mezzi di comunicazione e le case editrici hanno svolto un'intensa attività di divulgazione e discussione incentrata su questi documenti. Quando viene promulgata una legge riguardante la protezione dei diritti umani, si svolgono attività educative dirette a promuovere la consapevolezza dei propri diritti da parte dei cittadini. Attualmente un corso sui diritti umani è stato incluso nei programmi di istruzione nazionale e di formazione professionale. In molte università e istituzioni formative si tengono corsi e lezioni sui diritti umani. È promossa la capacità dei cittadini di esercitare i propri diritti e fruirne secondo la legge (10).

Quando la Cina riconobbe formalmente l'economia di mercato, dopo la storica visita del 1992 nel sud del paese da parte dell'ex leader Deng Xiaoping, lo sviluppo del sistema giuridico si trovò di fronte a un mutamento fondamentale (11). La Cina si rese conto che l'economia di mercato doveva fondarsi su un sistema giuridico adeguato, che le leggi approvate sulla base della precedente economia pianificata dovevano essere modificate o abrogate, e che occorreva istituire una struttura giuridica commensurata alla nuova economia. La legislazione cinese ha subito un'accelerazione dopo il 1992 (12). Lo sviluppo dell'economia di mercato fornisce un terreno fertile alla crescita della democrazia e del sistema giuridico in Cina, e ha posto una base fondamentale per il 'governo della legge'. Con il procedere delle riforme e delle aperture lo sviluppo dell'economia di mercato, le attività economiche e i rapporti fra gruppi di interesse diversi diventano sempre più complessi e ciò costringe oggettivamente le autorità cinesi a muoversi in direzione del 'governo della legge'. Questo serve a mantenere un ordine adeguato alla necessità di sviluppare l'economia di mercato, a risolvere vari problemi dello sviluppo economico e del progresso sociale e a facilitare lo sviluppo dell'economia e della società in un modo coordinato. A questo fine il XV congresso nazionale del Partito comunista, per la prima volta nella sua storia, enunciò espressamente e senza riserve il 'governo della legge' fra i principi guida fondamentali e gli assegnò un posto a sé fra le riforme del sistema politico. Il congresso stabilì anche di creare una struttura giuridica generale con caratteristiche cinesi entro il 2010. Questo è stato un nuovo passo in avanti che riflette il progresso dal 'governo attraverso la legge' al 'governo della legge' e spinge le funzioni del diritto da una prospettiva tecnica a una strategica (13). Per queste ragioni il XV congresso nazionale del Partito comunista assume un'importanza eccezionale per la lunga transizione della Cina verso il ventunesimo secolo, in quanto stabilisce il principio fondamentale del 'governo della legge'. La Costituzione fu nuovamente emendata nel marzo 1999, in occasione della seconda sessione della IX Assemblea popolare, per recepire questo principio fondamentale. Da allora il 'governo della legge' è riconosciuto come principio costituzionale (14).

La dichiarazione di "rispettare e proteggere i diritti umani", adottata dal XV Congresso nazionale, è anch'essa la prima del genere nella storia del Partito comunista. Ciò significa che in Cina il 'governo della legge' si integra con la politica democratica e la protezione dei diritti umani, confermando in una prospettiva assiologica che la direzione di fondo o l'obiettivo basilare dell'evoluzione della Cina è lo sviluppo di un tipo di 'governo della legge' incentrato sulla democrazia e sulla protezione dei diritti umani. Lo sviluppo dell'economia di mercato ha accresciuto la consapevolezza che hanno i cittadini non solo della loro indipendenza economica ma anche dei loro diritti. Quelli che erano un tempo diritti di carta simbolici sono diventati strumenti giuridici a cui i cittadini possono ricorrere per proteggere i loro interessi. L'esercizio e la protezione dei propri diritti con gli strumenti messi a disposizione dal diritto può costringere il governo a riconoscere tali diritti sul serio. Col miglioramento del sistema giuridico cinese migliorano anche le leggi che sostengono i diritti costituzionali dei cittadini, consentendo a tali diritti di essere applicati dai tribunali..

Nel marzo 1997 l'Assemblea popolare adottò un nuovo codice penale, aggiungendo 260 articoli al codice originario (15). Il nuovo codice sancisce i principi del nulla poena sine lege, della 'uguaglianza davanti alla legge' e della 'pena adeguata al crimine'. Ciò è servito a rafforzare ulteriormente il 'governo della legge' in Cina. Inoltre i 'reati controrivoluzionari' del vecchio codice, di natura politica e ideologica, sono stati sostituiti dai 'reati che mettono in pericolo la sicurezza nazionale'. I reati classificati come controrivoluzionari, che erano sostanzialmente reati comuni, sono stati rubricati in modo appropriato.

