2015
Diritti dei
minori e istituzioni:
uno sguardo d’insieme
Sandra
Zampa
(Vice Presidente della Commissione parlamentare per
l’infanzia e l’adolescenza)
1. Uno sguardo al mondo: vittime di guerra, nuovi
schiavi, profughi
La Convenzione di New York, approvata dalle Nazioni
Unite
il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia, ha compiuto 25 anni. Come
la caduta del muro di Berlino. Mentre preparavo queste note non ho
potuto non pensare a quanto profondamente diverso sia il tempo presente
da quei giorni. Dove è finita quella tensione etica che condusse i
decisori politici a rivolgersi ai bambini e agli adolescenti come a un
gruppo sociale dotato di specifica titolarità giuridica e a trasformare
in doveri e responsabilità degli Stati e delle comunità ciò che fino a
quel momento poteva essere regalo o benevolenza? Addolora e colpisce
dover costatare, di anno in anno, in questa data, come i diritti dei
minori non solo fatichino ad entrare in modo stabile nelle agende
politiche di chi governa le nazioni ma come, sotto i colpi della crisi
economica, delle tensioni internazionali o dei conflitti, proprio nel
momento in cui andrebbero rafforzate, la cultura dei diritti e il loro
rispetto stiano retrocedendo.
Povertà materiali e culturali, discriminazioni
razziali e
religiose, violenze e abusi ai danni dei minori non cessano in nessuna
parte del mondo. Restano loro, i più piccoli – cui dovrebbero essere
garantiti la vita, la salute, l'educazione, l'accoglienza,
l'integrazione, la parità di accesso alle cure, ad una sana
alimentazione, all'ascolto, al gioco – le prime vittime di un sistema
che non si occupa della loro vita e dei loro diritti. Gran parte dei
diritti enunciati nella Convenzione di New York restano disattesi.
Non posso non ricordare le tante, troppe vittime dei
conflitti armati attivi in vaste zone del pianeta: migliaia di bambini
morti a causa delle continue guerre nel continente africano (ad ottobre
2014 si contavano 25 paesi in guerra in Africa); in Medio Oriente: sono
oltre 9000 i bambini vittime solo in Siria e migliaia i minori morti
durante il conflitto tra Israele e Gaza; bambini vittime in Iraq, in
Afghanistan, etc.
A questi si aggiungono i troppi bambini profughi,
minori
stranieri soli o accompagnati che non sono riusciti a raggiungere le
coste italiane e giacciono in quel tratto di mare che ci separa dalla
vicina Libia e dall'Africa. Per ognuno di loro esprimiamo il nostro
profondo dolore e cordoglio.
Così come non possiamo non ricordare i 150 milioni
di
bambini nel mondo costretti al lavoro in condizioni di schiavitù. E
tutte le bambine, abusate o vittime di mutilazioni che segneranno per
sempre la loro vita, delle quali “Terre des hommes”, Ong attiva nella
tutela dei minori, ci parla ogni anno.
Effetti delle vecchie povertà, mai sconfitte, che
continuano a colpire bambine, bambini e adolescenti di una parte,
grande, del mondo.
Accanto a queste sorgono nuove e pericolose povertà:
l'Occidente ricco, attraversato da una crisi economico-finanziaria
senza precedenti dal 1929, arretra sul piano del benessere e dei
diritti della persona e a pagare un prezzo altissimo sono, ancora una
volta, loro, i minori di età e i giovani.
“Save the children” ha realizzato una ricerca
europea per
valutare cosa sta accadendo in Italia, i cui risultati, resi noti già a
maggio 2014, hanno condotto l'organizzazione a denunciare un vero e
proprio "furto di futuro" ai danni dei minori1.
L'Italia è 21ma in Europa per rischio di povertà ed esclusione sociale.
Il numero di bambini e adolescenti in povertà assoluta è superiore a un
milione. In 5 anni, tra 2007 e 2012, il dato è raddoppiato con un
incremento del 30% nell'ultimo anno analizzato. Il 25% degli
adolescenti pensa che il proprio futuro sarà più difficile di quello
dei propri genitori.
2. Uno sguardo all’Europa: la questione della
povertà
Davvero inquieta e sconcerta che anche l'Europa sia
teatro di situazioni e politiche così insensate.
