2007

M. Calloni (a cura di), Violenza senza legge. Genocidi e crimini di guerra nell'età globale, in collaborazione con Crimes of War Project, De Agostini, Novara 2006, ISBN 88-6008-069-X

La seconda metà del Novecento si è aperta con la solenne ingiunzione al rispetto della vita umana sancita dalla "Dichiarazione dei diritti dell'uomo". Alla fine dello stesso secolo il diritto internazionale si è misurato con la tragica inefficacia dei propri principi costituenti. Cos'è mutato a partire dalla fine del XX secolo? In quale misura assistiamo inermi al ritorno dello stesso sotto mutate spoglie? Il volume Violenza senza legge cerca di rispondere a queste domande, attraverso un fenomenologia dei nuovi conflitti globali ed una riflessione sulle categorie del diritto internazionale che tali conflitti vorrebbero normare.

Il testo è il risultato di un progetto di ricerca dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca svoltosi presso il Dipartimento di Sociologia e di Ricerca Sociale. Il progetto è stato svolto in collaborazione con l'associazione Crimes of War Project. La ricerca, come ricordato nella presentazione, si caratterizza per la sua natura "polifonica", per la provenienza internazionale degli autori, per l'interdisciplinarietà dei contributi oltre che per i diversi strumenti di indagine impiegati nella ricerca (al testo viene allegato un Cd-Rom). Essa raccoglie interventi di diversa provenienza e natura accomunati dal tentativo di misurarsi con quei conflitti che, a partire dalla guerra nell'ex Jugoslavia, hanno attraversato il globo mettendo radicalmente in crisi la capacità normativa del diritto internazionale e, con essa, la capacità analitica delle categorie politiche moderne. I principi regolatori della comunità internazionale, solennemente sanciti nei trattati posteriori alla seconda guerra mondiale, si sono infatti dimostrati in molte occasioni latitanti di fronte alle guerre che, dal Ruanda alla Bosnia Erzegovina, ne hanno messo alla prova l'efficacia. Ciononostante il dibattito pubblico globale ha visto crescere in misura incrementale il ricorso al lessico ed alla pratica dei diritti umani per opporsi all'impietosa radicalità dei genocidi, delle violenze etniche e dei crimini di guerra. Nello spazio di questa ambivalenza, riuniti all'interno di quattro diverse sezioni, si sviluppano i contributi del testo.

Nella prima sezione - intitolata "Immagini, memorie e linguaggi" - gli interventi si concentrano sul ruolo della memoria, medium privilegiato attraverso cui ridefinire il rapporto tra vittime e persecutori, testimonianza incarnata del male commesso e unico strumento possibile per una riconciliazione senza omissioni. Una serie di contributi è poi dedicata a mettere in luce le difficoltà tassonomiche a cui le nuove forme di conflitto espongono il lessico politico e militare, suggerendo nuove forme di classificazione dei conflitti come quella di "urbicidio". Si sottolinea, inoltre, il ruolo centrale che i media hanno avuto nell'innescare i conflitti, sino a farli ritenere, come nel caso del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, responsabili diretti dei massacri.

Nella seconda sezione - intitolata "Conflitti identitari e genocidi" - l'indagine è invece centrata sulla trasformazione in senso identitario della politica. Si sottolinea come l'indagine geo-politica necessiti di nuovi paradigmi, capaci di non attribuire ai soli Stati il ruolo di protagonisti delle relazioni internazionali, evitando egualmente derive "culturaliste" che cadano nelle "fallacie neo-ideologiche dello scontro tra civiltà". Il rapporto tra identità e politica viene poi messo in luce in alcuni case-studies dedicati al Ruanda ed alla ex Jugoslavia, dove si suggerisce una tipizzazione dei processi di genocidio, si sottolinea l'importanza dello Stato nei processi di riconciliazione post-bellica, mettendo egualmente in evidenza come i cosiddetti "conflitti etnici" siano perfettamente definibili attraverso le logiche soggiacenti al moderno concetto di nazione, piuttosto che attraverso la loro abolizione.

Nella terza sezione - intitolata "Umanitarismo e giustizia internazionale" - il concetto di umanitarismo viene messo alla prova come idea da impiegare nel linguaggio giuridico. Quale la spendibilità e l'operatività di una difesa dei diritti umani? Quale tipo di garanzie attendersi dagli organismi internazionali preposti alla loro difesa? Quali le garanzie di oggettività fornite da questi stessi organismi? Le domande poste in questa sezione concernenti il ruolo del diritto internazionale risultano centrali. A tratti però le risposte corrono il rischio di confondere le aspettative di giustizia provenienti dalle vittime e dall'opinione pubblica con l'efficacia normativa che gli organismi internazionali di fatto possiedono. Oltre a non mettere sufficientemente in luce la funzione legittimante ed ideologica di cui spesso l'umanitarismo si ricopre.

Infine, nella quarta sezione - intitolata "L'onere delle testimonianza" - in linea con la natura polifonica dell'opera il testo raccoglie interventi di diverse persone - giornalisti, fotoreporter, psicoterapeuti, testimoni "privilegiati" dei genocidi e delle violenze - che, a titolo differente, hanno raccontato e documentato la guerra in presa diretta. Questa sezione, piuttosto anomala per una pubblicazione scientifica, attribuisce uno spessore fenomenico al testo sottolineando così la centralità, anche cognitiva, di una prospettiva partecipata a temi come quelli del genocidio e della memoria, per loro natura non astraibili dai propri contesti emotivi, visivi e materiali.

Il testo è, come ricordato, completato da un Cd-Rom contenente documenti, studi di casi e alcuni strumenti audiovisivi. Nella prima sezione vengono riportati alcuni documenti fondamentali del diritto internazionale come i "Trattati per la repressione dei crimini internazionali" ed i "Trattati istitutivi di tribunali penali internazionali" ed un'utile sitografia giuridica. Nella seconda sezione si riportano i due casi maggiormente esaminati nel testo, quello della Bosnia-Erzegovina e quello del Ruanda. Si trovano informazioni generali sulla storia e sulla conformazione geo-politica pre e post bellica dei rispettivi paesi, alcuni documenti fondamentali, delle bibliografie specifiche e una sitografia specialistica. La terza sezione, infine, è composta da un videodibattito tra sopravvissuti, giornalisti e studiosi su "Genocidi e crimini di guerra" che riassume in immagini gli interventi presenti nel testo, oltre ad una mostra multimediale dedicata alle trasformazioni della città di Mostar tra il 1984 ed il 2004, compendiata da un saggio, presente nella seconda sezione del testo, dedicato al nesso tra guerra e trasformazioni socio-territoriali.

Nicola Marcucci