L'ordinamento cinese considera prioritaria la regolazione del comportamento degli organi amministrativi e di quelli preposti all'applicazione della legge per impedire violazioni dei diritti legittimi dei cittadini. La 'Legge sul contenzioso amministrativo', in vigore dal 1 ottobre 1990, è uno strumento importante a questo scopo. Stabilisce che "se un cittadino, una persona giuridica o qualsiasi altra organizzazione ritiene che i suoi diritti e interessi legittimi siano stati lesi da uno specifico atto di un organo amministrativo o dal suo personale, ha il diritto di agire di fronte a un tribunale popolare". Il Consiglio di Stato ha approvato le 'Regole sul riesame amministrativo', un regolamento sussidiario di questa legge. La legge sul contenzioso amministrativo stabilisce che le organizzazioni pubbliche sostengano i cittadini che agiscono in giudizio e e proteggano il loro diritto di agire. Per agevolare questo diritto la Corte suprema ha disposto che le spese del giudizio possono essere dilazionate, ridotte o cancellate (16). Il cittadino può inoltre chiedere che un'organizzazione pubblica agisca in giudizio come suo rappresentante ad litem.

Nel maggio 1994 la Cina ha approvato una legge sui risarcimenti dovuti dallo Stato, in base alla quale, quando un organo dello Stato o il suo personale nell'esercizio delle sue funzioni lede i diritti e gli interessi di un cittadino, di una persona giuridica o di un'altra organizzazione, il danneggiato ha diritto di chiedere un risarcimento allo Stato. I tribunali popolari hanno istituito delle commissioni per decidere questi ricorsi. Nel marzo 1996 la Cina ha approvato la legge sulle sanzioni amministrative a carico degli organi dello Stato. Le procure popolari prestano un'attenzione speciale a perseguire i reati commessi dagli organi del Partito comunista e dello Stato, dalle istituzioni giudiziarie e dalle istituzioni preposte all'amministrazione dell'economia.

Nel dicembre 1994 è entrato in vigore un ordinamento penitenziario di 78 articoli, oltre 20 dei quali riguardano direttamente la protezione dei diritti dei condannati. Esso stabilisce che "la dignità umana del condannato non deve essere umiliata, e non devono essere violati la sua sicurezza personale, la sua proprietà legittima, il diritto di difesa e di presentare petizioni, esposti e denunce e ogni altro diritto che non sia stato revocato o limitato dalla legge". L'ordinamento enumera vari diritti dei condannati, come il diritto di non subire maltrattamenti e punizioni corporali, il diritto di petizione, allo scambio della corrispondenza, a incontrare i parenti, all'istruzione, al riposo e al lavoro retribuito.

In ogni aspetto dell'attività giudiziaria l'ordinamento cinese è contrario a estorcere confessioni con la forza e proibisce fermamente la tortura, riguardo alla quale esistono numerose leggi. Nel 1988 la Cina ha aderito alla convenzione internazionale contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti. Le procure popolari inviano degli osservatori presso le prigioni e le case di reclusione per esercitare la supervisione contro possibili casi di tortura o maltrattamento dei detenuti.

Per normalizzare la protezione dei diritti umani da parte della polizia, la legge sulla polizia entrata in vigore nel febbraio 1995 stabilisce che la polizia deve garantire la sicurezza del popolo e deve agire prontamente in soccorso dei cittadini la cui proprietà sia in pericolo; ha il divieto assoluto di privare i cittadini della libertà personale in violazione della legge; è soggetta alla supervisione della società e dei cittadini nell'esercizio delle sue funzioni; i cittadini hanno diritto di presentare esposti e denunce alle autorità competenti sulla condotta della polizia contraria alla legge o ai doveri disciplinari. In Cina il rapporto fra poliziotti e abitanti è di 7,4/10.000, inferiore alla media occidentale che è di 20/10.000 (17).

