2013

A. Honneth, Axel, Riconoscimento e conflitto di classe, Mimesis, Milano-Udine 2011, pp. 172, ISBN 9788857508566

Il volume Riconoscimento e conflitto di classe raccoglie sette saggi pubblicati da Axel Honneth tra il 1979 e il 1989, con i quali il filosofo tedesco ricostruisce il percorso di ricerca che condurrà alla successiva elaborazione della sua teoria sociale normativa del riconoscimento (A. Honneth, Lotta per il riconoscimento. Proposte per un'etica del conflitto, Il Saggiatore, Milano, 2002). Il più autorevole esponente della terza generazione della scuola di Francoforte, e allievo di Habermas, riprende i contributi del giovane Hegel e di Mead, arricchendoli di elementi capaci di rendere le loro precedenti intuizioni verificabili sul piano empirico, al fine di formulare una teoria normativa del riconoscimento. Gli esordi di tale approccio filosofico sono contrassegnati da un’analisi peculiare di temi quali la cultura e la lotta di classe, e soprattutto il marxismo. In particolare, Honneth si propone di analizzare la cultura quotidiana delle classi lavoratrici e delle loro modalità di reazione all’esperienza e all’ingiustizia (p. 9), concentrandosi sulla possibilità, da parte dei lavoratori, di formare una cultura di classe ove sviluppare un proprio senso di appartenenza, dei valori e delle intenzioni con cui affrontare i problemi etico-filosofici.

Nel primo saggio, La “biografia latente” dei giovani della classe lavoratrice (pp. 33-42), Honneth si interessa a una ricerca di carattere empirico-sociologico tesa ad esaminare il problema dell’identità collettiva della subcultura giovanile della classe lavoratrice in Germania, nella prospettiva di uno studio delle potenzialità di azione politica di quest’ultima (p. 33). In particolare, attraverso il concetto di “biografia latente”, Honneth sostiene che le modalità di autoaffermazione tramandate nella cultura delle classi lavoratrici, relative alla difensività, all’informalità e alla virilità, esercitino un influsso anche nell’autodefinizione biografica dei giovani di tali classi, al punto da strutturare preliminarmente, in maniera dotata di senso, il significato delle loro azioni (p. 42).

Nel secondo saggio, edito nel 1980, Lavoro e azione strumentale. Problemi categoriali per una teoria critica della società (pp. 43-90), il filosofo tedesco prende le mosse dalla concezione monistica del lavoro sociale elaborata da Marx, comprendente in sé Bildung, espressione di sé, riconoscimento e aspetto normativo-emancipativo. Partendo da questo approccio, Honneth critica la dicotomizzazione operata da Habermas tra agire strumentale e agire comunicativo, proponendo l’inserimento, all’interno della sfera dell’agire strumentale, di un concetto normativo di attività lavorativa non deformata: quest’ultimo dovrebbe permettere l’istituzione di relazioni riconoscitive di reciprocità e simmetricità nel mercato del lavoro, e rispondere alle esigenze creative ed interazionali di ogni lavoratore. In tal senso Honneth sembra indirizzare il concetto di lavoro, e la sua stessa teoria dell’azione in generale, molto più fortemente sul concetto di riconoscimento, descrivendo l’attività produttiva umana, e l’organizzazione stessa del lavoro, come una forma di riconoscimento reciproco.Secondo questa visione, la distinzione tra lavoro e interazione, o tra agire comunicativo e strumentale, perde completamente il proprio carattere di necessità.

Nel terzo saggio, Coscienza morale e dominio di classe (pp. 91-110), pubblicato nel 1981, l’approccio filosofico honnethiano si colloca sempre all’interno di un orizzonte di pensiero vicino al marxismo critico, ma in esso assume maggiore rilevanza l’interlocuzione con la teoria di Habermas. Di particolare interesse è il concetto qui rappresentato e precedentemente proposto da Barrington Moore di “coscienza dell’ingiustizia”, attraverso cui la teoria critica può considerare i conflitti normativi che la società cerca di reprimere, ovvero quei “conflitti nei quali le classi oppresse portano alla luce le restrizioni strutturalmente imposte alle loro richieste di giustizia” (p. 110).

