2010

A. Cassese, Voci contro le barbarie. La battaglia per i diritti umani attraverso i suoi protagonisti, Feltrinelli, Milano 2008, pp. 381, ISBN 9788807104428

Questo lavoro a carattere antologico di Antonio Cassese, intende presentare un bilancio e un'analisi sullo stato dei diritti umani a sessanta anni dall'adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

In particolare, Cassese individua la nascita della politica di diffusione globale dei diritti umani nelle affermazioni del Presidente statunitense Roosevelt (1941) sulla necessità che alla fine della Seconda guerra mondiale la società internazionale avrebbe dovuto promuovere con forza l'eguaglianza economica e la giustizia sociale.

Con questo spirito la Dichiarazione Universale del 1948 consente di reagire alle violazioni dei diritti umani commesse all'interno dei domini riservati di ogni stato, grazie al riconoscimento formale della dignità dell'Uomo quale valore che non ammette equivalenti, e che deve essere dunque considerata sempre come fine e mai come mezzo.

Cionondimeno, Cassese riconosce che, nonostante la formale proclamazione dei diritti umani, nel corso di tutto il secolo appena trascorso la progressiva affermazione della dignità umana ha conosciuto moltissime battute d'arresto e regressioni verso la disumanità anche in paesi considerati 'civili'.

L'autore cerca di ripercorrere questo cammino attraverso la proposizione di testi e testimonianze, preceduti o seguiti da proprie considerazioni, che hanno condotto all'adozione della Dichiarazione Universale del 1948 (parte prima e seconda), che esemplificano alcune delle maggiori violazioni della dignità umana nel corso del secolo XX (parte terza), che cercano di spiegare i motivi della tendenza dell'uomo all'aggressività (parte quarta), e che danno conto di alcune forme di ribellione contro le violazioni dei diritti umani. La parte settima e ottava riguardano infine, rispettivamente, alcune pronunce giudiziarie volte a rendere effettiva la tutela internazionale dei diritti dell'uomo, ed alcune voci che cercano di tracciare la strada da percorrere nel futuro.

L'affresco che ne deriva riflette la costante tensione tra il desiderio morale dell'uomo di seguire il proprio "giudizio" e l'inclinazione naturale alla selezione della specie e all'ineguaglianza (J. Hamburger, p.19), e ciò spiega per Cassese il perché ogni giorno assistiamo a gravi violazioni dei diritti umani.

Ciononostante, la necessita di reprimere l'aggressività ha finito almeno formalmente per prevalere, soprattutto grazie alla Comunità internazionale che, come reazione alle atrocità della Seconda guerra mondiale, ha considerato necessario proclamare l'unità della famiglia umana nell'uguaglianza, e stabilire il divieto per gli Stati sovrani di perpetrare o permettere al proprio interno violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo (Cassin, parte seconda).

Ma spesso queste previsioni formali mancano di effettività.

Le testimonianze raccolte da Cassese nella parte terza del volume offrono una drammatica esemplificazione di questo pericolo, che si materializza in violazioni formalmente poste in essere da stati ma spesso pienamente condivise dagli autori materiali dei fatti illeciti, come nel caso dello sterminio degli ebrei durante il regime nazista, dell'eliminazione dei desaparecidos in Argentina, e della tortura (parte terza). Cassese rileva che questi casi non possono essere semplicemente ricondotti a una presunta follia di pochi governanti, mentre implicano piuttosto una parziale condivisione da parte degli autori materiali delle violazioni che dimostrano la tendenza dell'uomo a misconoscere la doverosità del rispetto dei diritti umani, come mostra il caso emblematico dello stupro.

Nella parte quarta, attraverso la proposizione di tre gruppi di saggi sul pensiero di Freud, incentrati sulle motivazioni che inducono ad ubbidire ad ordini violenti volti ad infliggere sofferenza, e sulle "giustificazioni" degli autori di atti di terrorismo, Cassese dimostra come l'aggressività dell'uomo sia sempre pronta a riaffiorare, particolarmente nell'occasione di guerre, conflitti sociali interni e/o forti tensioni sociali.

Inoltre, Cassese sottolinea la particolare propensione dell'uomo ad obbedire ad ordini che hanno ad oggetto l'esecuzione di forme di violenza su terzi (cap. 20) in una struttura sociale come quella odierna, in cui l'eccessiva suddivisione e parcellizzazione delle funzioni fa perdere la visione d'insieme all'agente che, per questo motivo, non sente la responsabilità finale e complessiva delle proprie azioni. Parzialmente diverso è invece il caso del terrorismo, in cui la motivazione che spinge gli autori ad atti disumani viene individuata, nei casi presi in considerazione, nella convinzione talvolta anche religiosa di aver subito forme di oppressione da parte di un potere che non può essere attaccato direttamente.

Nella parte quinta, l'Autore riporta prese di posizione esemplari contro le maggiori forme di violazione dei diritti umani nei confronti delle donne (Pankurst), e nell'ambito del colonialismo (Gandhi), dell'oppressione nazista (Niemöller), della disuguaglianza razziale (Mandela), nonché nei dibattiti sull'obiezione di coscienza al servizio militare (Don Milani), sul razzismo (R. Kennedy), sulla libertà di pensiero (Solženicyn).

Nella successiva parte sesta, nel fare il punto sullo stato di tutela dei diritti umani, Cassese afferma che le maggiori garanzie a tutela dei diritti sanciti nella Dichiarazione Universale sono state poste in essere dagli apparati giurisdizionali spesso chiamati a specificare la laconicità delle disposizioni legislative o addirittura, talvolta, ad intervenire per correggere l'iniquità della stessa legge come nei casi di Ghandi o Don Milani analizzati nella parte quinta.

E' qui da sottolineare che i giudici si sono spinti in alcuni casi addirittura ad estendere i principi contenuti nella Dichiarazione anche a fattispecie che riguardano stati firmatari della Dichiarazione, come nel caso del divieto di estradizione di un detenuto dall'Inghilterra alla Virginia (Usa), rectius della concessione della medesima estradizione solo dopo che lo stato in questione aveva dato comprovate garanzie che non avrebbe comminato la pena di morte all'estradando (cap. 31).

Infine, nella parte settima Cassese riporta alcune indicazioni (Jackson, Wiesel, Barak Obama, Oz, Ganji) sul cammino da intraprendere verso una progressiva affermazione ed effettività dei diritti umani concludendo che l'azione dei governi, troppo impegnata ad inseguire interessi economici e particolari, non appare capace di consentire un sicuro sviluppo senza l'aiuto delle Organizzazioni Non Governative, dei gruppi sociali, e soprattutto di singoli e solitari dissidenti che non si stanchino di denunciare le forme di oppressione presenti anche nelle democrazie più avanzate, e di continuare a battersi contro di esse.

Francesco Monceri