La legge sulle procure popolari e quella sulla magistratura, promulgate nel febbraio 1995 ed entrate in vigore nel luglio dello stesso anno, stabilisce che i procuratori e i giudici hanno il diritto di esercitare in modo indipendente i rispettivi poteri conformemente alle disposizioni di legge, non sono soggetti a interferenze da parte di alcun organo amministrativo, organizzazione pubblica o individuo, e devono decidere tutti i casi in base ai fatti, prendendo la legge come criterio, in modo giusto e con integrità e rettitudine. Questi principi, già sanciti in precedenza, sono ora ulteriormente normalizzati e specificati per garantire la loro applicazione rigorosa. E' stato anche modificato il codice di procedura penale del 1979 per migliorare la giurisdizione penale e recepire le disposizioni sulla protezione dei diritti umani. Sono stati introdotti il principio della presunzione di innocenza e il processo accusatorio. Gli avvocati dispongono di diritti sufficienti per difendere i loro clienti. Il numero e la qualità degli avvocati cinesi sono in crescita. Essi hanno svolto un ruolo importante nella salvaguardia dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini. In precedenza gli avvocati erano definiti come operatori giuridici dello Stato. Per lungo tempo in Cina gli avvocati non sono stati dei professionisti privati. Invece secondo la nuova legge forense, approvata nel 1996, per avvocato si intende "un professionista legale che ha ottenuto l'autorizzazione all'esercizio della professione in base alla legge e che fornisce servizi giuridici alla società". La legge stabilisce quindi i requisiti per accedere alla professione forense e per esercitarla, nonché i diritti e i doveri professionali (18). È istituito un esteso sistema di gratuito patrocinio, che ha svolto un ruolo sempre più importante nel migliorare il funzionamento della giustizia e nel proteggere i diritti dei cittadini (19).

Il governo cinese ha firmato il patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e quello sui diritti civili e politici rispettivamente nell'ottobre 1997 e nell'ottobre 1998. Sono in corso le procedure di ratifica previste dalla Costituzione e dalle leggi (20). L'adesione al patto sui diritti civili e politici è la massima espressione della partecipazione attiva delle autorità cinesi alle decisioni e ai dibattiti internazionali sui diritti umani. L'importanza principale di questa adesione sta nel rafforzare il prestigio e l'influenza mondiale di un patto approvato da un paese di 1,2 miliardi di abitanti. È un passo verso la realizzazione universale dei diritti civili e politici riconosciuti dal patto, oltre che all'identificazione di norme internazionali comuni su di essi.

6. La principale linea di sviluppo della riflessione filosofico-giuridica sui diritti umani e il 'governo della legge' nella Cina del ventunesimo secolo

Con il procedere delle riforme e delle aperture, l'atmosfera politica, economica e culturale cinese è diventata matura per una migliore protezione dei diritti umani. Per quanto riguarda l'adesione ai due Patti internazionali sui diritti umani, è opinione di molti studiosi cinesi che la disposizioni essenziali dei patti siano in sintonia con la Costituzione e le leggi cinesi attuali. Tuttavia esiste un divario fra il diritto interno cinese e i patti riguardo ad alcuni diritti umani fondamentali. Per esempio, la prassi di punire con la morte i reati economici è incompatibile con il principio sancito dall'articolo 6 del Patto sui diritti civili e politici. La prassi della 'rieducazione attraverso il lavoro' è una sanzione prevista solo in Cina ed è disposta con un provvedimento amministrativo. Ciò contraddice il principio dell'articolo 8, sezione 3 del Patto. Se la Cina intende mantenere questa pena, è necessario che la legge preveda che sia irrogata dall'autorità giudiziaria a conclusione di un processo regolare. L'articolo 3 del Patto e le leggi cinesi proibiscono entrambi espressamente la tortura. Tuttavia si ha notizia di tanto in tanto di abusi di potere della polizia cinese. L'articolo 93 del codice di procedura penale cinese stabilisce che "il sospettato deve dare risposte veritiere alle domande del personale investigativo". Questa norma può essere utilizzata dalla polizia male addestrata come scusa dei propri abusi di potere. Inoltre è incompatibile con le sezioni 2 e 3 dell'articolo 14 del Patto sui diritti civili e politici. L'articolo 14 prescrive che i tribunali siano formati da personale qualificato e che siano indipendenti e imparziali. Attualmente alcuni giudici cinesi sono privi di preparazione giuridica. I tribunali cinesi dipendono dalle assemblee e dai governi locali per il personale giudiziario e per il supporto finanziario e materiale.

