2005

C. Taylor, Varieties of Religion Today: William James Revisited, Harvard University Press, Cambridge (MA) 2002, trad. it. La modernità della religione, Meltemi, Roma 2004, ISBN 88-8353-297-X

Ne La modernità della religione, Taylor si confronta con il tema della secolarizzazione e con il problema della religione oggi, partendo dalla lettura de Le varie forme dell'esperienza religiosa di William James. L'analisi del fenomeno religioso in James inizia, come nota Taylor, con la distinzione tra "esperienza religiosa vissuta - quella dell'individuo - e vita religiosa, che sarebbe derivativa perché gestita da una comunità o da una chiesa" (p. 12). Il ruolo delle chiese sarebbe quindi, secondo James, secondario rispetto all'ispirazione religiosa originaria, ossia il rapporto individuale tra uomo e Dio inteso come sentimento non razionalizzabile. La visione jamesiana è, secondo Taylor, criticabile ma allo stesso tempo collocabile nell'ottica della modernità. L'insistenza sull'individuo è infatti il derivato di un percorso che, partendo dall'alto Medioevo e passando per la Riforma e la Controriforma, tende a sostituire l'impegno e la devozione personale ai rituali collettivi, ritenendo che la salvezza dipenda dalla fede individuale. Il processo di personalizzazione della religione procede comunque, secondo Taylor, contemporaneamente e intrecciandosi col processo di secolarizzazione. Da un lato infatti la laicizzazione della società occidentale ha condotto i credenti a un maggiore impegno interiore mentre, dall'altro, la personalizzazione della religione ha fatto sì che si venissero a creare i presupposti stessi della secolarizzazione. La religione intesa come questione personale ha infatti contribuito al disincanto del mondo e molte delle morali secolari che hanno preso il posto della religione sono, come nel caso del kantismo, debitrici dell'idea religiosa dell'impegno interiore. Proprio l'impegno interiore è inoltre comune, come precisa Taylor, a tutta la religione Cristiana negli ultimi secoli, sia quindi a quelle correnti che, come nel caso di Bremond o dei platonici di Cambridge, mettevano in primo piano l'aspetto devozionale, sia a quei filoni che, come nel caso del Giansenismo, tendevano invece a un rispetto rigoroso della tradizione. Tenendo conto di tali differenti interpretazioni, secondo Taylor, appare evidente come James si schieri con la prima delle due posizioni, ovvero con quella religione che pone in primo piano le emozioni piuttosto che la dottrina. Se il libro di James è capace di dare numerosi spunti teorici per il dibattito sulla religione oggi, è anche vero che, secondo Taylor, è utile cercare di capire quali siano i limiti del filosofo americano, limiti ascrivibili allo spazio quasi esclusivamente protestante in cui si muove e a un certo individualismo. James perde infatti di vista la dimensione comunitaria della religione la cui comprensione richiede anche un'analisi della mediazione individuo-divinità che avviene nelle chiese. La religione è infatti uno dei pilastri strutturanti della società sia dal punto di vista degli usi e costumi che, in un ambito cattolico, dal punto di vista della comunione mistica nella chiesa stessa.

Taylor prosegue nell'analisi dell'opera di James affrontando quello che egli definisce il nucleo fondamentale della sua opera, ossia la condizione del "nato due volte". Il nato una volta è colui che, sano di mente, è convinto che al mondo tutto vada bene e che Dio sia al suo fianco, mentre il nato due volte è colui che, malato, non può fare a meno di rendersi conto delle miserie che lo circondano. James si schiera, nell'ambito di questa opposizione, con i malati, ovvero tra coloro che "vedono l'abisso in cui ci troviamo" (p. 30), abisso che prende le forme della malinconia religiosa, della paura e del senso del peccato. Solo superando queste esperienze, che devono essere contestualizzate nell'ambito del moderno nichilismo, si può essere nati due volte e incarnare quindi "l'esperienza più profonda e più autenticamente religiosa" (p. 31), pensandosi come parte di un disegno più grande. Secondo Taylor l'idea della religione quale risposta all'intrinseca mancanza di senso del mondo è diffusa, sebbene egli ritenga che sia una vera e propria distorsione dei fatti, di cui proprio James, con la sua sensibilità, è capace di dar conto. James infatti, criticando le teorie del veto agnostico alla credenza, pone nuovamente l'uomo di fronte a una sorta di scommessa pascaliana, in cui la scelta della religione, nonostante l'Illuminismo e le sue critiche alla superstizione, è non solo importante, ma anche in qualche modo obbligata.