Dalla Report card 12 del Centro di ricerca
Innocenti-Unicef, presentata il 28 ottobre 2014 a Roma, emergono dati
che mettono in evidenza il profondo impatto della crisi sui bambini e
sui minorenni2.
Aumenta la povertà infantile nei Paesi ricchi e cresce notevolmente
anche il numero di Neet, giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano,
non lavorano e non frequentano corsi di formazione. La Report card
analizza l'impatto della grande crisi sull’infanzia nei paesi ricchi e
i livelli di povertà minorile a partire dal 2008 in 41 Paesi tra Unione
europea e/o Ocse, rileva la percentuale di giovani Neet e include i
dati del Gallup World Poll sulla percezione che i singoli individui
hanno della propria condizione economica e sulle speranze per il futuro
da quando è iniziata la recessione.
I dati sulla povertà relativa dei bambini rivelano
che il
fenomeno è aumentato, dal 2008, in 23 Paesi; in Irlanda, Croazia,
Lettonia, Grecia e Islanda è cresciuto di oltre il 50 per cento. Nei 41
Paesi presi in considerazione dall'indagine i bambini che vivono in
povertà sono circa 76,5 milioni. La recessione ha colpito duramente
soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni. Nell'Unione europea 7,5
milioni di giovani erano classificati come Neet nel 2013, quasi un
milione in più rispetto al 2008. Quando i tagli di bilancio sono
diventati inevitabili in alcuni Paesi, in particolare nella regione del
Mediterraneo, le disuguaglianze sono aumentate e le condizioni di vita
per i bambini sono peggiorate. La Report card mette in luce il "grande
passo all'indietro" compiuto da molti Paesi ricchi a causa della crisi:
un calcolo del suo impatto sul reddito medio delle famiglie con bambini
indica che, tra il 2008 e il 2012, le famiglie greche hanno perso
l'equivalente di 14 anni di progresso; Irlanda, Lussemburgo e Spagna
hanno perso un intero decennio.
Anche in paesi che hanno registrato tassi di
crescita del
PIL positivi nel 2010-11, come Austria, Belgio, Croazia, Repubblica
Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovenia
e Svezia, non si è verificata una diminuzione della povertà minorile.
Uno dei motivi principali è che molti paesi europei, dopo aver
intrapreso politiche volte a stimolare la spesa pubblica, nel 2008
hanno iniziato a ridurre le spese tagliando i trasferimenti sociali,
compresi i regimi di sostegno al reddito per i minori e dei servizi
essenziali di sanità e di assistenza all'infanzia. Questa situazione è
aggravata anche dalla crescente disoccupazione, soprattutto di lunga
durata, con un calo del reddito disponibile.
In sostanza, sotto i colpi della crisi e in nome del
rigore, si sono ignorati gli impegni presi sottoscrivendo la
Convenzione, si sono ignorate le raccomandazioni della stessa
Commissione europea: "Investire nei bambini, rompere il circolo vizioso
dello svantaggio socioculturale" è il documento diffuso nel febbraio
2013. Da una parte le raccomandazioni, dall'altra la scure del rigore,
senza nessuna attenzione alle conseguenze mostruose come quella dei
bambini con disabilità chiusi addirittura nelle gabbie in Grecia.
3. Uno sguardo all’Italia: tra nuove insidie e
rivendicazioni di cittadinanza
Il danno, in termini di mancato progresso per il
futuro
anche del nostro Paese è enorme. Non dovremmo mai dimenticare che
investire sui giovani significa investire sul futuro. Che investire sui
minori, sulla loro educazione resta un grande e potente strumento per
uscire dalla crisi, per sconfiggere la recessione e tornare a
progettare un domani migliore, per tutti e tutte. Non bastano infatti
gli indicatori economici a misurare il prezzo pagato dai bambini al
“rigore”: le scarse possibilità di raggiungere la laurea, di imparare
una lingua straniera, di praticare uno sport, di coltivare una
inclinazione produrranno un impoverimento per tutto il nostro Paese
impedendoci di recuperare alla stessa velocità di altri paesi europei
quando questa crisi economica allenterà la sua stretta.