Il principio di non discriminazione sancito dall'articolo 2 del Patto per i diritti civili e politici è il principio più rilevante in materia di diritti umani. Siccome il sistema cinese del controllo sul domicilio è divenuto più flessibile, la differenza fra famiglie rurali e famiglie urbane non è più così eclatante come venti o trent'anni or sono. Tuttavia ci sono ancora delle differenze fra città e zone rurali, e fra città grandi e città piccole, che danno luogo a una prassi iniqua e discriminatoria rispetto all'istruzione, al lavoro, al matrimonio e alle condizioni sociali. È improbabile che questa situazione possa cambiare sostanzialmente nel breve periodo nelle zone meno sviluppate e densamente popolate. Il governo cinese potrebbe apporre delle riserve, se lo ritenesse necessario, ad alcuni articoli del patto a causa della sua popolazione e della sua situazione economica. Anche i paesi sviluppati hanno apposto molte riserve al momento di firmare il Patto.

L'articolo 12 del Patto per i diritti civili e politici sancisce la libertà di migrare. La Costituzione cinese tralascia questo diritto in considerazione delle differenze di lunga data fra zone rurali e aree urbane in termini di sviluppo economico e di livello di vita. La libertà di migrare, di scegliere la propria residenza e il proprio lavoro non è stata sufficientemente protetta in conseguenza della pressante mancanza di alloggi, di infrastrutture e di opportunità di lavoro. Tuttavia il sistema di allocazione dei cereali, che costituisce la base stessa del diniego della libertà di migrazione, ha abolito il sistema del controllo sul domicilio. Di fatto a livello nazionale c'è un grande flusso di forza lavoro verso le aree urbane. Questi mutamenti sociali hanno creato le condizioni per la realizzazione della libertà di migrazione. La Cina sarà obbligata in futuro a recepire questo diritto nell'ordinamento interno (21).

È innegabile che la situazione dei diritti umani in Cina non sia molto soddisfacente, anche se i principi del diritto cinese e le politiche fondamentali sono essenzialmente conformi al Patto. Ci vuole tempo per risolvere questi problemi. Le divergenze fra il diritto cinese e il Patto sono dovute a diverse ragioni e riguardano l'ambito di applicazione e alcuni contenuti specifici. Gli interventi legislativi e le decisioni giudiziarie potrebbero risolvere alcune di queste divergenze. Per il resto le autorità politiche cinesi potrebbero apporre alcune riserve alla applicazione del Patto in ragione della attuale situazione economica e culturale della Cina. Tuttavia stiamo ancora aspettando che gli impegni presi dalla Cina aderendo al patto si riflettano più completamente nella sua Costituzione.

La Costituzione cinese enuncia i vari diritti dei cittadini, fra i quali solo la libertà di culto, la libertà personale, la libertà di comunicazione e di residenza sono relativamente esplicite e applicabili direttamente. Altri, come il diritto all'uguaglianza, il diritto di voto, la libertà di riunione e di associazione, la dignità personale, la libertà di esporre critiche e proposte e di presentare denunce e petizioni, il diritto al lavoro e al riposo, l'istruzione, i diritti sociali, il diritto di ricerca e di creazione, l'uguaglianza fra i sessi, sono enunciati solo in linea di principio e la loro attuazione è demandata a leggi e regolamenti specifici. Gli emendamenti costituzionali approvati finora non hanno riguardato i diritti fondamentali dei cittadini, cosa essenziale perché la gente abbia rispetto e fiducia nei confronti della Costituzione. È stato proposto che le disposizioni relative ai diritti fondamentali dei cittadini e ai loro effetti diretti siano redatte attingendo alle esperienze straniere.

La Cina sta avanzando gradualmente sulla via della protezione dei diritti umani affidandosi alla legislazione e alle riforme delle strutture economiche e politiche. Le differenze rispetto agli standard internazionali, che pure esistono, diminuiscono a poco a poco. Alcuni paesi occidentali criticano la situazione dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo con l'atteggiamento del supervisore. Questo atteggiamento può non essere accettato per vari motivi, denunciando la 'psicologia della guerra fredda' o la mancanza di conoscenza della situazione dei diritti umani in alcuni paesi, fra cui la Cina. Va notato che anche i paesi occidentali sviluppati hanno i loro problemi in fatto di protezione dei diritti umani e alcuni di essi non attuano seriamente al loro interno i Patti sui diritti umani che pure hanno sottoscritto. La Gran Bretagna ha firmato il Patto per i diritti civili e politici vari anni or sono e il suo parlamento l'ha ratificato da tempo, e tuttavia il Patto non è divenuto direttamente efficace in Gran Bretagna. Secondo la Costituzione federale degli Stati Uniti, le convenzioni internazionali e le leggi federali hanno la stessa efficacia. Tuttavia le convenzioni internazionali sono classificate in due diverse categorie: come self-executing e come non-self-executing. I patti internazionali sui diritti umani ricadono sotto la seconda categoria e pertanto non sono direttamente applicabili. È un fatto indiscutibile che in tutti i paesi del mondo ci sono problemi riguardo ai diritti umani. I governi cinesi hanno sottoscritto 17 convenzioni internazionali sui diritti umani. Ci si aspetta che il popolo cinese goda dei diritti umani sempre di più e sempre più estesamente. Come nella maggior parte dei paesi del mondo anche in Cina è in corso una fase di ulteriore rafforzamento della tutela dei diritti umani.