Nel quarto saggio, Consenso morale e senso di ingiustizia. Sullo studio di Barrington Moore “Le basi sociali dell’obbedienza e della rivolta” (pp. 111-120), Honneth si sofferma sull’analisi dell’opera di Barrington Moore, Le origini sociali della dittatura e della democrazia. Proprietari e contadini nella formazione del mondo moderno (Einaudi, Torino, 1969), in cui Moore si propone di distinguere i paesi a propensione democratica da quelli in cui essa manca. Per Moore, un insieme di caratteristiche strutturali spiegherebbe la bassa intensità democratica della seconda metà del XX secolo: il ruolo dello Stato nel processo di modernizzazione e i suoi rapporti con le classi agrarie; il rapporto tra classi agrarie e classi urbane e il livello di rottura provocato dalle masse contadine nel corso del processo di modernizzazione. L'obiettivo di Moore nel suo saggio è di spiegare perché la maggioranza dei paesi non è democratica né può divenirlo senza un cambiamento delle condizioni in essi prevalenti. Honneth vede nelle riflessioni di Moore un soprendente rapporto di parentela con l’analisi sociale proposta da Gramsci. Tuttavia, il filosofo tedesco sottolinea come Moore, rispetto a Gramsci, non indaghi circa la possibilità che un gruppo socialmente svantaggiato, in prima persona, sviluppi una capacità di innovazione morale (p. 119).

Nel quinto saggio, L’onore ferito – Forme quotidiane dell’esperienza morale (pp. 121- 127), Honneth giunge alla conclusione che i soggetti della lotta per il riconoscimento non siano più identificati unicamente con gli appartenenti alle classi lavoratrici, ma siano rappresentati da tutti i soggetti sociali, sebbene tali aspettative non risultino ancora determinate con la precisione e la differenziazione interna, che in Lotta per il riconoscimento, si avrà con la tripartizione delle sfere ricognitive.

Nel sesto saggio, Etica del discorso e concetto di giustizia implicito (pp. 129-138), edito nel 1986, Honneth si confronta con Habermas sul concetto di riconoscimento sociale, che viene determinato come necessario alla posizione e alla difesa delle proprie visioni morali e inserito tra i presupposti sostanziali che l’etica comunicativa dovrebbe richiedere per realizzarsi. Anche in questo scritto si ha un richiamo al pensiero di Marx, in quanto preposto a realizzare “un principio di giustizia sociale in rapporto al quale una netta differenziazione di “formale” e “sostantivo” si rivela essa stessa problematica” (p. 27).

Nell’ultimo saggio, pubblicato nel 1989, La logica dell’emancipazione (pp. 139-156), Honneth da un lato esclude definitivamente la possibilità che la teoria marxiana possa essere rinnovata mantenendosi fedele alle sue intenzioni e alla sua forma originaria, mentre dall’altro afferma che alcun aspetti di essa possono essere conservati per successive riflessioni. In particolare, il filosofo tedesco è del parere che l’intuizione fondamentale di Marx, consistente nel comprendere la lotta di classe come “una forma di conflitto normativo in cui la classe oppressa lotta per ottenere le condizioni sociali del rispetto di sé” possa essere rilanciata all’interno di un più generale paradigma del riconoscimento. Infatti, mentre è possibile osservare che le rivendicazioni avanzate dai gruppi sociali mutano nel tempo, il fatto che gli individui siano disposti a lottare per ottenere i presupposti sociali del riconoscimento e del rispetto di sé può essere considerato una costante storica, come già avevano dimostrato le ricerche di Barrington Moore. Dunque, ciò che per Honneth deve essere valorizzato della teoria di Marx è la concezione secondo cui i conflitti sociali su base normativa vadano intesi come lotte per il riconoscimento, costituendo, allo stesso tempo, nei termini di uno sviluppo storico–sociale, la forza motrice dell’evoluzione morale della società.

Sarà infine nel volume, Lotta per il riconoscimento. Proposte per un'etica del conflitto, che Honneth esporrà sistematicamente la sua costruzione teorica, e all’interno del quale ricompariranno molti elementi abbozzati nei lavori sopra analizzati.

Gli scritti di Honneth, per la prima volta disponibili in traduzione italiana, sono introdotti dal saggio di Eleonora Piromalli, che delinea e documenta abilmente i passaggi e le elaborazioni teoriche attraverso le quali Honneth ha sviluppato, integrato e costruito la sua teoria del riconoscimento. 

Alessandra Callegari