2008

Introduzione

Leonardo Marchettoni

Il tema del relativismo ha acquisito un'evidenza all'interno del dibattito filosofico contemporaneo difficilmente contestabile. È probabile che l'attuale percezione del fatto del pluralismo - vale a dire la compresenza di culture, visioni del mondo, etiche e religioni diverse all'interno dei nostri Stati multiculturali - giochi un ruolo decisivo nel produrre questo risultato. Ma si può anche ipotizzare che congiurino a generare questo effetto dinamiche autonome pertinenti all'andamento della discussione accademica. (1) In ogni caso, il moltiplicarsi dei contributi è sotto gli occhi di tutti. (2) Non solo: di relativismo si parla sempre più spesso anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, per effetto, per esempio, dei pronunciamenti critici espressi dal pontefice romano. Per questo motivo, l'ultimo libro di Diego Marconi si inserisce in un alveo già fiorente sia a livello accademico che a quello più generale del discorso pubblico.

Non è possibile in questa sede riassumere, neanche per sommi capi, il contenuto del dibattito contemporaneo intorno al relativismo. Basterà ricordare, a questo proposito, che tale dibattito, da un lato investe dimensioni diverse della ricerca filosofica, che vanno dalla metafisica, (3) all'epistemologia, (4) alla filosofia del linguaggio (5) e all'etica; (6) dall'altro, sembra interessare entrambi i rami della grande divisione filosofica tra analitici e continentali. (7)

In tanta confusione, è sicuramente un merito ascrivibile a Marconi l'essere riuscito a presentare il problema del relativismo in maniera al tempo stesso accattivante e originale, proponendo un percorso argomentativo che, con straordinaria chiarezza, conduce dai problemi della verità, alla discussione delle diverse forme di relativismo, fino al tema della rilevanza pubblica delle posizioni relativiste, in rapporto alla questione del pluralismo.

Il libro è diviso in tre capitoli: il primo è dedicato ai temi della verità e della giustificazione. Il punto di partenza della riflessione di Marconi è il carattere realista delle intuizioni più comuni intorno alla verità. Secondo la concezione realista della verità la verità o falsità di un enunciato non dipende da fattori epistemici ma 'da come è il mondo'. Questa concezione è particolarmente stringente, secondo Marconi, nel caso di enunciati che vertono sul mondo fisico. Ciò permette di distinguere tra enunciati veri ed enunciati giustificati, tra verità e giustificazione: veri sono gli enunciati che dicono come stanno realmente le cose, giustificati, invece, sono quegli enunciati in favore dei quali disponiamo di qualche evidenza argomentativa (più o meno attendibile). Tuttavia, il concetto di giustificazione è, secondo Marconi, strutturalmente subordinato a quello di verità, perché i tentativi, come quello di Dummett, (8) di definizione della giustificazione in termini di insiemi di pratiche designate rimandano, in ultima analisi, alla capacità di certi comportamenti di cogliere e trasmettere la verità. Accanto a questa distinzione, un altro plesso concettuale che causa sovente perplessità è quello tra verità, conoscenza e certezza. La conoscenza di una proposizione presuppone che quella proposizione sia vera. Perciò, ciò che si afferma quando si asserisce che non esistono credenze assolutamente vere è la tesi scettica secondo la quale anche le credenze che ci appaiono più salde potrebbero essere in realtà false, cioè non-conoscenze. Ma lo scetticismo, prosegue Marconi sulla scorta di Austin e Wittgenstein, è una posizione poco convincente, che sembra far leva su un uso patologico del concetto di dubbio. Spesso, inoltre, lo scetticismo dissimula una confusione tra conoscenza e certezza: chi dice di dubitare dell'esistenza di conoscenze, dubita in realtà della certezza delle conoscenze disponibili. Ma a questo proposito, osserva Marconi, il fatto che nessuna credenza sia immune da revisione non implica che non esistano conoscenze, perché la possibilità che una presunta conoscenza sia confutata non implica che quella conoscenza non esista, fino a che la sua confutazione non si manifesta.