7. Un confronto fra le teorie dei diritti umani nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo

7.1. Il diritto alla sussistenza. In generale il mondo e gli autori occidentali non vedono di buon occhio il diritto alla sussistenza. I paesi in via di sviluppo gli danno invece molto risalto. Ritengono che per essi sia il diritto umano più rilevante, poiché ha un significato realistico e universale, valido in qualsiasi nazione. Perciò la comunità internazionale ha la responsabilità di salvaguardare il diritto alla sussistenza (22).

7.2. Il diritto allo sviluppo. In generale i paesi occidentali hanno accettato l'espressione 'diritto allo sviluppo', ma c'è un contrasto stridente fra essi e i paesi in via di sviluppo in relazione al contenuto, allo status, al ruolo, al rapporto con gli altri diritti umani e ai presupposti di questo diritto. I paesi in via di sviluppo ritengono che sia un diritto umano fondamentale con un contenuto molto ampio, ma che il suo aspetto centrale sia lo sviluppo economico e sociale, e che sia inseparabile dagli altri diritti umani, perché dà loro protezione materiale. E ritengono che la sua realizzazione dipenda dall'autodeterminazione nazionale, dalla trasformazione di un ordine economico internazionale che è irrazionale e iniquo, e dall'eliminazione degli ostacoli allo sviluppo.

7.3. Il diritto all'uguaglianza. I paesi in via di sviluppo ritengono che il nucleo del diritto all'uguaglianza sia l'opposizione a ogni forma di discriminazione, in particolare le discriminazioni di razza e di genere; che l'uguaglianza dei diritti economici, sociali e culturali sia almeno altrettanto importante dell'uguaglianza politica; che debba essere messo in risalto il diritto all'uguaglianza collettiva, in particolare l'uguaglianza di razza, di genere e delle popolazioni indigene; e che le violazioni dei diritti umani su larga scala debbano essere impedite per salvaguardare il diritto all'uguaglianza.

7.4. Il diritto all'autodeterminazione nazionale. I paesi in via di sviluppo ritengono che il diritto all'autodeterminazione sia un diritto umano fondamentale, oltre che un principio del diritto internazionale. Ma che sia applicabile solo alle colonie e non alle nazioni indipendenti.

7.5. Il rapporto fra sovranità e diritti umani. Il problema dei diritti umani è essenzialmente un problema interno di un paese. Man mano che nel corso degli ultimi decenni la questione dei diritti umani e della recezione legislativa delle norme internazionali su di essi diveniva sempre più importante, il rapporto fra diritti umani è sovranità è entrato anche nell'agenda politica cinese (23). La maggior parte degli studiosi cinesi ritiene che sovranità e diritti umani siano correlati e reciprocamente complementari. Non ci sono argomenti semplicistici per mostrare la superiorità dell'una o degli altri. In certi paesi la sovranità è la precondizione dei diritti umani; tuttavia il popolo non gode sempre dei diritti umani anche in condizioni di sovranità piena, e sono sempre necessarie le leggi per proteggerli. Il problema della difesa dei diritti umani appartiene alla giurisdizione interna di uno Stato sovrano e la comunità internazionale non ha diritto di interferire nelle sue questioni interne. A questa conclusione si arriva sulla base della Carta delle Nazioni Unite ed è suffragata dai casi di violazione dei diritti umani sanciti nei documenti internazionali.

7.6. I criteri del rispetto dei diritti umani. I paesi in via di sviluppo sostengono che i criteri del rispetto dei diritti umani siano gli 'standard internazionali dei diritti umani', stabiliti in ciascun documento internazionale, compresa la 'Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo', e non gli standard di un paese o di un gruppo di paesi o di una regione. I principi da seguire nel rispettare i diritti umani sono l'universalità, la non selettività, l'obiettività e l'equità.

