2011

A. De Simone, Dislocazioni del politico. Tra responsabilità e democrazia - Simmel, Weber, Habermas, Derrida, Morlacchi, Perugia 2011, pp. 190, ISBN 9788860743756

Il XX secolo ha determinato, tra le altre cose, una trasformazione epocale della dimensione del politico, una trasformazione di cui le scienze politiche (dalla politologia alla sociologia, dalla filosofia politica alla storia delle istituzioni e al diritto pubblico) hanno trattato ampiamente. De Simone declina tale trasformazione del politico come una "dislocazione", sviluppando questa interpretazione attraverso il riferimento a quattro studiosi che hanno caratterizzato profondamente la scena della filosofia e delle scienze sociali del Novecento: Simmel, Weber, Habermas e Derrida.

La dislocazione del politico viene considerata sulla base di due concetti fondamentali: da una parte l'idea di responsabilità, dall'altra quella di democrazia.

Il primo concetto è assai presente nell'opera di Simmel e Weber; De Simone osserva che una caratteristica assai specifica dell'evoluzione politica contemporanea è quella della sconnessione tra morale e politica, nelle derive populiste. Questa condizione dipende, in larga misura, da una perdita della concezione della responsabilità, o meglio, di una capacità di tener presente questo aspetto e le sue implicazioni. I grandi classici della sociologia e della filosofia sociale di inizio Novecento, Simmel e Weber, consentono di avvicinare con grande profondità questa tematica. Simmel, infatti, con le sue analisi sulla differenziazione sociale, sui processi di individualizzazione che distinguono, in particolare, i contesti sociali più estremi della modernità, come le metropoli, coglie un aspetto fondamentale: l'assenza di responsabilità nella sfera pubblica e politica è il frutto dell'affermazione di una libertà sfrenata di tipo individualista, che ha spesso una connotazione irresponsabile ed è alla base di forme di sopraffazione e di dominio di maggioranze su minoranze. Anche Weber è considerato un riferimento ineludibile rispetto alla questione della responsabilità e della politica: qui De Simone tocca le notissime posizioni weberiane sulla distinzione della responsabilità, sviluppate nelle conferenze La scienza come professione e La politica come professione in cui si pone il problema di vivere il destino del relativismo e del nichilismo della nostra epoca senza profeti, né redentori.

Il secondo concetto in relazione a cui, come accennato, De Simone discute la dislocazione del politico è quello di democrazia; l'attenzione si sposta sulle letture di Habermas e Derrida, che occupano la seconda parte del volume. Il tema della democrazia è spesso accompagnato da retoriche e fraintendimenti e la sua stessa definizione è problematica: per De Simone quindi chiarire "i problemi della forma democratica"(p. 112) è una operazione assai importante, perché essa diventa il presupposto per evitare di cadere in forme di dispotismo, plebiscitarismo, populismo. I contributi di Habermas e Derrida, ciascuno a suo modo, consentono una ricca riflessione sulla democrazia. Di Habermas l'autore considera gli studi filosofico politici proposti sulla democrazia, in cui vengono saldati aspetti giuridico-normativi, ruolo della sfera pubblica e dell'opinione pubblica, necessità di una dimensione autenticamente libera e comunicativa tra i cittadini, importanza dei processi deliberativi. Secondo De Simone, attraverso Habermas, possiamo maggiormente comprendere non solo che il riconoscimento o il non riconoscimento reciproco dispiega una complessa e drammatica dialettica, ma anche che la attuale società complessa delinea ormai uno "spazio reticolare"(p. 141) in cui si è sempre esposti alla conflittualità.

Il discorso di Derrida completa, sotto molti aspetti, il contributo habermasiano: De Simone esplicita come Derrida colga la decostruzione della politica contemporanea. Infatti, attraverso la globalizzazione, l'alterazione delle categorie spaziali, le tele-tecnologie, le forme di biopolitica e biopotere, lo scuotimento radicale di concetti quali Stato, cittadinanza, spazio pubblico, comunità politica, appartenenza e territorio, diritto e legge, si determina una "metamorfosi del contemporaneo"(p. 168), che Derrida designa come decostruzione del logocentrismo e del politico.

L'argomentazione di De Simone, chiara e ben strutturata, consente di individuare diversi nuclei cruciali della riflessione politica contemporanea, attraverso rimandi bibliografici accurati e puntuali. Particolarmente apprezzabile è l'analisi del pensiero specificamente politico di Derrida, su cui, soprattutto in Italia, in genere, i contributi non sono numerosi.

Al di là dell'arricchimento intellettuale che il volume consente grazie al confronto col pensiero di questi importanti studiosi, esso si configura come mezzo prezioso per accrescere la sensibilità in termini di cultura civico-politica, aspetto cruciale da cui, in definitiva, dipende la realizzazione più completa e autentica delle forme cittadinanza contemporanea.

Francesco Giacomantonio