Queste considerazioni aprono la strada alla discussione, nel secondo capitolo, di alcune forme di relativismo. Più precisamente, Marconi prende in considerazione due tipi di relativismo particolarmente diffusi: il relativismo epistemico e il relativismo concettuale. Secondo il relativismo epistemico le conoscenze dipendono da criteri di accettabilità che variano presso diverse comunità umane. Inoltre, non esistono metacriteri capaci di individuare i criteri di accettabilità corretti: "non ci sono modi di giustificare un criterio di verità che siano indipendenti dal criterio che pretendono di giustificare" (p. 52). Il relativismo epistemico rappresenta, secondo Marconi, una posizione filosofica rispettabile, sostenuta fra gli altri da Wittgenstein in Della certezza. Non ne segue, però, il relativismo sulla verità, perché dal fatto che una proposizione p sia giustificata per X ma non per Y non segue che p sia vero per X e non vero per Y (a meno di non aderire a una concezione epistemica della verità). Ma allora, in che modo è possibile esprimere la tesi della relatività della verità? Il candidato più promettente è la seconda posizione relativista, il relativismo concettuale. Secondo il relativismo concettuale "identifichiamo 'un modo in cui le cose stanno' grazie a determinati concetti, quelli mediante i quali individuiamo e categorizziamo i costituenti della realtà e le loro relazioni" (p. 58, corsivo dell'autore). Questi concetti fanno parte di diversi schemi concettuali, di volta in volta concepiti come linguaggi, teorie, sistemi di rappresentazioni, ecc. (9) Siccome schemi concettuali differenti danno accesso a stati di cose diversi, il relativismo concettuale sembra offrire un modo perspicuo di intendere la tesi della relatività della verità: individui appartenenti a schemi concettuali distinti hanno ontologie differenti, dunque possono attribuire valori di verità diversi a un medesimo enunciato (nel senso che un unico enunciato può rappresentare uno stato di cose entro uno schema concettuale, perciò essere vero per una certa comunità, e non rappresentarne alcuno in un altro, perciò essere falso, o, più probabilmente, privo di valore di verità, per un'altra). Marconi, tuttavia, obbietta a questa ricostruzione di confondere la verità con l'accessibilità. Ciò che è relativo, nel quadro del relativismo concettuale, non è il valore di verità delle proposizioni (in fin dei conti, sostiene Marconi, se si aderisce alla concezione realista della verità, l'enunciato 'il sale è cloruro di sodio' era tanto vero al tempo dei Greci quanto lo è adesso) ma la loro accessibilità (un greco antico non avrebbe avuto accesso alla proposizione che il sale è cloruro di sodio perché non l'avrebbe compresa, mancando dei concetti necessari per afferrarne il significato). Dunque, conclude Marconi, non è vero che non ci sono fatti ma solo interpretazioni: possiamo considerare scelte concettuali differenti, ma ciò non fa venir meno il carattere oggettivo dei fatti che sono accessibili all'interno di un certo schema concettuale.

In che modo queste considerazioni sono rilevanti per il problema politico del pluralismo? Marconi cerca di rispondere a questo interrogativo nel terzo capitolo di Per la verità. In primo luogo, distingue diverse forme di pluralismo. Una prima forma è data dalla tesi secondo la quale "l'esistenza di forme di vita e opzioni etico-politiche diverse è un bene che va salvaguardato dove sia minacciato, e promosso dove sia carente" (p. 91). Si tratta del pluralismo che Marconi denomina "dei Cento Fiori". Questo tipo di pluralismo non è per forza relativistico: non è detto che il sostenitore del pluralismo dei Cento Fiori non ammetta delle gerarchie di valore tra le diverse opzioni disponibili. Tuttavia, è difficile formulare argomenti positivi, diversi cioè dalla constatazione che la repressione della differenza è sempre un male, a sua difesa La seconda tesi pluralista - il pluralismo dell'equivalenza -, invece, asserisce che le diverse forme di vita e scelte di valore sono fra loro equivalenti: si possono selezionare alcune di esse solo in base a una preferenza soggettiva. Dunque, il pluralismo dell'equivalenza configura una forma di relativismo morale: i valori sono tali in quanto riconosciuti da qualcuno. Il pluralismo dell'equivalenza si appoggia spesso a un generico scetticismo intorno alla nostra capacità di risolvere razionalmente i conflitti di valore, ma costituisce, a ben vedere, una tesi immotivata e indifendibile: il suo esito è un atteggiamento nichilista che è incompatibile con qualsiasi scelta di campo. Infatti, il relativista morale, essendo vincolato alla tesi secondo la quale non esistono criteri che ci permettano di giudicare tra due codici morali differenti, non può condannare nessuna pratica, nemmeno la più aberrante, e nemmeno sottoporre a critica le proprie scelte. Perciò, conclude Marconi, per quanto gli sforzi di comprensione dei valori degli altri siano generalmente apprezzabili, si deve anche riconoscere che "i valori esigono di essere messi a confronto" (p. 137, corsivo dell'autore): non è possibile sottrarsi al giudizio delle forme di vita degli altri e quando tolleriamo comportamenti che a noi ripugnano è in omaggio a un valore, quello della tolleranza, appunto, che noi abbracciamo e che è importante per noi. Su questa nota ambivalente si conclude Per la verità : riconoscimento dell'importanza del dialogo ma anche del bisogno comune di verità e di una soluzione obbiettiva ai conflitti di valore.