La Cina riconosce la possibilità di convenire su un'interpretazione comune dei diritti umani sulla base del bisogno e dell'interesse comune alla sussistenza e allo sviluppo degli esseri umani, e che attraverso gli strumenti internazionali questa interpretazione comune possa diventare lo standard dei diritti umani comunemente riconosciuto e protetto dagli Stati firmatari. Tuttavia è naturale che ci saranno delle divergenze riguardo ai bisogni e agli interessi sociali di individui e gruppi che vivono in paesi diversi, con livelli diversi di sviluppo economico e culturale. Perciò è altrettanto naturale che ci siano delle differenze nei valori, nelle legislazioni e nella realizzazione dei diritti umani. L'universalità dei diritti umani deve essere esaminata tenendo presenti le situazioni specifiche dei diversi paesi. I valori, gli ideali e gli obiettivi dei diritti umani sono universali. Tutte le persone godono di tutti i diritti umani. Questo è l'obiettivo comune che l'umanità cerca di realizzare. Da un punto di vista realistico, occorre tuttavia riconoscere che nessun paese al mondo ha realizzato completamente l'ideale dei diritti umani. L'universalità dei diritti umani presenta due aspetti essenziali. Uno è l'universalità dei titolari dei diritti umani: ogni persona gode dei diritti umani senza differenze di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di nazionalità, di condizione sociale, di proprietà, di istruzione e di capacità. L'universalità dei diritti umani si riferisce anche all'universalità dei titolari dei diritti umani collettivi: ogni nazione o paese è titolare dei diritti umani collettivi (24).

L'altro aspetto è l'universalità dei principi e del contenuto dei diritti umani. L'universalità dei diritti umani può realizzarsi soltanto nella prassi dei diritti umani in diversi paesi e regioni. La peculiarità dei diritti umani si riferisce alle loro caratteristiche sociali, o alla specificità dei loro ordinamenti di valore e dei modi di realizzarli. Date le differenze di storia, di cultura, di valori, di radici religiose, di livello di sviluppo e di sistema sociale, è del tutto naturale che i diversi paesi del mondo intendano i diritti umani in modo diverso e si confrontino con problemi diversi riguardo a essi. Perciò ci saranno certamente delle differenze nelle priorità dei programmi per promuovere e proteggere i diritti umani e nel modo e nelle modalità scelti per conseguire questo obiettivo. Il principio di integrare l'universalità e la peculiarità dei diritti umani dimostra che l'universalità dei diritti umani riconosciuta internazionalmente deve integrarsi con le diverse condizioni di ciascun paese. Una volta riconosciuta l'universalità dei diritti umani, il governo e il popolo di ciascun paese ha diritto di scegliere le sue proprietà e i suoi modi di attuazione, e ha diritto di fare scelte legislative diverse secondo la situazione nazionale, a condizione di non violare il principio universale. Da un lato ogni paese deve sforzarsi di rispettare e realizzare l'universalità dei diritti umani e dall'altro vanno pienamente rispettate le caratteristiche specifiche della prassi adottata da diversi paesi e regioni, fintanto che si orientano verso la completa realizzazione dei diritti umani. I paesi in via di sviluppo comprendono tre quarti della popolazione mondiale: le richieste e le proposte che avanzano in materia di diritti umani vanno prese sul serio e l'esperienza e la prassi basate sulle loro situazioni vanno rispettate.

Bisogna dunque valutare ogni aspetto dei diritti umani da un punto di vista generale ed equilibrato. I diritti umani comprendono, da un lato, i diritti civili e politici e, dall'altro, i diritti economici, sociali e culturali, ovvero i diritti umani individuali e collettivi. I diritti civili e politici e quelli economici, sociali e culturali sono due parti inseparabili del sistema dei diritti umani. I primi riflettono e proteggono a livello politico fondamentale il godimento della dignità personale e dei diritti umani da parte dei cittadini. I secondi sono la condizione fondamentale perché i cittadini godano dei benefici sociali, economici e culturali. I diritti umani possono essere diritti individuali o diritti collettivi. I titolari dei primi sono gli individui, mentre i titolari dei secondi sono i gruppi sociali, le nazioni e gli Stati. I diritti umani collettivi sono la precondizione e una protezione necessaria della piena realizzazione dei diritti umani individuali. I due tipi e i loro rapporti sono determinati dal fatto che gli individui non possono sopravvivere in isolamento rispetto agli altri individui e alla società. I documenti internazionali sui diritti umani devono essere letti in modo generale e onnicomprensivo. Bisogna attribuire importanza uguale ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali, e bisogna promuoverli in modo equilibrato e onnicomprensivo. Per ragioni storiche la comunità internazionale dovrebbe dedicare maggiore attenzione ai diritti economici, sociali e culturali, che riguardano la sussistenza e lo sviluppo dei popoli dei paesi in via di sviluppo, così da garantire che i problemi dei diritti umani siano affrontati in maniera non discriminatoria e non selettiva.