È urgente che il nostro Paese torni a investire
sulle
giovani generazioni, sull'istruzione in primo luogo, poiché la povertà
educativa è particolarmente insidiosa. È necessario recuperare il gap
che esiste tra Nord e Sud e dovrebbe enormemente preoccuparci che il
divario diminuisca perché cresce la povertà nel Nord del Paese e non
perché, come invece dovrebbe, c'è un recupero delle regioni del
mezzogiorno. Con “povertà educativa” gli esperti indicano "privazione
della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente
capacità, talenti e aspirazioni nei primi stadi del processo vitale,
periodo in cui il capitale umano è più malleabile e recettivo". Per un
bambino significa essere escluso dalla possibilità di accedere alle
competenze necessarie per affrontare un mondo che invece si fonda sulla
conoscenza, sulla rapidità dello scambio delle conoscenze e dalla
continua innovazione tecnologica, sociale, economica. Significa restare
escluso dai processi della vita adulta, significa rischiare di non
poter diventare mai veramente un adulto consapevole della complessità
nella quale, tuttavia, dovrà muoversi, vivere, lavorare.
Non si può ignorare il tema della tutela dagli abusi
sessuali e della prostituzione minorile. Anche in questo caso enorme è
la distanza tra la Convenzione e la sua attuazione: il più delle volte
il tema è oggetto di morbosa attenzione mediatica e poco altro. Ancora
largamente da esplorare e risolvere è la questione delle relazioni tra
gli adolescenti, ma spesso anche i bambini e la rete, che oltre alle
opportunità cela pericoli grandissimi ai suoi frequentatori3.
Quando fu scritta la Convenzione non si poteva certo immaginare lo
sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie. Siamo noi oggi a dover
affrontare il tema e, per trovare la strada giusta, sarebbe quanto mai
utile dar corso a una delle indicazioni più innovative tra quelle della
Convenzione: l’ascolto dei ragazzi. È da loro, oltre che
dall’apporto prezioso degli esperti della Polizia postale, che possono
arrivare anche piccoli consigli e suggerimenti a loro tutela.
Infine, tra quanto la Convenzione prevede, si impone
oggi
una riflessione sulla necessità di mettere in campo politiche per
l’integrazione. Siamo in enorme ritardo. La nostra società è una società
multietnica:
bambini e giovani di varie provenienze condividono molte ore della loro
giornata nella stessa scuola, classe, con gli stessi insegnanti. È per
loro un dato acquisito. Ciò che manca è l'interiorizzazione definitiva
di questo fatto storico che non muterà. Attraverso la conoscenza si
vincono paure e tabù e, attraverso i più piccoli, si riesce, magari
condividendo libri ed esperienze, ad arrivare alla famiglia, al mondo
degli adulti.
Una società multietnica non può non tener conto
delle
diversità e non può più permettersi di ignorare il diritto di
cittadinanza a chi in Italia vive, a chi in Italia è nato anche se da
famiglie straniere, a chi qui studia e lavora. L'attribuzione della
cittadinanza ai bambini stranieri nati da coppie non italiane non è
solo una questione etica. Significa dare loro il segno tangibile che il
Paese in cui sono nati non solo li ospita, li educa, ma attende da
loro, come da tutti i nostri giovani, un prezioso contributo al
progresso generale, al bene di una casa comune, di un territorio. La
lungimiranza di chi governa e di chi rappresenta gli italiani in
parlamento deve farci assumere al più presto un'iniziativa. Per questo
ho ridepositato, in questa che per me è la seconda legislatura, la
proposta di legge sulla cittadinanza.
4. Il ruolo delle istituzioni: la questione dei
minori stranieri e le recenti proposte legislative
Il lavoro in Commissione Affari Costituzionali è di
grande
importanza perché finalmente, dalle 20 proposte di legge, tra cui anche
una a mia prima firma, per il riconoscimento della cittadinanza ai
bambini stranieri nati in Italia da coppie non italiane, si giungerà ad
un testo che consentirà ai tanti bambini che vivono qui di sentirsi
accolti, di sentirsi italiani, impegnati anche loro per il progresso
del Paese. Non cittadini di serie B, ma cittadini a tutti gli effetti,
con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Abbiamo tardato troppo, ma
oggi dobbiamo essere contenti di essere giunti quasi a quel traguardo
da più parti auspicato con forza.
