Pollock, Circumcision (1947)

Forum sulle mutilazioni genitali

a cura di Brunella Casalini

L'arrivo di rifugiati e migranti provenienti dall'Africa e dall'Asia mediorientale, dove è comune la pratica delle mutilazioni genitali maschili e femminili, pone oggi le società democratiche occidentali di fronte a nuovi, difficili dilemmi morali e politici.

Il rispetto delle convenzioni internazionali per la protezione dei diritti delle donne e dei bambini, nonché una sensibilità ormai diffusa in Occidente, rende urgente l'impegno per porre fine a queste pratiche fortemente lesive dell'integrità e della salute delle bambine che ne sono le principali vittime. Nel 2002 è stata avviata una campagna internazionale per arrestare la piaga delle mutilazioni genitali femminili dall'AIDOS, da No Peace Without Justice e da TAWNA, con il sostegno dell'Unione europea. Poco è stato fatto, tuttavia, finora per conoscere la realtà di questo fenomeno nel nostro paese. Una ricerca pionieristica in questo campo condotta in Emilia Romagna, e resa nota nell'ottobre del 2003, ha rivelato dati che non possono essere ignorati: in quella sola regione abitano da 900 a 1600 donne immigrate infibulate; mentre si calcola siano circa 39.000 le donne residenti in Italia provenienti da paesi a tradizione escissoria. Dalle interviste ai 176 ginecologi e alle 241 ostetriche, operanti nelle strutture sanitarie dell'Emilia Romagna, risulta inoltre che un operatore su quattro ha avuto in cura donne con mutilazioni genitali e che il 6,3% di essi ritiene che tale pratica sia stata effettuata in Italia. Trovare una strategia efficace per affrontare un problema le cui dimensioni appaiono in crescita è probabilmente impossibile senza una più accurata conoscenza del fenomeno, una reale volontà di comprensione, un dialogo con le comunità etniche interessate e un'operazione adeguata di informazione sanitaria e di educazione soprattutto tra la loro popolazione femminile, all'interno della quale una percentuale ancora rilevante di donne (di circa il 36% secondo la ricerca sopra menzionata) non esiterebbe a sottoporre la propria figlia alla stessa pratica.

Lo stimolo ad aprire questo forum di discussione è venuto dall'iniziativa del medico somalo Omar Abdulkadir, impegnato da tempo nella lotta contro l'infibulazione, che ha di recente avanzato l'idea della c.d. "sunna rituale": praticare al posto della sunna tradizionale una puntura con un ago del clitoride, sotto anestesia locale, al fine di ottenere l'uscita di alcune gocce di sangue. La puntura dovrebbe essere praticata da un medico della ASL e certificata dallo stesso. Questa proposta - illustrata qui nell'articolo di Emilio Santoro, che se ne è fatto sostenitore in seno al comitato etico della ASL di Firenze - affronta il tema delle FGM (female genital mutilations) nella prospettiva di una strategia di riduzione del danno (harm minimisation strategy), che coinvolge le comunità etniche in un dialogo volto al raggiungimento di una soluzione di compromesso. Si tratta di una proposta che ha provocato reazioni diverse e contrastanti. Il forum intende raccogliere commenti e opinioni su questa iniziativa, ma anche ampliare il dibattito a contributi concernenti le misure legislative adottate nei diversi paesi per contrastare il fenomeno, le interpretazioni di questa pratica in una prospettiva antropologico-culturale, la storia non lontana delle mutilazioni genitali femminili praticate in Occidente e quella ancora largamente presente della circoncisione maschile. Per questi motivi i contributi (preferibilmente brevi) che perverranno alla redazione saranno accolti e distribuiti in diverse sezioni tematiche:

  1. La proposta di 'sunna' rituale
  2. Le diverse forme di FGM e il loro significato culturale
  3. Le mutilazioni genitali maschili

In ogni sezione verrà curata anche una appendice di documentazione, di schede e di recensioni di libri e saggi dedicati al tema.