I diritti alla sussistenza e allo sviluppo sono i diritti umani primari. Il diritto alla sussistenza è il diritto che ha chiunque di godere di condizioni di vita libere e uguali, che includono sia le condizioni politiche della non violazione della sicurezza della loro vita, sia le condizioni sociali del mantenimento di un livello di vita minimo. È un diritto che spetta ai singoli esseri umani e a tutta l'umanità. Il diritto allo sviluppo è un mezzo efficace nelle mani dei paesi in via di sviluppo per difendere i loro interessi e opportunità contro la depredazione, la polarizzazione del potere e lo sfruttamento neocoloniali. La Cina è una paese in via di sviluppo che ha la popolazione più grande del mondo e solo il 7% del terreno coltivabile. Il governo cinese ha dovuto sempre fare i conti con questo grave problema. Data la situazione nazionale cinese, attribuire la massima priorità ai diritti alla sussistenza e allo sviluppo è una scelta obbligata perché è un'esigenza pratica dello sviluppo dei diritti umani, oltre che il massimo interesse del popolo cinese.

I diritti umani consistono nell'integrazione di diritti e obblighi. Non ci sono diritti senza i doveri corrispondenti e non ci sono doveri senza diritti corrispondenti. Su questa base in Cina viene criticata l'idea occidentale della supremazia dei diritti umani. Ognuno ha diritto di esigere il rispetto dei diritti umani dagli altri, dallo Stato e dalla società, e nello stesso tempo ognuno è obbligato a rispettare i diritti umani altrui e gli interessi dello Stato e della società. La Costituzione cinese stabilisce che i cittadini, nell'esercizio dei loro diritti e libertà, non possano ledere gli interessi dello Stato, della società e della collettività, né i diritti e le libertà legittime degli altri cittadini. Occorre perciò sottolineare l'integrazione di obblighi e diritti, perché questo è l'unico modo di realizzare questi ultimi (25).

In Cina si considera importante creare le condizioni economiche e sociali per la realizzazione dei diritti umani. La stabilità è una precondizione della loro realizzazione. Non si può ottenere nulla senza un ambiente sociale stabile. In un paese la via maestra verso la realizzazione della democrazia, della libertà e dei diritti umani passa attraverso il progresso sociale, la stabilità e lo sviluppo economico (26). Per quanto riguarda l'identificazione del rapporto fra diritti umani e sviluppo, i paesi dell'Asia orientale e sudorientale sostengono il principio del 'buon governo'. Quasi tutti i paesi di questa regione mettono in rilievo l'autorità dello Stato e considerano la prosperità e lo sviluppo economico come gli obiettivi della loro lotta. In Cina si ritiene altresì che "il criterio per giudicare la situazione dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo debba essere il beneficio che le politiche e le prassi adottate recano allo sviluppo economico e sociale, per far sì che la gente abbia da mangiare e da vestire a sufficienza, e per migliorare il benessere del popolo" (27). La realizzazione dei diritti umani è inseparabile dallo sviluppo e dalla pace mondiale, che sono le due questioni principali del mondo contemporaneo. I diritti umani universali non possono realizzarsi in mancanza di un ambiente internazionale stabile e pacifico, e di un ordine economico internazionale equo e razionale.

Le attuali autorità politiche cinesi accettano gli obiettivi e i principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite e ritengono che il dialogo e la cooperazione siano l'unico modo corretto di promuovere la causa dei diritti umani a livello internazionale. La Carta stabilisce anche che la strada principale per la promozione dei diritti umani è la cooperazione internazionale. La causa dei diritti umani è una causa nobile e l'unico modo corretto in cui la comunità internazionale può proteggere e promuovere i diritti umani consiste nel dialogo e nella cooperazione, nel cercare e nell'ampliare un terreno di incontro comune, rispettoso delle differenze, non nell'imporre sanzioni e tanto meno nell'uso della forza militare violando la sovranità degli Stati e realizzando strategie egemoniche (28).


