2005

S. Natoli, La verità in gioco. Scritti su Foucault, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 187, ISBN 88-07-81839-6

Il volume raccoglie tre brevi saggi di Salvatore Natoli, tratti da Ermeneutica e genealogia, da Vita buona, vita felice, e da Teatro filosofico, che per argomento e impostazione incrociano la riflessione di Foucault, confrontandosi con essa e mettendola in dialogo con altre esperienze filosofiche.

L'intento di Natoli è quello di mostrare come, su alcuni argomenti centrali quali il linguaggio, la ragione, la verità o la soggettività, il proprio percorso filosofico abbia attraversato il pensiero foucaultiano, traendone utili spunti, ma anche sottoponendolo a puntuale verifica.

Nell'Introduzione che apre la raccolta, l'autore sottolinea il carattere dell'incontro tra la sua riflessione filosofica ed i lavori di Foucault: "Verità, soggettività, cura di sé, relazione con gli altri. Da tempo, questi temi sono oggetto della mia ricerca filosofica, e lungo questa via ho presto incontrato Foucault. È scattata allora una sintonia, una sorta di corrispondenza tra quel che cercavo e verso cui mi dirigevo e quel che trovavo nei suoi scritti. Nel parlare di Foucault, dunque, parlo anche di me" (p. 7).

Di questa corrispondenza e di questo confronto, spesso non semplice né scontato, i tre saggi raccolti intendono essere testimonianza. Il primo di questi, Foucault e la genealogia della ragione moderna, ripercorre il noto dibattito tra Foucault e Derrida a proposito delle Meditazioni cartesiane (cfr. Foucault, M., Storia della follia nell'età classica, Rizzoli, Milano 1998, Derrida, J., Cogito e storia della follia, in La scrittura e la differenza, Einaudi, Torino 1971, pp. 39-79 e, per la risposta di Foucault a Derrida, Foucault, M., Il mio corpo, questo foglio, questo fuoco, in appendice alle edizioni della Storia della follia successive al 1972).

Alla base del confronto tra i due filosofi francesi, ricorda Natoli, sta una diversa concezione della ragione moderna. Per Foucault, il pensiero di Cartesio inaugura la ragione moderna 'partecipando' al grande e nuovo partage tra ragione e follia messo in atto, alla stessa epoca, da pratiche mediche, giuridiche, amministrative che disegnano per la follia un nuovo spazio, spazio che la esclude e che, allo stesso tempo, la costituisce come nuova unità. Cartesio, nella Prima Meditazione, compiendo lo stesso gesto delle pratiche di esclusione, scarterebbe la possibilità della follia dal cammino del dubbio: se la ragione può incontrare e superare l'eventualità dell'illusione, dell'errore e del sogno, essa non può essere folle. Se, secondo Natoli, Derrida tenta di salvare la ragione dall'eterogeneità delle circostanze che, per Foucault, le sottostanno; il merito di Foucault è proprio quello di aver messo in luce l'esistenza di grandi unità discorsive e storiche, contro l'idea di un logos unico e universale.

Nel secondo saggio della raccolta, Sapere e dominio. Disciplina dei corpi e costituzione delle discipline in Foucault, Natoli si confronta con i due assi principali della riflessione di Foucault degli anni Settanta, il sapere ed il potere. Com'è noto, per Foucault potere e conoscenza non sono due realtà distinte, capaci di influenzarsi l'un l'altra, o in grado di mantenere una propria indipendenza; per Foucault esistono nessi inscindibili di potere-sapere, da analizzare in quanto tali. Secondo Natoli, l'elemento in grado di manifestare questo nesso è il corpo, luogo tipico di applicazione del potere e del sapere e, quindi, luogo privilegiato per la loro individuazione. Il nesso significativo sarebbe dunque quello di corpo-sapere-potere: Natoli lo rivela dapprima attraverso una discussione teorica su questi tre termini, e in seguito tramite una lettura di due testi di Foucault, La storia della follia e Sorvegliare e punire. Se la Storia della follia appare importante come testo in cui Foucault narra del grande 'gesto' di esclusione che si compie sui corpi, Sorvegliare e punire è il testo su cui Natoli basa gran parte della sua analisi: Foucault vi descrive infatti il passaggio da una penalità che si applicava direttamente ed in modo violento sul corpo del condannato, alle discipline, tecniche di potere capaci di modellare i corpi in modo più sottile ed efficace, attraverso una moltiplicazione delle forze e la produzione di corpi docili.

Nell'ultimo saggio, Linguaggio e discorso. L'enunciato e l'archivio in Foucault, Natoli pone a confronto i temi sviluppati da Foucault in una delle sue prime opere, L'archeologia del sapere, con un orizzonte di pensiero, quello dell'ermeneutica, decisamente differente da quello foucaultiano. Egli intende verificare il modo in cui tale pensiero possa interloquire con gli strumenti dell'archeologia foucaultiana, lasciandosi arricchire ed integrare da essi. In quest'ottica, i concetti di enunciato, di archivio, di apriori storico vengono sottoposti ad una discussione che, se da un lato ne mette in luce il valore, dall'altro sottolinea i limiti che essi necessariamente incontrano all'interno di una prospettiva ermeneutica.

Chiudono la raccolta un'Appendice che raccoglie due brevi testi, Soggettivazione e oggettività. Appunti per un'interpretazione dell'antropologia occidentale e Tracce e segni tratti anch'essi rispettivamente da Vita buona, vita felice e da Teatro filosofico, in cui sono evidenti alcune influenze foucaultiane, molto indirette, eppure profonde. In questi due saggi Natoli affronta, in modo breve ma denso, alcune questioni centrali della riflessione filosofica: quella della soggettività occidentale e quella della verità, impiegando alcune suggestioni tratte dal pensiero foucaultiano. Il suo tentativo è quello di pensare la verità ed una possibilità di azione razionale ed etica in un'epoca in cui l'idea assoluta di verità appare definitivamente tramontata.

Interessante, da questo punto di vista, la già citata introduzione in cui Natoli ripercorre l'opera foucaultiana, dividendola classicamente in tre momenti: una prima fase archeologica, focalizzata sulle questioni del linguaggio e del discorso, una seconda fase in cui centrale risulta essere le questione del potere, ed un ultimo periodo, in cui l'attenzione di Foucault si spostò sul mondo antico e sulla costituzione, nel mondo classico, del soggetto etico. Nelle pagine che l'autore dedica a quest'ultimo periodo del pensiero foucaultiano emerge la convergenza di interessi, di entrambi i filosofi, per il mondo antico e le sue modalità di azione etica. Se però Foucault non riteneva, verosimilmente, quello antico un modello attualmente proponibile, Natoli richiama la nostra attenzione su alcuni elementi dell'etica antica che possono, oggi, essere ancora impiegati come utili strumenti: "La cura di sé, il governo del desiderio sono le strategie idonee per guadagnare una piena autonomia, per cercare di divenire, per quel che si può liberi, per istituire giuste e riuscite relazioni con gli altri. Nella stilizzazione della vita degli antichi, nell'immersione entro le profondità della tradizione cristiana si possono reperire gli strumenti per conquistare e preservare la propria forma. Non più una morale della soggezione, ma un'estetica dell'esistenza" (pp. 26-27). Suggestioni, queste, indubbiamente foucaultiane, rilette in una prospettiva profondamente differente.

Laura Cremonesi