Note

1. Si potrebbe ipotizzare, per esempio, per quanto riguarda la filosofia anglosassone, che l'esaurirsi del programma naturalista e il successo delle proposte contestualiste, a partire almeno dalla metà degli anni novanta, abbia aperto la strada al ritorno di un certo relativismo. Per una raccolta emblematica della svolta contestualista vedi G. Preyer, G. Peter (a cura di), Contextualism in Philosophy: Knowledge, Meaning, and Truth, Oxford University Press, Oxford, 2005.

2. Per limitarsi ad alcuni titoli rilevanti apparsi dal 1990 in poi: S. Edwards, Relativism, Conceptual Schemes and Categorial Frameworks, Avebury, Aldershot, 1990; H. Putnam, Realism with a Human Face, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1990, trad. it. Realismo dal volto umano, il Mulino, Bologna, 1995; A.D. Renteln, International Human Rights: Universalism versus Relativism, Sage, London, 1990; J. Margolis, The Truth About Relativism, Blackwell, Oxford, 1991; R. Rorty, Objectivity, Relativism and Truth: Philosophical Papers, vol. 1, Cambridge University Press, Cambridge, 1991, trad. it. Scritti filosofici, vol. 1, Laterza, Roma-Bari, 1994; J.F. Harris, Against Relativism: A Philosophical Defense of Method, Open Court, La Salle, 1992; J.A. Lucy, Language Diversity and Thought: A Reformulation of the Linguistic Relativity Hypothesis, Cambridge University Press, Cambridge, 1992; D. Sparti, Sopprimere la lontananza uccide. Donald Davidson e la teoria dell'interpretazione, La Nuova Italia, Scandicci, 1994; D.K. Barry, Forms of Life and Following Rules: A Wittgensteinian Defence of Relativism, Brill, Leiden, 1996; R. Harré, M. Krausz, Varieties of Relativism, Blackwell, Oxford, 1996; G. Harman, J. Jarvis Thomson, Moral Relativism and Moral Objectivity, Blackwell, Oxford, 1996; Th. Nagel, The Last Word, Oxford University Press, New York, 1997, trad. it. L'ultima parola. Contro il relativismo, Feltrinelli, Milano, 1999; C. Norris, Against Relativism: Philosophy of Science, Deconstruction, and Critical Theory, Blackwell, Oxford, 1997; H. Sankey, Rationality, Relativism and Incommensurability, Ashgate, Aldershot, 1997; M. Baghramian, A. Ingram, Pluralism: The Philosophy and Politics of Diversity, Routledge, London, 2000; G. Forrai, Reference, Truth and Conceptual Schemes: A Defense of Internal Realism, Kluwer, Dordrecht, 2001; M.P. Lynch, Truth in Context: An Essay on Pluralism and Objectivity, MIT Press, Cambridge, Mass., 2001; P. Moser, T. Carson (a cura di), Moral Relativism: A Reader, Oxford University Press, Oxford, 2001;R. Nozick, Invariances: The Structure of the Objective World, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 2001, trad. it. Invarianze. La struttura del mondo oggettivo, Fazi, Roma, 2003; M. Kölbel, Truth Without Objectivity, Routledge, London, 2002; N. Levy, Moral Relativism: A Short Introduction, Oneworld Publications, Oxford, 2002; P. O'Grady, Relativism, McGill-Queens University Press, Montreal, 2002; M. Baghramian, Relativism, Routledge, London, 2004; G. Long, Relativism and the Foundations of Liberalism, Imprint Academic, Exeter, 2004; E. Ambrosi (a cura di), Il bello del relativismo Marsilio, Venezia, 2005; D. Antiseri, Relativismo, nichilismo, individualismo. Fisiologia o patologia dell'Europa?, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2005; T.D.J. Chappell, Reading Plato's Theaetetus, Hackett, Indianapolis, 2005; G. Jervis, Contro il relativismo, Laterza, Roma-Bari, 2005;M.-K. Lee, Epistemology After Protagoras: Responses to Relativism in Plato, Aristotle, and Democritus, Oxford University Press, Oxford, 2005; M. Aime, Gli specchi di Gulliver. In difesa del relativismo, Bollati Boringhieri, Torino, 2006; P. Boghossian, Fear of Knowledge: Against Relativism and Constructivism, Oxford University Press, Oxford, 2006, trad. it. Paura di conoscere. Contro il relativismo e il costruttivismo, Carocci, Roma, 2006; S.D. Hales, Relativism and the Foundations of Philosophy, MIT Press, Cambridge, Mass., 2006; T. Mosteller,Relativism in Contemporary American Philosophy, Continuum, London, 2006; D.B. Wong, Natural Moralities: A Defense of Pluralistic Relativism, Oxford University Press, Oxford, 2006; F. Recanati, Perspectival Thought: A Plea for Moderate Relativism, Oxford University Press, Oxford, 2007; P.J.J. Phillips, The Challenge of Relativism: Its Nature and Limits, Continuum, London, 2007; A. Vendemmiati, Universalismo e relativismo nell'etica contemporanea, Marietti, Genova, 2007; U. Zilioli,Protagoras and the Challenge of Relativism, Ashgate, Aldershot, 2007; T. Mosteller, Relativism: A Guide for the Perplexed, Continuum, London, 2008; J. Kellenberger, Moral Relativism: A Dialogue, Rowman & Littlefield, Lanham, 2008. Come si vede, non ho preso in considerazione, per ragioni di spazio, gli articoli apparsi su riviste o volumi.