Note

*. Da P. Costa, D. Zolo (a cura di), Lo Stato di diritto. Storia, teoria e critica, Feltrinelli, Milano 2002.

1. Jin Chuming et al., Studies on the 'Cultural Revolution', PLR Press, Beijing 1985, pp. 103-104.

2. Comitato centrale del Partito comunista cinese, Selected Important Party Documents (Volume 1) Since 1978, Central Documents Press, Beijing 1997, p. 26.

3. Ivi, pp. 26-27.

4. La prima Costituzione scritta fu approvata nel 1954 dopo la fondazione della nuova Cina nel 1949. Fu sostituita dalla Costituzione del 1975 che è considerata la peggiore dai giuristi cinesi. Dopo la Rivoluzione culturale questa Costituzione fu emendata nel 1978, e quest'ultima versione subì ulteriori modifiche profonde nel 1982 sulla base della situazione nuova. Queste ultime costituiscono la Costituzione del 1982.

5. In quel periodo la definizione ufficiale del sistema economico cinese era 'economia socialista di scambio'. Il concetto di economia di mercato non era ancora stato accettato ufficialmente.

6. In Cina la procura popolare è l'organo del pubblico ministero. La sua responsabilità non si limita all'azione penale e va oltre quella dell'Attorney General dei paesi di common law. È responsabile del controllo giuridico generale su ogni altro organo dello Stato, compresi i tribunali.

7. Ufficio informazioni del Consiglio di Stato,White Paper on Human Rights in China, Central Documents Press, Beijing 1991.

8. Guo Danhui, Tao Wei, How the Forbidden Zone of Human Rights in China, Broken?, "Legal Science", 5 (1999).

9. Ufficio informazioni del Consiglio di Stato,White Paper on Human Rights in China, cit.

10. Ufficio informazioni del Consiglio di Stato, The Progress of the Cause of Human Rights by China, dicembre 1995.

11. Comitato centrale del Partito comunista cinese, Selected Important Party Documents (Volume 2) Since 1978, Central Documents Press, Beijing 1997, p. 180.

12. Dal 1979 all'aprile 1999 l'Assemblea popolare e il suo Comitato permanente hanno approvato 351 leggi o decisioni riguardanti altre leggi; il Consiglio di Stato ha emanato oltre 800 regolamenti amministrativi; i congressi del popolo e i loro comitati permanenti a livello locale hanno emanato più di 6000 regolamenti locali ("People's Daily", 14 marzo 1998).

13. Comitato centrale del Partito comunista cinese, Selected Important Party Documents (Volume 2) Since 1978, cit., p. 436.

14. Wang Zhenmin, The recent Constitutional Amendments in China, saggio presentato al quinto congresso mondiale della International Association of Constitutional Law (Rotterdam 12-16 luglio 1999).

15. Il codice penale originario era stato approvato nel 1979. Il nuovo, con i suoi 452 articoli, è il più lungo mai approvato in Cina.

16. Ufficio informazioni del Consiglio di Stati,White Paper on Human Rights in China, cit.

17. Ibid.

18. "Lawyers' Newspaper", 13 dicembre 1997.

19. Ufficio informazioni del Consiglio di Stati,White Paper on Human Rights in China, cit.

20. Secondo la Costituzione cinese il Comitato permanente dell'Assemblea popolare ha la responsabilità di decidere la ratifica o l'abrogazione dei trattati e degli accordi importanti stipulati con gli Stati esteri. Perciò, dopo essere stati firmati dal governo cinese, i due patti sono stati sottoposti alla massima autorità legislativa cinese per essere approvati definitivamente ed entrare in vigore in Cina. La forma della loro applicazione nell'ordinamento interno cinese resta ancora un problema aperto.

21. Seminar on Constitutional Amendments and the Constitutional Development in 21st Century, "Studies on Law and Commerce", 3 (1999).

22. Li Peng, Interview with Journalists from Xinhua News Agency, "People's Daily", 20 maggio 1991.

23. Ufficio informazioni del Consiglio di Stato, White paper on Human Rights in China, cit.

24. Li Ruihuan, China's Foreign Policy and Modernization, "People's Daily", 19 maggio 1994.

25. Jiang Zemin, Interview with American Journalists, "People's Daily", 19 maggio 1994.

26. Jiang Zemin, Interview with American Journalists, "Guangming Daily", 2 novembre 1991.

27. Liu Huaqiu, Speech at the World Congress on Human Rights, "Guangming Daily", 17 giugno 1993.

28. Ibid.