2005

I.M. Abu-Rabi', Contemporary Arab Thought. Studies in post-1967 Arab intellectual history, Pluto Press, London/Sterling, Virginia 2004, pp. 485, ISBN 0-7453-2169-0

Un cortocircuito comunicativo e culturale, agghiacciante visto alla luce della guerra, intrappola il mondo occidentale e quello arabo. Infatti, mentre entrambi sono quotidianamente bombardati da informazioni, è del tutto assente una reale conoscenza e osservazione reciproca. Tanto meno il mondo arabo è mostrato in tutte le sue sfaccettature e la sua complessità. Così, noi occidentali e le popolazioni arabe siamo irretiti in una grottesca maschera mediatica che ci rende caricature tragiche gli uni agli altri, gli uni degli altri, sotto il segno ideologico del conflitto e dello scontro di civiltà. Persino contro la logica cinematografica stessa, perché in questa rappresentazione spettacolare onnicomprensiva e totalizzante non c'è traccia di tempo, e quindi di storia.

Invece il libro di Abu-Rabi' cerca di indagare con senso storico il mondo arabo visto dal punto di vista dei suoi intellettuali e delle dottrine prevalenti. Con lo scopo di uscire dalla sua rappresentazione, tenta una disamina impietosa ma concreta di quello che è vi è accaduto negli ultimi trent'anni. L'approccio del libro è, come dichiara esplicitamente il suo autore, critico, nel senso che si propone di rintracciare i percorsi storico-sociali che danno vita alle diverse posizioni teoriche, di cui si sottolinea il valore tutto politico, che dividono il mondo musulmano. Categorie semplicisticamente ridotte a schemi ossificati vengono relativizzate, e vengono ricostruiti i confronti che attraversano il mondo arabo nei loro temi centrali, più che come semplice enumerazione di scuole e pensatori (che pure non mancano a testimonianza di una grande conoscenza degli ambienti intellettuali dal Marocco all'Afghanistan). L'evento periodizzante che il testo assume è la sconfitta (defeat) dell'Egitto nel conflitto con Israele del 1967. Secondo Abu-Rabi', tutto quello che è accaduto dopo è conseguenza di tale sconfitta 'epocale', in cui si sono infrante le velleità di autonomia, anche culturale, del mondo arabo. Le posizioni che sono emerse successivamente, da quelle più subordinate all'occidente a quelle più critiche e avversarie (anche con il recupero di un islam che nulla ha a che fare con la tradizione), sono prodotto della crisi verticale politica, sociale, intellettuale causata dall'imporsi del dominio politico e militare occidentale nel cuore stesso del mondo arabo. L'evoluzione del sentimento religioso che, come lascia intravedere Abu-Rabi', è l'aspetto che ideologicamente ci intriga di più in quanto occidentali 'laici', è emblematico in questo senso. Da un sistema di ulama sostanzialmente fedele ai poteri tradizionali, dopo il '67 il movimento musulmano si divide tra una parte del notabilato religioso fedele alle élites politiche locali alleate dell'occidente e funzionali ai suoi interessi, e un'altra parte che tenta di imporre un proprio progetto di autosufficienza economica e politica, sotto il collante di un Islam tanto rigido quanto scollegato dalle sue stesse basi dottrinarie. Entrambi comunque hanno accettato il mercato e la globalizzazione come dato di fatto, confliggendo solo sulle sue modalità di direzione nella regione. A fronte di questi processi ha vissuto e vive alla giornata la popolazione, sostanzialmente abbandonata a se stessa, spossessata di ruolo politico e di identità, schiacciata tra la nuova e massiccia colonizzazione occidentale (statunitense in particolare), l'inconsistenza delle élites locali, la povertà culturale e materiale, e l'estremismo.

È proprio al suo interno che nasce maggiormente l'esigenza, passionale, della religione come ancora di senso cui aggrapparsi, fenomeni che Abu-Rabi' rintraccia non solo tra gli strati più poveri, ma anche tra la borghesia orfana del Nassetrismo e del baat'ismo, progressivamente impoveritasi con l'avanzare del mercato mondiale, e persino negli strati più ricchi. Ma, per citare le parole stesse di Abu-Rabi': «1. Per niente monolitico, l'islamismo (o il fondamentalismo) è un fenomeno pluri-stratificato nel mondo mussulmano. Non è un fenomeno esclusivamente religioso. 2. Si possono delineare diverse fasi dell'islamismo: pre-coloniale, coloniale e post-coloniale. [...] 4. In larga misura l'islamismo è un prodotto del colonialismo europeo moderno nel mondo mussulmano. È il fallimento dello Stato-nazione moderno nel gestire i movimenti di protesta all'interno dei sistemi politici. 5. I rapporti tra Islamismo e lo Stato nel mondo musulmano sono storicamente complessi. Nel caso del Wahabitismo, l'islamismo si è alleato con lo Stato, mentre in altri casi sono stati cose molto diverse. Lo Stato nel mondo mussulmano moderno è una creazione del XIX secolo indotta dal colonialismo europeo».

Il mondo arabo è diviso in numerose componenti politico-culturali e religiose, all'interno dei singoli stati che lo compongono e trasversalmente a essi, che si muovono all'interno di uno scacchiere politico dominato dalla potenza unica statunitense e dalla globalizzazione. Il riferimento alle evoluzioni dello scenario è essenziale per rendere alle diverse posizioni in campo una ragione di comprensibilità e attinenza storica. Per questo, il pensiero arabo e l'intelligentsia che lo promuove hanno lavorato e si muovono più intorno a problemi, che a dogmi, e Abu-Rabi' ne identifica sostanzialmente tre: «Primo, perché non sono riusciti a produrre una teoria della conoscenza islamica critica e costruttiva che permettesse di lottare con i molteplici problemi dei Mussulmani in Occidente o, per essere più precisi, in tutte le società dei paesi a capitalismo avanzato? Secondo, perché non sono stati in grado di reinterpretare e ravvivare l'"eredità rivoluzionaria" dell'Islam, sul genere del pensiero e delle vite di Abu Dhar al-Ghifari, 'Ali Bin Abi Talib, (..)? Terzo, perché non sono riusciti ad apprendere di più dalla teologia della liberazione, praticata in America Latina, Nord America, Africa e Filippine?»

Entità fluida in una società frammentata, gli intellettuali arabi, all'interno di un contesto squassato dall'instabilità da almeno cinquant'anni, sono orfani di tutte le speranze di sviluppo e progresso sollecitate dalla decolonizzazione. Abu-Rabi' indaga le linee di crisi del mondo alla luce della loro evoluzione attuale, tra subordinazione e risposta terroristica, in una dimensione di totale assenza ed evanescenza non solo di una politica araba, ma anche di un pensiero che ne sia all'altezza. Il tentativo del volume, al di là della caduta verticale di ruolo e senso di un pezzo centrale del mondo dilaniato dalla guerra è di cercare, tra le pieghe dei problemi, possibili interlocutori di un progetto di emancipazione rinnovato.

Aldo Pardi