Nel corso dei secoli, come osserva Taylor, si è assistito a una progressiva secolarizzazione della sfera pubblica: negli Stati Uniti si è costituita infatti una società che egli definisce neodurkheimiana, in cui la giustificazione della politica e della morale non avviene più sulla base della provvidenza divina, ma "si fonda soltanto sulla natura, o su un concetto di civiltà o magari su principi a priori che si presume indiscutibili, spesso ispirati a Kant" (p. 51). Nei paesi cattolici il percorso della secolarizzazione ha invece preso una via paleodurkheimiana, in cui l'idea della presenza divina nella società, incarnata in epoca barocca nella figura del re, ha mantenuto una certa importanza, pur convivendo con elementi laici. La situazione odierna passa attraverso entrambe queste esperienze, anche se la via protestante non ha avuto bisogno di un violento sconvolgimento rivoluzionario per dare fondamento alla modernità. Proprio nei paesi protestanti infatti, contrariamente al barocco cattolico in cui una chiesa monolitica e fortemente intrecciata al potere temporale era spesso causa di malcontento, la nascita di molte predicazioni diverse ha fatto sì che i cittadini vedessero nello stato il garante della parità delle diverse chiese e che, di conseguenza, essi tendessero ad accentuare la separazione tra chiesa e stato e a riconoscersi nello stato stesso. A partire dagli anni '60 del Novecento, secondo Taylor, la cultura occidentale ha subito un nuovo processo rivoluzionario, contraddistinto da un'ulteriore diffusione dell'individualismo, non più solo morale, spirituale e strumentale, ma anche espressivo. L'elemento più evidente di tale rivoluzione che investe tutti i campi è il consumismo, tramite cui ogni individuo, grazie alla diffusione e diversificazione dei beni, può allestire il suo spazio privato secondo il proprio gusto. Questo individualismo potenziato pone in primo piano il valore della tolleranza in nome della privacy e del relativismo delle scelte e dei gusti, pur non mettendo in crisi l'idea di popolo sovrano e l'idea dell'ordine morale come base del beneficio reciproco. Anche la scelta religiosa è oggi parte della rivoluzione espressivista e, secondo Taylor, è sempre più difficile rinchiudere il nostro legame con il sacro "in uno specifico e più ampio quadro di riferimento, sia esso la chiesa o lo stato" (p. 66). L'Illuminismo portò insomma alla nascita di una cultura scissa tra religione e non religione, il che diede luogo a diverse opposizioni e il pluralismo da ciò scaturito si radicò nelle classi intellettuali, almeno fino al periodo successivo alla seconda Guerra Mondiale quando la cultura scissa divenne cultura di massa e il pluralismo frammentazione. Sempre più in ambito religioso si diffusero quindi ateismo ed agnosticismo mentre tra l'ateo e il credente si collocarono figure intermedie al di fuori dell'ortodossia cristiana.

Tale modo di vivere la religione come totalmente slegato dall'identità nazionale appare vicino alla religione personale di cui parlava James, tuttavia è necessario, secondo Taylor, tenere presenti tre elementi. Il primo è che molti individui, pur nell'ambito di rapporti spirituali che potranno anche essere fortemente disimpegnati, rimarranno comunque legati alla chiesa cattolica o ad altre comunità religiose di massa. Il secondo è che l'identità neodurkheimiana, in molte società, si troverà in aperto conflitto con quella espressivista postdurkheimiana. Il terzo è invece che, anche nel caso di intuizioni spirituali originali, le forme del culto possono ricalcare le forme tradizionali.

Nell'ultimo dei saggi riportati ne La modernità della religione, Taylor si confronta direttamente con il Cattolicesimo, secondo cui la redenzione avviene attraverso l'incarnazione, ovvero tramite la riconciliazione nell'unità divina, unità troppo spesso pensata a parere dell'A., in un'ottica assolutizzante quando invece avrebbe dovuto tener conto delle differenze individuali e ragionare nei termini della complementarietà di diverse esperienze e percezioni. In questo senso la modernità, rompendo con il Cristianesimo, ha sviluppato "certi aspetti della vita cristiana più di quanto non sarebbe potuto avvenire all'interno della cristianità" (p. 85), affermando per esempio l'universalità dei diritti umani. Secondo Taylor d'altra parte anche un umanesimo esclusivo, così come le varie reinterpretazioni contemporanee del pensiero nietzscheano, danno luogo a grandi pericoli: la cancellazione dell'orizzonte trascendente può condurre infatti all'eliminazione di ogni riferimento a un fine ultraterreno (da bilanciarsi sempre con la prosperità nel mondo) che giustifichi in qualche modo la vita terrena di sé e degli altri.

La modernità della religione di Taylor si colloca nell'ambito dell'analisi contemporanea del fenomeno della secolarizzazione, utilmente approfondito in questo caso anche utilizzando quale lente James, un pensatore oggi relativamente poco praticato. Lascia meno convinti però la parte conclusiva del libro: lo stesso Taylor ammette infatti che sia estremamente difficile ricomporre un'unità spirituale tenendo conto delle differenze individuali nell'ambito del Cristianesimo, ma allora, a differenza di quanto egli fa nella conclusione del libro, risulta ancora più complesso pensare tale unità in riferimento ai rapporti interreligiosi in Occidente, in ambito internazionale e quale base della solidarietà nei confronti dei poveri e dei diseredati.

Valerio Martone