2005

G. Gozzi (a cura di), Le prospettive europee di apertura all'Europa orientale e ai paesi del Mediterraneo, Longo, Ravenna 2003, ISBN 88-8063-371-6

Il testo contiene una raccolta di saggi presentati al convegno sul tema delle prospettive di apertura da parte dell'Ue all'Europa orientale e ai paesi dell'area mediterranea, svoltosi a Ravenna nell'autunno del 2001.

Gli Atti del Convegno Internazionale sono stati raccolti in tre parti che contengono rispettivamente saggi tematici sulle trasformazioni costituzionali nell'Europa centro-orientale, sulla forma di governo e la tutela dei diritti nei Paesi arabo-islamici, sui rapporti di scambio tra Unione europea e Paesi dell'Europa Orientale e dell'area del Mediterraneo.

L'impostazione generale dei saggi dimostra la consapevolezza che l'integrazione dell'Unione europea lungo queste direttrici è estremamente complessa, ma nonostante ciò gli autori cercano di porre in rilievo altri elementi che inducono a non escludere nuove forme di coesistenza.

In questo contesto, si cerca di dare rilevanza all'approccio storico, che dimostra ad esempio una fitta rete di rapporti di natura prevalentemente commerciale che l'occidente ha da sempre intrattenuto con l'oriente (G. L. Stoica).

L'area del Mediterraneo sarebbe a sua volta una Regione nella quale coesistono civiltà eterogenee che hanno saputo integrarsi tra loro e che lasciano sperare nella possibilità di creare un nuovo laboratorio politico soprattutto sulla base della cultura dei diritti (H. Redissi).

Un passaggio cruciale analizzato nel saggio di S. Ceccanti, che rischia di costituire un freno all'apertura ad est dell'Unione europea, riguarda la difficile spinta dei paesi post-comunisti verso la democrazia, che in questo processo utilizzano soluzioni non sempre condivisibili che pongono a modello forme di governo semipresidenziali ma anche opzioni fortemente presidenzialistiche. A ciò si accosta il costante rifiuto di forme di federalismo e di decentramento amministrativo che causano il permanere di forti sentimenti nazionalistici, nonché gravi violazioni dei diritti fondamentali dei soggetti appartenenti alle minoranze etniche (G. Gozzi).

La seconda parte è riservata all'analisi del mondo islamico e alla considerazione che questo, pur essendo aperto al confronto con il mondo occidentale, è estremamente lacerato dal contrasto tra spinte verso la modernizzazione ed il forte legame alla tradizione religiosa.

A questo proposito di notevole interesse risulta il saggio di S. N. Noseda sul tema della diffusione del fenomeno Internet nel mondo islamico. L'autore fa infatti notare come questa innovazione sia stata introdotta dall'esterno, e come alla formidabile diffusione di Internet che si sta verificando nel mondo islamico, faccia da contraltare il permanere di sentimenti fortemente ostili alla diffusione dei mezzi di informazione e alla democratizzazione della conoscenza.

In questo modo, il mondo islamico fa dunque riscontrare una notevole apertura verso la modernizzazione ad esempio in materia di rapporti commerciali, mentre per ciò che riguarda la dottrina dei diritti umani, la rilettura degli stessi nel quadro della Shari'a, la legge sacra, ha causato una islamizzazione dei diritti dell'uomo, che non sempre può essere condivisa dal mondo occidentale (Angioi). Si riscontrano esempi di queste tensioni in tema di libertà di religione, di parità uomo-donna (il pieno soggetto di diritto è il maschio pubere e credente), di rapporti legati al matrimonio. Tali contraddizioni non asseverano la possibilità di estendere universalmente al mondo islamico la teoria dei diritti dell'uomo così come elaborata in occidente, e inducono altresì a considerare che, su questo tema, sia necessario un profondo dialogo interculturale che elimini il rischio che le elaborazioni occidentali vengano avvertite dal mondo musulmano come ingiustificate imposizioni.

La tesi della necessità del dialogo interculturale sembra poi avvalorata dalla presenza di legami strettissimi tra mondo musulmano ed Europa, come dimostrano il caso dell'Egitto e la funzione della Tunisia quale tramite della contaminazione tra cultura europea e musulmana (V. Colombo).

Nella terza parte viene infine tracciato un quadro dei rapporti economico-commerciali che l'Europa intrattiene con i paesi dell'Europa centro-orientale e con quelli dell'area del mediterraneo.

In questo modo, se alcuni saggi mettono in evidenza la progressiva estensione dell'economia di mercato soprattutto a seguito dell'allargamento dell'Unione ad est (P. Baccarini, M. Korka, F. Sdogati, S. Malle), è comunque costante il riconoscimento che tale sviluppo non è tuttavia stato sostenuto da significativi risultati sul piano dell'integrazione politica.

Viene così osservato che il progressivo intensificarsi degli investimenti e degli scambi dell'Europa verso est potrebbe causare la marginalizzazione dei paesi della riva sud del Mediterraneo, producendo l'effetto non auspicabile di contrapporre l'Unione europea a una larga parte della civiltà islamica stanziata su tali territori (B. Romhdane).

Tale tematica viene costantemente trattata all'interno del volume, nel quale si auspica, in definitiva, che l'espansione a est da parte dell'Unione europea non debba coincidere con la marginalizzazione dell'area islamica e dei paesi del mediterraneo, ma che sia al contrario necessario intensificare i rapporti di integrazione economico-politica anche in questa direzione.

Francesco Monceri