2005

F. Varese, The Russian Mafia. Private Protection in a New Market Economy, Oxford University Press, Oxford 2001, ISBN 0-19-829736-X

Con questo testo Federico Varese, Visiting Professor presso la Yale University, propone uno studio sulle diverse forme assunte dalla sicurezza (protection) in Russia con la transizione all'economia di mercato. Con il termine protection l'Autore si riferisce alla tutela giuridica in senso lato, sia da un punto di vista civile (per esempio l'azionabilità dei diritti davanti ai tribunali), sia da un punto di vista penale e di pubblica sicurezza (forme di protezione contro la criminalità). Non si hanno riferimenti invece all'accezione di sicurezza sociale, che pur il termine protection potrebbe di per sé richiamare. Il volume si apre con una riflessione teorica introduttiva che contestualizza la successiva ricerca sul campo. La società russa è analizzata alla luce di quelle istituzioni, tipiche dello stato liberale, che sono indispensabili per il funzionamento dell'economia di mercato. Il passaggio dall'economia pianificata del sistema sovietico all'economia di mercato ha posto con urgenza, sostiene Varese, il problema della gestione dei nuovi, numerosi, diritti di proprietà privata nati dalla frammentazione della vecchia proprietà pubblica. Ma perché l'economia di mercato funzioni i diritti di proprietà hanno bisogno di essere chiaramente definiti, serve un sistema giudiziario veloce ed efficiente ed una forza di polizia che sia un credibile deterrente contro il crimine.

Il passaggio dal sistema economico sovietico all'economia di mercato è letto attraverso la comparazione con un'altra esperienza storica "deviante" rispetto a quanto avvenuto in maniera diffusa nell'Europa dei secoli XVII e XVIII. La Russia è paragonata alla Sicilia per la similitudine riscontrabile tra le due nel processo di diffusione della proprietà privata, avvenuto in ritardo rispetto a quello che gran parte dell'Europa ha sperimentato con il passaggio dal feudalesimo al capitalismo. Nel modello siciliano poi, così come oggi in Russia, i diritti di proprietà erano definiti in modo poco chiaro (beni e terre comuni, beni della Chiesa, terre dei contadini) e lo Stato incapace di proteggerli, mentre vi era una discreta disponibilità di soggetti allenati all'uso della violenza. Il termine Mafia, sostiene Varese, può essere utilizzato anche al di fuori del contesto siciliano. Mafia indica una specie del più ampio genus 'criminalità organizzata', al quale appartengono varie organizzazioni come la statunitense Cosa Nostra, la giapponese Yakuza e le Triadi di Hong Kong. Mentre caratteristico della criminalità organizzata in generale è il tentativo di ottenere il monopolio sulla produzione e la distribuzione di certi beni nel mondo criminale, la mafia è specializzata nella fornitura di un particolare bene: la protezione. Nel procurare il quale entra in conflitto diretto con lo Stato.

La tesi centrale del libro è che la Russia ha avuto una transizione imperfetta verso l'economia di mercato e questo ha prodotto la diffusione della mafia. Lo Stato non ha saputo tutelare i diritti di proprietà e offrire protezione contro le aggressioni, risultando dunque carente proprio nei suoi compiti fondamentali (il riferimento è a Hobbes). Non si è trattato di semplice debolezza del pubblico nei confronti del privato, bensì di incompletezza nella costruzione dello stesso pubblico, che ha portato all'affermazione della parzialità e della privatizzazione come modello di comportamento dello Stato. Nella transizione al mercato decisivo è stato il potere di lobbying esercitato dai manager delle imprese statali: questi hanno influenzato le modalità di passaggio dalla proprietà pubblica a quella privata, mantenendo con vari mezzi quantità notevoli di beni sotto il loro controllo ed influendo sul potere legislativo per avere regolamentazioni ad hoc. Tra questi si trovano personaggi legati a Boris Yeltsin. L'evasione fiscale diffusa e l'incapacità dello Stato di controllare la proprietà attraverso la registrazione dei titoli si aggiungono ad aggravare il quadro.

La presenza della mafia in Russia è analizzata da Varese attraverso la descrizione di diversi contesti: questi mostrano come la parzialità sia percepita nella società russa come criterio guida dell'azione e come tale percezione abbia una diffusione capillare. Ampio spazio è dedicato alla loro analisi, della quale si danno qui alcuni cenni.

