2005

F. Viola, G. Zaccaria, Le ragioni del diritto, Il Mulino, Bologna 2003, pp. 272, ISBN 88-15-09577-2

Gli Autori di questo manuale, nel tentativo di sviluppare, sul piano del diritto, gli orientamenti dell'ermeneutica filosofica, propongono una prospettiva filosofico-giuridica che tende a delegittimare la pretesa di autoconsistenza del diritto positivo, espressione del tradizionale approccio giuspositivistico.

L'ermeneutica giuridica, infatti, si pone in posizione nettamente critica rispetto alla tipica prospettiva che considera l'interpretazione quale mera attività dichiarativo-conoscitiva di enunciati normativi ben definiti e dal significato univoco e precostituito. Essa considera, piuttosto, il senso specifico dell'agire umano quale spazio preliminare di apertura di significato e di esperienza vitale che precede i testi giuridici, e contribuisce a conferire loro un peculiare significato ancor prima di ogni concreto esercizio interpretativo. La comprensione, pertanto, non è mai un reperimento di qualcosa di già dato, ma rappresenta un costante e incessante rinvio ad altro da sé. In dettaglio, si rileva che per l'ermeneutica del diritto, ancor prima della concretizzazione si è consapevoli solo che i testi giuridici significano qualcosa, e che in questo risiede la loro validità.

Pertanto, secondo tale prospettiva, non sono i testi ad avere un senso, ma è il senso stesso che si costruisce e si realizza nel processo del comprendere e che è compito dell'interprete estrarlo da uno o più testi. In particolare, secondo tale orientamento, l'interprete accetta un "punto di vista interno", nel senso che, lungi dal porsi quale osservatore distaccato ed esterno rispetto ai processi di produzione giuridica, partecipa, invece, dall'interno della situazione in cui è chiamato ad adempiere il proprio ruolo, facendone propri i presupposti contestuali. L'interpretazione, quindi, opera dall'interno dei testi e delle interpretazioni che questi ultimi ricevono o che hanno ricevuto (pp. 241-242).

Il diritto viene paragonato dagli Autori ad un brano musicale. Infatti, così come una sinfonia si crea perché vi è un'orchestra, uno spartito, dell'aria da far vibrare, delle orecchie che ascoltano ... allo stesso modo, il diritto si identifica, all'interno della storia del pensiero giuridico, attraverso vari elementi essenziali: le regole, le sanzioni, le istituzioni, le procedure e le azioni (p. 14). In particolare, Viola e Zaccaria, tendono a confrontare due peculiari approcci al diritto: uno giuridico e uno filosofico. Mentre il primo viene analizzato dalla scienza giuridica che tende a studiare in via conoscitiva il concetto stesso di diritto e i suoi possibili contenuti, il secondo è invece proposto dalla filosofia del diritto. Quest'ultimo orientamento analizza ciò che l'uomo comune (common man) pensa rappresenti il diritto, in quanto questa precomprensione (che è chiamata da alcuni pregiudizio o preconcetto) contribuisce a dar forma a ciò che il diritto rappresenta. Pertanto, secondo quest'ultima prospettiva, la filosofia del diritto funge da critica razionale della precomprensione degli utenti del diritto, intesi quali operatori giuridici in generale (ovvero i cittadini, gli avvocati, i giudici, i pubblici funzionari, i produttori del diritto, i politici e gli stessi studenti di diritto).

In particolare, è opportuno rilevare che la prospettiva teorico-giuridica evidenziata dagli autori ruota attorno all'idea generale che qualsiasi opera umana presenta delle proprie ragioni, e che queste riguardano il suo senso. Pertanto, anche lo stesso diritto ha le sue ragioni, non sempre nobili e accettabili, ma comunque sempre degne di essere prese in considerazione. L'uomo ha bisogno del diritto, perché appartiene alla sua storia e al suo modo di vivere. Gli animali non usano il diritto, vivono ordinatamente in gruppo senza bisogno di regole giuridiche. Ma le società degli uomini, senza diritto, non potrebbero sussistere. Anche se nella storia umana non sempre è stato possibile distinguere il diritto dalle altre sfere della vita pratica (quale il costume, la morale, la religione, la politica o l'economia) la giuridicità è sempre stata indispensabile alla vita sociale. Questo perché il diritto svolge delle funzioni che sono essenziali alla realizzazione della stessa vita umana.

Le funzioni del diritto vanno ricercate nell'esigenza di dare ordine e sicurezza alla vita sociale, sottoponendo l'esercizio del potere pubblico e privato a diversi vincoli. Quest'istanza di ordinamento e contenimento può essere compiuta in modi diversi, alcuni dei quali possono contravvenire alla dignità delle persone e delle loro legittime aspettative. Pertanto, l'esperienza giuridica rappresenta il frutto di una incessante autocorrezione di se stessa, affinché il diritto sia come deve essere (p. 7). Ma tutto questo richiede la conoscenza dei modi dell'agire giuridico e i suoi fini. Modi e finalità analizzati dettagliatamente in questo libro, che tende a fornire un approccio critico al diritto, inteso quale prassi interpretativa piuttosto che come un "castello" di norme e di concetti.

Alessandra Callegari