2005

J. Tomlinson, Globalization and Culture, Chicago University Press, Chicago 1999, trad. it. Sentirsi a casa nel mondo, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 259

L'oggetto del volume di John Tomlinson, Sentirsi a casa nel mondo, che si colloca all'intersezione tra sociologia e antropologia culturale, sono le modificazioni culturali indotte dalla globalizzazione. Secondo Tomlinson infatti si dà una connessione costitutiva tra globalizzazione e cultura perché le trasformazioni provocate dalla globalizzazione non possono essere comprese senza ricorrere al vocabolario concettuale della cultura e contemporaneamente modificano il tessuto dell'esperienza culturale. A sua volta la globalizzazione viene definita come una condizione di connettività complessa caratterizzata da due elementi: in primo luogo, si tratta di una condizione in cui le interconnessioni e interdipendenze che caratterizzano la vita sociale moderna aumentano in maniera rapida e costante mentre le distanze, fisiche e virtuali, si riducono. Secondariamente, l'idea di connettività complessa comporta una tensione verso l'unificazione del mondo e verso la costruzione di un sistema di riferimento unitario. In questo contesto la cultura può essere concettualizzata come una delle dimensioni della globalizzazione, e più specificamente come la dimensione che pertiene alla costruzione dei significati mediante pratiche di rappresentazione simbolica.

Secondo Tomlinson è del tutto evidente che una cultura globale unificata che corrisponda alla modernità globale non esiste ancora. Tuttavia una cultura globalizzata è già in atto e si manifesta principalmente nella trasformazione delle relazioni che legano le nostre pratiche, esperienze e identità culturali ai luoghi che abitiamo. L'essenza di questa trasformazione viene compendiata da Tomlinson nel concetto di deterritorializzazione, che definisce la perdita del legame con la località, provocata dal rimodellamento dei contesti locali operato dalle "forze remote" della globalizzazione. In ogni caso, si tratta di trasformazioni che, per quanto incidano in profondità nel tessuto dell'esperienza culturale, non vengono vissute come gravi perturbamenti ma sono rapidamente assimilate alla normalità e "percepite - benché in modo confuso - in termini di 'vita così com'è'" (p. 153). E questo semplicemente perché le spinte che operano in direzione delle deterritorializzazione vengono bilanciate dalle forze opposte che avviano il processo inverso di riterritorializzazione, che assistono gli individui nei loro tentativi di ricostruire una casa nel mondo della modernità globale e di trarre nuove identità e significati dalle sue trasformazioni.

Nell'ultima parte del volume Tomlinson si propone di sviluppare le implicazioni politiche della globalizzazione culturale. Queste implicazioni derivano essenzialmente dalla constatazione che "le azioni individuali, intraprese localmente nell'ambito di uno 'stile di vita' culturalmente definito comportano spesso conseguenze globali" (p. 212). Per questo motivo Tomlinson costruisce un preciso modello normativo di cosmopolita ideale, caratterizzandolo come l'individuo capace di vivere "nel globale e nel locale al tempo stesso" (p. 225, corsivo dell'autore) - nel "glocale" nel senso di Roland Robertson - e come tale predisposto al dialogo costante con l'altro culturale, alla mediazione e all'attivismo morale e politico.

Leonardo Marchettoni