3. Vedi, per esempio, S.D. Hales, Relativism and the Foundations of Philosophy, cit. Steven Hales sostiene che il principio per cui "ogni cosa vera è vera in modo relativo - cioè, è vera relativamente a certe prospettive" - non è inconsistente, sviluppando una "logica relativista" che tratta la nozione di verità relativa per mezzo di operatori analoghi agli operatori modali

4. Rilevante, a questo proposito è, per esempio, la discussione di Paul Boghossian in P. Boghossian, Paura di conoscere, cit.

5. Cfr. soprattutto: C. Wright, On Being in a Quandary: Relativism, Vagueness, Logical Revisionism, "Mind", 110 (2001), pp. 45-98, ristampato in C. Wright, Saving the Differences: Essays on Themes from Truth and Objectivity, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 2003, pp. 443-509; Id., Intuitionism, Realism, Relativism and Rhubarb, in P. Greenough, M.P. Lynch, Truth and Realism, Oxford University Press, Oxford, 2006, pp. 38-60. Si tratta, in questo caso, di una forma di relativismo sulla verità che trae le sue motivazioni dall'aspirazione a produrre una concezione della verità non realista per una classe ristretta di enunciati, in particolare gli enunciati esprimenti giudizi etici, estetici o di gusto. Sul tema vedi anche: J. MacFarlane, Making Sense of Relative Truth, "Proceedings of the Aristotelian Society", 105 (2005), pp. 321-39; Id., Relativism and Disagreement, "Philosophical Studies", 132 (2007), 17-31.

6. Vedi D.B. Wong, Natural Moralities, cit.

7. In effetti, la filosofia continentale, almeno a partire da Foucault e Derrida - ma le radici chiaramente rimandano a Nietzsche -, è stata vista spesso come depositaria di un atteggiamento relativista, fondato su presupposti ermeneutici. Per un esempio rilevante in questo senso, vedi G. Vattimo, Oltre l'interpretazione, Laterza, Roma-Bari, 1994.

8. Marconi si riferisce in particolare a M. Dummett, Truth and the Past, Columbia University Press, New York, 2004, trad. it. Verità e passato, Cortina, Milano, 2006, pp. 99-100.

9. Per una rassegna delle caratterizzazioni degli schemi concettuali, vedi M. Baghramian, Relativism, cit., pp. 214-5.