Un tema cruciale, in questo contesto, è certamente
quello
dei “minori stranieri non accompagnati” e del loro inalienabile diritto
all'accoglienza e alla tutela della loro vita4.
I minori stranieri non accompagnati sono, fra tutti,
gli
ultimi. Arrivano in Italia in fuga da guerre, persecuzioni e carestie.
Per salvarsi la vita e per aiutare le famiglie a casa. Adolescenti che
attraversano il Sahara e il Mediterraneo da soli. A migliaia. Molti
però scompaiono, per finire a spacciare o a prostituirsi. Sono i minori
stranieri non accompagnati, percentuale non piccola dei migranti in
fuga dal fallimento delle primavere arabe, dalla guerra civile in
Siria, dalle violazioni dei diritti nel Corno d’Africa. Nel 2014,
secondo le stime del Viminale, sono stati circa 10 mila. Del 20% non si
sa più nulla. Colpa dei tempi infiniti – anche quattro mesi – per
trovare loro una sistemazione, dopo quella provvisoria dei centri di
accoglienza. E delle risorse insufficienti dei Comuni che non li
mettono nelle condizioni di pagare le comunità di accoglienza. Per
questo il 4 ottobre 2014 ho presentato una legge, insieme a esponenti
delle principali forze politiche presenti in parlamento (da Sel al M5s
a Forza Italia, con eccezione di Fratelli d'Italia e Lega Nord), che
consente al nostro paese di superare l'accoglienza dei minori stranieri
non accompagnati in termini di emergenza, senza una chiara definizione
di competenze e di responsabilità degli attori coinvolti. Esistono in
Italia esperienze di eccellenza nell'accoglienza dei minori migranti
ma, nonostante l'impegno di molti sia all'interno delle istituzioni sia
nelle reti associative e di volontariato, ancora oggi i diritti
essenziali dei minori stranieri non accompagnati non sono sempre
rispettati: dal diritto al riconoscimento della minore età a quello ad
un'accoglienza decorosa, dal diritto alla nomina di un tutore alla
possibilità di essere ascoltati nelle scelte che li riguardano.
La Commissione parlamentare per l'infanzia e
l'adolescenza, a seguito di un'indagine conoscitiva, aveva approvato,
il 21 aprile 2009, una risoluzione che conteneva alcuni importanti
impegni per il Governo, riferiti direttamente alla necessità di
sciogliere i maggiori nodi critici emersi dalle prime risultanze
dell'indagine. In particolare, l'indagine conoscitiva aveva evidenziato
una situazione di notevole gravità sociale relativamente ai fenomeni
riscontrati, imponendo alla Commissione l'urgenza di individuare al più
presto strumenti immediati atti a garantire un'efficace tutela dei
minori stranieri non accompagnati, accertando tutte le eventuali
responsabilità connesse alla loro incerta sorte e alla prevaricazione
dei loro più elementari diritti di soggetti deboli. La proposta di
legge recentemente presentata mira quindi a definire un sistema stabile
di accoglienza, con regole certe, volto a garantire pari condizioni di
accesso a tutti i minori, maggiore stabilità e dunque qualità nella
rete di accoglienza, ottimizzazione delle risorse pubbliche (è noto
che, nelle fasi di emergenza, cresce anche la spesa e diviene più
difficile garantire efficienza e trasparenza).
I punti salienti che vengono affrontati dalla
proposta di
legge riguardano, quindi, la necessità di uniformare le procedure di
identificazione e di accertamento dell'età; l'istituzione di un sistema
nazionale di accoglienza, con un numero adeguato di posti e con standard
qualitativi garantiti, e l'attivazione di una banca dati nazionale per
disciplinare la distribuzione territoriale dei minori che giungono in
Italia nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni,
sulla base delle disponibilità di posti e di eventuali necessità e
bisogni specifici degli stessi minori; la continuità del finanziamento
di un fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non
accompagnati che non gravi sui bilanci dei comuni; la partecipazione
attiva e diretta dei minori stranieri non accompagnati a tutti i
procedimenti che li riguardano, nel rispetto dei princìpi della
Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza; la
promozione della presa in carico e di un sostegno continuativo dei
minori stranieri in condizioni di particolare vulnerabilità (vittime di
tratta e di sfruttamento; richiedenti asilo); il sostegno organico
all'integrazione sociale, scolastica e lavorativa dei minori stranieri
non accompagnati anche vicini al compimento della maggiore età; il
coinvolgimento attivo delle comunità nell'accoglienza e
nell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati, sviluppando
l'affido familiare come alternativa alla comunità e la figura dei
«tutori volontari» in rete con i garanti per l'infanzia e
l'adolescenza.