L'amministrazione della giustizia presenta il serio problema di garantire l'effettività delle decisioni: gli ufficiali giudiziari che dovrebbero portare a termine il procedimento di esecuzione sono pochi e senza mezzi e non riescono ad eseguire i pignoramenti. Questo spinge gli imprenditori a ricorrere a esecuzioni 'private'.

Molto diffusa è l'offerta di protezione privata organizzata intorno alle 'imprese di sicurezza', realtà miste che offrono servizi diversi a seconda dei clienti (per alcuni sono guardie private, per altri protezione mafiosa). Alcune categorie di soggetti, che ricoprivano posizioni sociali rispettate e ben pagate nell'Unione Sovietica e che erano addestrate all'uso della violenza, una volta colpite dai grandi tagli e dalla disoccupazione del periodo post-sovietico hanno trovato impiego in tale settore: militari, KGB, atleti: "63,000 professionals left the militia in 1992 and one in every five of them 'went over to the enemy'" (p. 57). In più la polizia comincia a vendere i propri servizi legalmente: si creano differenze tra protetti e non protetti. L'80% degli appartenenti all'ex apparato di sicurezza statale trovano impiego nel mercato privato della protezione.

La città di Perm, complesso industriale situato nella zona dei Monti Urali, offre poi uno spaccato della diffusione della criminalità in Russia. La relazione tra poteri pubblici, attività economiche e protezione mafiosa è letta attraverso la quotidianità vissuta dagli esercenti di chioschi di bibite e generi alimentari. L'Autore utilizza lo strumento dell'intervista che mette in luce le percezioni di questi piccoli imprenditori e aiuta a ricostruire in modo dettagliato il funzionamento della protezione mafiosa. È impossibile per essi non avere una protezione mafiosa perché non appena un'attività commerciale viene avviata, il gruppo criminale che controlla il luogo si presenta per riscuotere la propria 'mensilità'. Ma tale protezione è anche necessaria per gestire alcune situazioni che, sebbene tipiche dell'attività imprenditoriale, vengono ormai mediate dalla forza invece che dal mercato: i rapporti con i concorrenti, con i dipendenti, la concessione di credito sono condotti attraverso la protezione mafiosa. Mentre nelle relazione con la polizia e con gli ispettori delle tasse la conoscenza personale è il canale attraverso il quale evitare le vessazioni.

Con uno sguardo più generale Varese narra come la criminalità mafiosa abbia radici che risalgono indietro nel tempo fino all'organizzazione delle carceri sovietiche (i dati riportati nel testo partono dagli anni Venti del secolo scorso) e in particolare alla regolamentazione della residenza degli ex detenuti: questi non potevano risiedere in grandi città una volta usciti dal carcere ed andavano quindi a riempire le cittadine di provincia. Un residente su cinque nella regione di Perm nel 1992 aveva scontato pene detentive (si veda p. 124). Nei gulag è nata vory-v-zakone, confraternita di criminali con un codice di onore. I vory, così erano chiamati gli individui che raggiungevano gli onori più elevati nel mondo criminale, passavano la maggior parte della loro vita nei campi di lavoro, rifiutandosi però di lavorare. Importanti erano i rituali di iniziazione che sancivano l'appartenenza alla confraternita e i legami costruiti all'interno delle carceri proseguivano all'esterno nell'organizzazione di attività criminali.

L'origine storica non si è persa con la fine del periodo sovietico: i vory si sono organizzati fuori dalle carceri. Le tradizioni e i codici d'onore contraddistinguono ancora il criminale 'di valore'. I rituali segnano l'ingresso dei leader di potenti gruppi nel governo del più grande gruppo criminale di Mosca. Varese definisce Mafia Russa l'insieme di quei gruppi che condividono rituali e regole di comportamento dei vory e che sono federati gli uni con gli altri.

Il volume si chiude con una domanda, retorica: le istituzioni che dovrebbero applicare i diritti universali e assicurare la protezione al popolo russo si comportano in maniera diversa da quella delle mafie? La risposta è chiaramente negativa e richiama di nuovo l'attenzione del lettore sulla violazione da parte dello stato russo dei più elementari principi dello stato di diritto, primo tra tutti il principio di uguaglianza. Quello che sicuramente è ben messo in evidenza da Varese attraverso la sua accurata ricerca è l'assenza generalizzata dell'idea di 'pubblico' dallo scenario collettivo e dalle prospettive individuali.

Katia Poneti