5. Bambini, ovvero “compagni di sempre”
Nuove e vecchie povertà restano ancora da
sconfiggere.
Manca ancora una diffusa e consolidata cultura dei diritti dei minori,
del loro inalienabile diritto ad esprimersi in tutti i campi che li
riguardino, e fatica ad imporsi il principio cardine che dovrebbe
guidare ogni azione che riguardi i minori: il superiore interesse
del fanciullo.
Una frase di Janusz Korczak (1878-1942), pedagogo, scrittore e medico
polacco vittima insieme ai 'suoi' bambini, dell'Olocausto, mi ha sempre
colpita; essa risuona nella sua perfetta semplicità, nella sua
irrinunciabile e incontrovertibile verità: “I bambini costituiscono
gran parte dell’umanità, della popolazione, della nazione, degli
abitanti, dei concittadini … sono i nostri compagni di sempre. Ci sono
stati, ci saranno e ci sono”5.
Occorre tornare a progettare il futuro, a partire
dai
bambini e dalle bambine. Occorre ritrovare lo spirito e lo slancio che
hanno saputo produrre rivoluzioni come la Convenzione di New York del
1989. Rispettiamo i diritti dei minori investendo nei primi anni di
vita di bambine e bambini e costruiremo così un mondo migliore per
tutti e per tutte.
____________________________________________
1
Cfr.
http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img210_b.pdf?_ga=1.198244777.70350341.1434012951
2
Cfr. http://www.unicef.it/Allegati/Figli_della_recessione_RC12.pdf
3
Sul tema cfr. in questo Forum il contributo di Malika Bianchi.
4
Cfr. su questo tema il contributo di Giorgio Pighi in questo Forum.
5
J. Korczak, Come amare il bambino
(1920), Milano, Luni Editrice, 1996. Janusz Korczak nacque a Varsavia
nel 1878 ed è morto nel campo di sterminio di Treblinka nel 1942
insieme a duecento bambini dell’orfanotrofio che aveva fondato nel suo
paese natale e che dirigeva da trent’anni. Era pediatra e pedagogista,
scrisse romanzi, testi teatrali, poesie, racconti, saggi
sull’educazione e sull’infanzia. Il suo saggio più importante si
intitola, appunto, Come amare il bambino e comprende quattro
testi distinti nei quali Korczak sviluppa, con quasi un secolo di
anticipo, importanti concetti relativi alle competenze del feto e del
neonato, alla psicologia dell’età evolutiva all’attaccamento
madre-bambino, alle competenze genitoriali, alle modalità di
accudimento, allo sviluppo psicosomatico, alla nascita della coscienza
di sé; vengono inoltre sviluppati numerosi temi pedagogici, anch’essi
in anticipo di decenni, illuminati dalla particolare capacità
dell’autore di vedere il mondo con gli occhi (ma anche con il cuore e
la mente) dei bambini ospitati nel suo orfanotrofio. In lingua italiana
sono disponibili altri suoi testi, tra i quali: Il diritto del
bambino al rispetto, Roma, Edizioni dell'Asino, 2011 (pubblicato
originariamente nel 1929), che contiene in nuce molti dei
principi della Carta dell’ONU sui diritti dell’infanzia, e Quando
ridiventerò bambino,
Milano, Luni Editrice, 1995 (pubblicato originariamente nel 1924), una
giornata vista con gli occhi di un ragazzino di otto anni nella
Varsavia del primo Novecento. Ho tratto alcune di queste informazioni
dal portale
http://www.vocidibimbi.it/Mondobimbo/Diritti/diritti_bambino_korczak.htm